È possibile conciliare la voglia di navigare e di vivere in barca e mantenere al tempo stesso la propria attività lavorativa sfruttando le opportunità del telelavoro? Alcuni ci riescono, come per esempio Greta e Michael.
Telelavoro in barca. C’è chi scommette che sarà il futuro della maggior parte delle aziende perché conviene sia agli imprenditori che ai lavoratori, riduce i problemi di mobilità nelle grandi città e premia il tempo libero che si guadagna rinunciando agli spostamenti quotidiani per raggiungere l’azienda. Insomma dopo avere affascinato a lungo economisti e studiosi delle discipline del lavoro di tutto il mondo, il telelavoro, ossia il lavoro a distanza, per molti è già una realtà e sembra destinato a essere sempre più utilizzato con benefici per tutti.
Ma se già ci si porta il lavoro a casa, qualcuno pensa, perché allora non portarlo anche in barca? È possibile lavorare e navigare al tempo stesso? Insomma si può cambiare vita e seguire la propria passione mantenendo la propria o una nuova attività lavorativa da svolgere in pozzetto?
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Velisti e digital nomads per girare il mondo
Greta Höller e Michael Hofer, una coppia di altoatesini ci sono riusciti. Ventiseienne di Bolzano lei, trentenne di Villandro lui, insieme hanno deciso di mollare tutto, vendere il loro appartamento, acquistare una barca a vela di 12 metri e solcare i mari in libertà. “Abbiamo scelto questo stile di vita perché possiamo vivere a contatto con la natura e viaggiare senza danneggiarla. Inoltre volevamo diventare “digital nomads“, cioè poter lavorare da ogni posto del mondo”, raccontano.
In realtà i due giovani pur vivendo in barca continuano a lavorare regolarmente: Greta lavora a un progetto per l’università di Bolzano nel settore del social marketing, mentre Michael lavora in una start-up al Noi Techpark che sviluppa software per Smart Citys, è responsabile dello sviluppo aziendale, del marketing e delle vendite. Quindi entrambi non hanno interrotto la propria attività lavorativa per viaggiare, semplicemente sfruttano il telelavoro.
Giornate di navigazione e lavoro in quadrato
Partiti lo scorso 12 aprile finora hanno navigato in Mediterraneo fermandosi lungo le coste di Sardegna, Sicilia, Calabria e Puglia prima di fare rotta verso la Grecia. La loro idea è di rimanere per un po’ tra quelle isole; per poi puntare verso la Turchia e poi verso Israele dove passeranno l’inverno al caldo. La barca sulla quale vivono e lavorano è un Bénéteau Oceanis 393 del 2003 di 12 metri, larga 4 metri, dal nome che è un gioco di parole: si chiama infatti “For Tuna”, che in inglese significa “Per il tonno”. Offre tre cabine doppie, un quadrato, un bagno, due toilette, e tutti i dispositivi necessari per navigare in sicurezza.
Tecnicamente il telelavoro in barca è semplice e a portata di tutti. I moderni sistemi di comunicazione telematica, internet su tutti, ma anche i pc portatili per non parlare degli smartphone consentono infatti di rimanere costantemente connessi con il mondo. Grazie a nuovi dispositivi dedicati la connessione internet a bordo anche a distanza dalla costa è sempre più veloce e potente e consente i collegamenti anche se si naviga a una certa distanza dalla costa. Se poi si battono lunghe rotte c’è sempre la possibilità di ricorrere ai telefoni satellitari per visitare siti internet, parlare via chat o spedire documenti. Anche la maggior parte dei porti e marina oggi offre una connessione wireless.
Sfidare il clima da vacanza e restare concentrati
Più difficile è l’organizzazione e, come dire, affrontare il telelavoro in barca con l’approccio giusto. La vita di bordo richiede infatti numerosi impegni marinareschi che non sempre lasciano spazio ad altre occupazioni: navigazioni, turni di guardia, lavori di manutenzione, etc. È insomma difficile navigare e dedicarsi con regolarità al lavoro. Inoltre a bordo si respira sempre un certo clima da vacanza che può essere deleterio per chi deve lavorare.
Ma com’è la giornata lavorativa per chi non va in ufficio, ma deve scegliere le rotte, badare alla barca e procurarsi il cibo? “Lavorare è una priorità – rivela Greta – perché, se è vero che il nostro datore di lavoro ci ha dato fiducia, garantendoci flessibilità e consentendoci di lavorare così, è giusto che questa fiducia venga ripagata da noi. E così, magari capita di non lavorare il mercoledì, ma di poi di lavorare la domenica. Oltre al lavoro – continua la giovane – io mi prendo cura del nostro sito e dei vari profili social, aggiornandoli costantemente”.
Viaggiare e navigare non è più da pensionati
L’ideale per i velisti lavoratori sarebbe fare brevi traversate; e una volta giunti in porto dimenticarsi per un po’ la barca e trasformare il quadrato in ufficio per tutto il tempo necessario a svolgere le proprie mansioni lavorative. Certamente occorre una certa elasticità mentale e autodisciplina. Una volta chi viveva in barca era per lo più un pensionato oppure aveva un lavoro saltuario o ancora ricopriva un ruolo dirigenziale in azienda. Oggi potrebbero vivere in barca e lavorare anche i cinquantenni, i quarantenni e anche i trentenni, proprio come Greta e Michael.
Chi fosse interessato a seguire il viaggio di Greta e Michael, li può trovare sul loro sito internet www.whensailing.wordpress.com oppure su Facebook o Instagram sul profilo When Sailing.
Si può fare, eccome! Abbiamo fatto due prove con la nostra barca a vela (42 ft), una a luglio in crociera ad isola d’Elba (mio marito in ferie forzate e io a lavorare) e una la settimana scorsa (lavorando entrambi) nel Golfo di La Spezia. Prima di tutto, bisogna dire che il tempo era favorevole, sole e mare piuttosto calmo. Dobbiamo provare con pioggia e vento. Comunque, lavorare in barca è favoloso. Con organizzazione e autodisciplina si riesce a portare avanti le attività lavorative come in ufficio con il grande vantaggio di ridurre lo stress in modo significativo . La mia “routine” era di fare dei bagni in mare in tardi mattinata e verso le 16, un po’ come prendere una pausa caffè. Ripeteremo questa esperienza e prenderemo spunto di questa storia dei giovani ragazzi (noi lo siamo un po’ meno) per scegliere mete più lontane.