In caso di avaria al timone o perdita della pala a causa di un urto contro un oggetto alla deriva oggi è impossibile condurre una barca se non disponendo di un timone di emergenza. In alternativa si può costruire un timone di fortuna con il materiale che c’è a bordo. Vediamo come procedere.
La navigazione è sempre piena di incognita e una delle emergenze che può capitare in mare aperto è la perdita della pala del timone oppure la sua rottura a seguito di un urto contro un oggetto semi sommerso alla deriva. Quella di colpire oggetti alla deriva è un’eventualità sempre più comune nei nostri mari, soprattutto lungo tratti di costa ad intenso traffico marittimo commerciale, in prossimità di delta di fiumi oppure a seguito di intense mareggiate che portano con sé detriti e tronchi d’albero. Tra l’altro i timoni sospesi delle barche odierne sono molto più vulnerabili che nel passato quando erano protetti dalla chiglia o dallo skeg a cui erano incernierati.
Se siamo nell’impossibilità di governare e malauguratamente a bordo non c’è il timone di rispetto, anche avendo l’entrobordo che funziona, occorre sapere come reagire e adoperarsi per condurre la barca in porto.
Barche moderne poco stabili, il timone è indispensabile
Nel passato un equipaggio bene addestrato poteva sperare di arrivare davanti al porto di destinazione senza timone governando con le vele. Oggi la cosa è del tutto impossibile a causa della perdita totale della stabilità di rotta che contraddistingue la maggior parte delle barche moderne oltre ai mutati piani velici oggi sviluppati più in altezza che in larghezza. La distribuzione delle vele su due alberi consentiva infatti di correggere tendenze orziere o puggere dello scafo con opportune manovre delle vele sia di prua che di poppa, oltre al fatto che le chiglie lunghe si opponevano alle rapide accostate.
Tangone a bordo, ormai chi ce l’ha più?
Oggi invece non resta che la realizzazione di un timone di fortuna con quello che c’è a bordo per continuare a governare la barca. In questo caso è indispensabile avere nella cassetta degli attrezzi almeno un seghetto e un trapano. Come procedere? Il nuovo timone sarà costituito essenzialmente da un’asta, a un’estremità della quale sarà fissata una pala di superficie sufficiente. L’asta potrà essere costituita da un tangone di spinnaker oppure, in mancanza d’altro, dal boma. In quest’ultimo caso utilizzeremo la randa senza boma, sarà meno performante naturalmente, ma poco male in una situazione del genere. Purtroppo oggi accade che non sempre le barche hanno a bordo il tangone da quando è invalso l’uso di sostituire lo spinnaker per le andature portanti con altre vele, come il gennaker o il Code Zero. In questo caso è comunque consigliabile tenere il tangone a bordo che dopo tutto ben rizzato non da alcun fastidio.
Come realizzare un timone di fortuna
La pala del nostro timone di fortuna potrà essere realizzata con due paglioli oppure con due tavole ricavate dai piani di chiusura dei vani sottostanti ai materassi delle cuccette che normalmente sono asportabili. Sul perimetro delle due tavole dovranno essere praticati dei fori in posizione opportuna per il fissaggio a un’estremità dell’asta che verrà realizzato mediante robuste legature. Le due tavole vanno legate assieme utilizzando i fori in corrispondenza del loro lato lungo e disposte in modo da ospitare al loro interno il tangone che potrà così venire stretto adeguatamente legando tra loro gli altri due lati lunghi delle tavole, dopo avere assicurato il tangone alle prime legature.
Il risultato di questo assemblaggio sarà un remo che andremo a posizionare all’estrema poppa in posizione centrale con cui potremo governare anche se in maniera approssimativa lo scafo. Tale remo sarà vincolato a una o due solide strutture a poppa, tipo bocche di rancio o bitte d’ormeggio, disposte sul coronamento con un’altra solida legatura che permette di manovrarlo. Occorre inoltre fasciare con protezioni di gomma o stracci la parte dell’asta che poggia sul coronamento che altrimenti si danneggerebbe.
Barra d’emergenza dotazione obbligatoria
Ricordiamo che la barra di emergenza è prevista per legge dalle imbarcazioni. Soprattutto per chi fa lunghe navigazioni e trasferimenti è comunque bene imbarcare un timone di rispetto. L’utilizzo di questo accessorio non è difficile, ma c’è qualche regola da seguire per non avere problemi. Sarebbe bene per esempio che il timone di rispetto venga saltuariamente provato per sincerarsi di essere in grado di poterlo installare celermente e senza problemi e per acquisire un minimo di familiarità con la manovra visto che in genere per evitare l’interferenza con la colonnina della ruota la barra di emergenza è alquanto scomodo da maneggiare.
In genere il timone di rispetto è a forma di “T” o di “L” oppure è una classica barra come quelle utilizzate sui vecchie barche da pesca. La forma del timone ideale dipende molto dalla configurazione del pozzetto della propria barca: sui cabinati più moderni infatti i produttori hanno studiato una configurazione che consente al timoniere di mantenere una posizione comoda. Se siete abituati a governare la barca con il timone a ruota, ricordatevi che il funzionamento del timone a barra e così anche di quello di rispetto è ovviamente inverso: portandolo a sinistra, la prua si sposterà a dritta e viceversa.
È importante anche navigare con calma senza accelerate troppo: se siete a vela e c’è vento sostenuto, valutate se prendere una mano di terzaroli perché con il timone a barra non avete demoltiplica e lo sforzo che farete sarà maggiore di quello normale. Per governare con più facilità potete “aggiungere” alla barra di rispetto il tangone o il mezzo marinaio che vi consentiranno di avere più gioco sul timone e di fare meno fatica.
Leggi anche: