Una coppia di italiani si trasferisce a vivere in barca a Oslo (Norvegia) per vivere in un paese più civile, con ritmi rilassati e a contatto con la natura. Tutto perfetto finché il demanio non li costringe ad andarsene per lavori di demolizione.
Spesso ci lamentiamo dell’Italia come un paese troppo burocratico e spesso insensibile alle esigenze dei diportisti. Non per rinfrancarci, ma nei tanto decantati paesi nordici accade più o meno lo stesso. È quanto testimonia una coppia emiliana, Chiara e Aniello, che da 3 anni vive in una barca a Oslo, ma ora rischia lo sfratto dalla banchina in cui sono ormeggiati.
Chiara e Aniello si sono conosciuti giovanissimi a Castelfranco Emilia e qualche anno fa hanno deciso di trasferirsi a Oslo dove hanno iniziato un nuovo capitolo della loro vita insieme, ma fra pochi giorni potrebbero non avere più un posto in cui abitare. La storia di questi due emiliani e delle loro figlie Isabella e Vittoria (9 anni) fa discutere e dovrebbe fare scalpore anche in Norvegia dove invece i nostri connazionali sembrano essere volutamente ignorati. Tra demanio, ministero e governo nessuno ha finora dato una risposta seria alle richieste della coppia e degli altri vicini di casa che vivono lo stesso dramma. O meglio vicini di barca, visto che queste famiglie vivono stabilmente, nel comune della capitale norvegese Oslo.
Vivere in barca: scelta comune in Norvegia
La loro storia norvegese è iniziata nel 2017 quando dopo una vacanza a Oslo, colpiti dallo stile di vita e la bellezza dei luoghi, hanno deciso di fare le valige e trasferirsi lì. Inizialmente abitavano in un appartamento poi hanno trovato un ex peschereccio ristrutturato da 17 metri che è diventata la loro casa galleggiante ormeggiata nella marina di Bygdøy.
Nei Paesi del Nord Europa è molto comune prendere la residenza in barca: lo fanno dagli studenti ai pensionati. Non si tratta di una scelta di vita strana insomma; ma di un’opzione piuttosto comune che permette di avere tutte le comodità di una casa normale e che anzi tanti norvegesi hanno scelto dopo l’esplosione della pandemia. Vicino a Chiara e Aniello abitano infatti altre quaranta famiglie su barche e case galleggianti.
Le loro richieste trascurate e censurate
Dal settembre del 2021 però sono iniziati i problemi. Il demanio, dopo essere stato sconfitto due volte in tribunale dai proprietari della marina, ha vinto il terzo grado di giudizio e ha deciso di abbattere il pontile. Così il 20 dicembre scorso è arrivata la comunicazione ufficiale che imponeva di liberare lo spazio entro il 15 febbraio perché poi dal 15 marzo sarebbero iniziati i lavori di demolizione. Nel frattempo Chiara e Aniello hanno venduto il peschereccio e comprato una barca a vela più piccola; quindi si sono spostati in un’altra zona del pontile, ma ora vogliono risposte chiare su questa vicenda insolita per modalità e tempistiche.
Loro e gli altri diportisti residenti hanno chiesto chiarimenti e incontri a responsabili e politici, ma gli sono stati negati. Addirittura un servizio televisivo che era stato realizzato dalla Rai norvegese Nrk1 è stato bloccato prima della messa in onda. Si sentono trascurati da un Paese che invece fa del welfare una bandiera. Oltre al danno però c’è anche la beffa; perché di fianco al pontile da abbattere ne esiste un altro che ospita la scuola di vela olimpica e che invece nei prossimi mesi si espanderà.
Insomma scenari diversi, ma le stesse cattive abitudini…