Le possibilità di incontri in mare con la foca monaca in Mediterraneo sono sempre più concrete da parte dei diportisti. Il Wwf ha stilato un vademecum con le regole corrette di comportamento per bagnanti e naviganti. Le parole chiave sono rispetto, osservazione, distanza.
Fino a qualche decennio fa la foca monaca era una specie condannata all’estinzione. Secondo le ultime ricerche scientifiche però il mammifero marino sarebbe tornato a popolare le acque del Mediterraneo. Tanto che gli avvistamenti della foca monca diventano sempre più frequenti lungo le nostre coste da parte dei diportisti.
Per questo il Wwf ha di recente lanciato una sorta di vademecum sui comportamenti corretti da osservare in caso di avvistamento per non creare disturbo alla specie. Ma anche per informare i ricercatori con elementi necessari all’identificazione.
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Ecco quali sono hotspots del Mediterraneo
L’ultima indagine sulla popolazione delle foche monache che abitano il Mediterraneo è stata compiuta dal gruppo di studiosi dell’Università di Milano Bicocca coordinato da Elena Valsecchi in stretta collaborazione con il Gruppo Foca Monaca. La ricerca basata su un nuovo sistema di rilevamento che rileva il Dna ambientale in campioni di acqua di mare ha evidenziato lungo le coste italiane 6 aree di grande interesse, i cosiddetti “hotspots”: l’Alto Adriatico, il Golfo di Taranto tra le coste della Calabria, il Salento e le coste albanesi, il Canale di Sicilia tra Pantelleria e le isole Pelagie, le isole Eolie e la costa tirrenica della Calabria e le isole dell’arcipelago Toscano fino al canyon di Caprera e le coste orientali della Sardegna.
La ricerca ha dato lo spunto al Wwf per avviare una vasta azione di “citizen science” nell’ambito della campagna GenerAzioneMare invitando i diportisti a supportare concretamente il lavoro degli studiosi riportando gli avvistamenti di foca monaca effettuati durante uscite in mare e crociere. Con l’occasione il Wwf ha anche stilato un codice di comportamento in caso di incontri con questi mammiferi marini.
Cosa fare in caso di incontro con la foca monaca
È importante per esempio mantenere la distanza di almeno 50 metri senza cedere alla tentazione di avvicinare l’animale, osservandone più dettagli possibile per consentire una migliore identificazione, anche con fotografie e video, soprattutto se si notano graffi o altre ferite. È necessario non frapporsi tra la foca e il suo ambiente naturale, il mare e soprattutto non provocare rumori e fare movimenti lenti. È bene inoltre non tentare di toccare gli animali o intervenire anche se l’animale sembra in difficoltà, lasciando agli esperti l’eventuale decisione di intervento.
E ancora, non bisogna creare nessun contatto o gettare cibo o rifiuti vicino alle foche monache, in quanto potrebbe alterare il loro comportamento alimentare e avere effetti negativi sulla loro salute. Così come non bisogna toccare gli esemplari se si trovano distesi sulla spiaggia per non rischiare di svegliarli bruscamente. Infine sarebbe molto utile informare immediatamente gli esperti del Gruppo Foca Monaca (GFM). O se si vede l’animale in difficoltà contattare un centro di recupero della fauna selvatica fornendo loro le informazioni necessarie.
Pesca selvaggia e in inquinamento nemici della foca
Come tutti i predatori, la foca monaca può soffrire dell’impoverimento del mare causato dalla pesca intensiva. Per questa specie è importante avere tratti costieri adeguati a riprodursi e allevare i cuccioli e grandi spazi di mare liberi da reti e altri attrezzi da pesca in cui può finire intrappolata. In passato la specie è stata decimata soprattutto dall’uccisione diretta favorita dalla sua scarsa diffidenza nei confronti dell’uomo e per questo avvicinata con facilità.
Tra i motivi, oltre all’utilizzo della pelle per cosciali e cinturoni, la presunta competizione con i pescatori. Alcune di queste minacce persistono ancora, ma ci sono segnali incoraggianti di presenza della specie dati da crescenti segnalazioni anche nel Mediterraneo centrale.