Vi siete mai chiesti di quali materiali sono fatte le prese a mare che avete in barca? Dovreste farlo perché ne va della sicurezza della vostra navigazione.
La maggior parte degli armatori non ha idea del tipo di prese a mare che sono installate sulle loro barche. Quello che sanno forse è che il guasto di una presa a mare può essere catastrofico e causare l’affondamento della barca. Essendo tuttavia un componente delicato e fondamentale vale la pena approfondire lo stato di salute delle nostre prese a mare e soprattutto verificare di quale materiale sono fatte.
Tutte le prese a mare riportano dei segni stampati che ci dicono oltre al produttore di quale materiale sono realizzate. All’inizio questi caratteri possono sembrare indecifrabili, ma una veloce ricerca su Google può aiutarci a capire.
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Sui materiali delle prese a mare la normativa è generica
Per la realizzazione delle prese a mare in teoria i cantieri dovrebbero uniformarsi ai più alti standard di qualità. Una normativa della Comunità Europea sulle imbarcazioni da diporto (RCD) entrata in vigore nel 1998 tuttavia è fin troppo tollerante e generica quanto all’argomento. Lo standard di riferimento per “Prese a mare, passascafi e raccordi metallici” (IS0 9093-1) afferma che “i materiali utilizzati devono essere resistenti alla corrosione”. Ma sorprendentemente, la direttiva definisce resistente alla corrosione “un materiale che, entro un tempo pari a 5 anni, non manifesti alcun difetto che possa mettere in pericolo la tenuta, la forza o la funzione”. Una data di scadenza, per così dire, che su un componente così strategico lascia sinceramente perplessi. Quale armatore si sentirebbe a proprio agio pensando che la propria barca potrebbe affondare dopo appena 5 anni?
Sulle prese a mare il mercato nautico offre componenti denominati con diciture piuttosto generiche. Si parla di ottone commerciale, ottone DZR e bronzo. Tali denominazioni generiche in realtà raggruppano una miriade di leghe diverse e con caratteristiche enormemente differenti fra loro. Solo le definizioni cosiddette “Uni” identificano univocamente la lega cui corrispondono determinate caratteristiche meccaniche e galvaniche certe.
Quanto dura una presa a mare?
Il problema vero è che non esiste alcuna certificazione ufficiale che definisca questi componenti quale materiale nautico. I cantieri produttori sono semplicemente tenuti a dichiarare che il prodotto installato “non manifesterà alcun difetto che possa mettere in pericolo la tenuta, la forza o la funzione, prima di un tempo pari a 5 anni”. Attenendosi alla direttiva comunitaria di cui sopra.
Tutte questa leghe hanno quale elemento principale il rame. Il rame tuttavia da solo non avrebbe una consistenza meccanicamente adeguata per l’utilizzo in barca, quindi vengono aggiunti diversi metalli che ne aumentano la robustezza, la lavorabilità e la resistenza all’aggressività chimica e galvanica.
I principali materiali delle prese a mare
Di fatto le prese a mare che trovate a bordo delle vostre imbarcazioni possono essere realizzate nei seguenti materiali:
- Ottone Commerciale. Questo è una lega di rame che contiene circa il 55-60 per cento di rame e il 40-45 per cento di zinco, più altri metalli in piccole percentuali. L’ottone commerciale spesso si corrode dall’interno verso l’esterno e il danno è quasi sempre invisibile se non quando non è troppo tardi. Le prese a mare in ottone erano comunemente usate su barche costruite dall’inizio del secolo in poi, prima che i pericoli di questo tipo di materiale fossero pienamente conosciuti. Per coloro che trovassero a bordo della propria barca prese a mare in ottone commerciale, il consiglio è di sostituirle al più presto.
- Ottone DZR. Generalmente è marcato CR che sta per “corrosion resistent” e contiene una percentuale di zinco attorno al 35 per cento. Il suo punto di forza è in realtà un particolare trattamento termico. L’ottone DZR è superiore all’ottone, ma si raccomanda la sostituzione precauzionale delle prese a mare in questo materiale dopo circa 10 anni.
- Anche questo è un termine generico, ma di massima è costituito da un 80-83 per cento di rame, fino a un 4 per cento di zinco, fino a un 4 per cento di stagno, fino a un 4 per cento di piombo, più altri metalli. Questa lega, contenendo una bassissima percentuale di zinco, che viene aggredito e asportato dal cloro presente nell’acqua di mare, è enormemente più adeguata per usi nautici che non l’ottone DZR. Particolare da non sottovalutare, i componenti realizzati con questa lega, costano solo un 30 per cento in più. Un sovraccosto che ben merita se valutiamo il danno che ne potrebbe conseguire. Ovviamente questo non vuole dire che il componente sarà eterno, ma certamente per oltre 10 anni farà il suo lavoro.
Prese a mare in composito: funzionano?
Negli ultimi anni tuttavia sono apparse sul mercato nautico anche prese a mare in composito. Il corpo della valvola di questi prodotti è realizzato in materiale composito di nylon rinforzato con fibra di vetro che resiste all’alta pressione e vanta una lunga durata. Per garantire un funzionamento regolare per anni, la sfera e il cuscinetto sono composti da una plastica polimerica rinforzata con PTFE. I loro punti di forza sono elevata resistenza e peso contenuto, resistenza alla corrosione, all’elettrolisi, agli agenti chimici come diesel, benzina e antivegetativa. Sono utilizzabili in un range di temperatura da -40°C a + 110°C. L’installazione delle prese a mare in materiale composito è facile e le filettature e i diametri dei fori sono gli stessi delle prese a mare in metallo.
Insomma le prese a mare in composito possono essere una valida alternativa all’ottone DZR e al bronzo. L’importante è sempre verificare periodicamente la perfetta efficienza di questi componenti di bordo e nel dubbio sostituirli.
buongiorno,
volevo semplicemente far presente un refuso che ho notato nel testo:
nel capitolo “I principali materiali delle prese a mare” manca secondo me la parola “Bronzo” nel rispettivo paragrafo.
Complimenti per gli articoli tecnici, li trovo chiari, sintesici ma esaustivi.
saluti
Buongiorno Bruno, grazie della segnalazione e dell’attenzione con cui ci segui. Se hai curiosità, spunti per articoli o storie da condividere, sei il benvenuto.
Buon Vento!