Nell’era della plastica milioni di rifiuti e oggetti in plastica invadono i nostri oceani. In alcuni casi sono la conseguenza di perdite di carico da parte delle navi portacontainer. Ecco i ritrovamenti più incredibili disseminati sulle spiagge di tutto il mondo.
Quello della plastica dispersa negli oceani di tutto il mondo è una delle più gravi e inquietanti emergenze ambientali con cui dobbiamo confrontarci. Non riguarda solo i rifiuti galleggianti, ma soprattutto quelli che invadono i fondali sottoforma di microplastiche. La maggior parte della plastica che finisce in mare deriva dallo smaltimento sbagliato dei nostri rifiuti nelle città e nei grandi centri urbani. Ci sono però anche migliaia di oggetti di plastica che finiscono in mare accidentalmente durante i trasporti marittimi delle navi container.
Secondo il World Shipping Council (WSC) la stima dei container persi in mare ogni anno è di circa 1.382, sebbene nell’ultimo triennio il numero si sia ridotto della metà, a causa del minor traffico marittimo. In molti casi il carico disperso in mare non viene recuperato per questioni logistiche e assicurative, né viene denunciato alle autorità marittime. Alcuni di questi incidenti tuttavia sono diventati di dominio pubblico a seguito di ritrovamenti in spiaggia degli oggetti in plastica più assurdi.
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L’isola di Langeoog invasa da migliaia di sorprese Kinder
Langeoog è un’isola che fa parte dell’arcipelago delle Frisone Orientali, sulla costa nord-orientale della Germania. Un piccolo lembo di terra che emerge dal Mare del Nord e che durante l’anno conta non più di 2.000 abitanti. Il 5 gennaio 2017 durante una forte mareggiata che spazzava quelle acque una nave cargo danese, la “Maersk Reederei”, perse in mare ben 5 container. Uno di questi conteneva migliaia di sorprese dei classici ovetti Kinder colorati, con all’interno un foglio di istruzioni per il montaggio in lingua russa.
Questa distesa di ovetti colorati invase le spiagge dell’isola con un misto di stupore e preoccupazione da parte della comunità locale per il grave rischio ambientale. Il sindaco di Langeoog organizzò quindi una grande raccolta degli oggetti con l’aiuto delle associazioni ambientaliste che in spiaggia coinvolsero anche tutti i bambini dell’isola. Dopodiché venne organizzata una mostra con le sorprese degli ovetti perfettamente montate per sensibilizzare la popolazione sul problema dell’inquinamento da plastica degli oceani. La campagna naturalmente ebbe un eco mondiale.
Cornovaglia: bottiglie rosa e milioni di pezzi Lego
Anche in Cornovaglia, sulla costa sud occidentale inglese, avvennero due ritrovamenti alquanto eccezionali di massicce quantità di oggetti in plastica caduti dalle navi container. Nel gennaio del 2016 la spiaggia di Poldhu venne invasa da un’infinità di contenitori di detersivo rosa nuovi e ancora da etichettare, ma il particolare colore li rendeva alquanto riconoscibili. Si trattava di un carico di 10.000 pezzi di detersivo Vanish che erano stati persi in mare l’anno precedente dalla nave mercantile DS Blue Ocean.
Per la comunità della Cornovaglia tuttavia il ritrovamento, per quanto bizzarro, non era il primo. Sono anni infatti che sulle coste della regione britannica ogni anno arrivano pezzi dei celebri giocattoli Lego. Sono tutti provenienti da un carico che trasportava la nave cargo Tokio Express che il 13 febbraio del 1997 durante una violenta burrasca perse in mare ben 62 container per un totale di 5 milioni di pezzi di Lego. Con una alquanto buffa coincidenza: erano tutti animali marini!
Le cartucce per stampanti sulle coste del Nord Atlantico
Altro ritrovamento incredibile e devastante è stato quello avvenuto nel gennaio del 2014 lungo le coste di Inghilterra, Irlanda, Portogallo e perfino sul Circolo Polare Artico. In questo caso l’oggetto in plastica erano oltre 1.500 cartucce per stampanti perse da una nave cargo nell’Atlantico settentrionale.
L’incidente però non è stato vano. Attraverso uno studio approfondito di tali ritrovamenti il biologo marino Tracey Williams a capo del progetto Lost at Sea Project in collaborazione con l’Università inglese di Plymouth è riuscito a comprendere le correnti che hanno poi portato le cartucce nei vari luoghi dei ritrovamenti.
Il mistero delle paperelle gialle in Pacifico
Uno dei primi ritrovamenti in mare nell’era della plastica è stato nel gennaio del 1992 quando una nave cargo di nome Ever Laurel, durante una violenta tempesta, perse parte del carico di un container. Questa volta il contenuto riversatosi sulle spiagge dei territori del Pacifico riguardava circa 7.000 paperelle gialle galleggianti. C’erano anche altrettante tartarughe azzurre, rane verdi e castori rossi galleggianti.
Secondo i calcoli della comunità scientifica questi oggetti in plastica hanno navigato per oltre 25.000 miglia e dagli studi effettuati si stima che 20.000 pezzi siano ancora oggi alla deriva.