Ambiente: creato l’enzima che scompone la plastica in poche ore

Un team di ricercatori ha sviluppato un enzima che mangia la plastica, decomponendo molti dei prodotti in Pet in meno di una giornata. Un’invenzione importantissima per contrastare l’inquinamento globale da plastica, permettendo anche il suo riciclo.

Arriva l’enzima mangia-plastica. L’inquinamento da plastica è uno dei problemi ambientali più urgenti da affrontare, sia per la sua gravità, sia perché lo abbiamo ignorato per troppo tempo. Negli ultimi decenni la produzione e il consumo di oggetti in plastica ha visto una crescita esponenziale e ha prodotto fenomeni di inquinamento sulla terraferma e in mare; soprattutto in molti Paesi dell’Asia e dell’Africa, dove i sistemi di raccolta dei rifiuti sono spesso inefficienti o inesistenti. Ora però c’è una bella notizia.

Dal Texas arriva una’importante scoperta sulla depolimerizzazione del polietilene tereftalato (PET), il cui studio è stato di recente pubblicato sulla prestigiosa rivista di divulgazione scientifica Nature. Un team di ricercatori internazionali dei centri di University of Texas, Cockrell School of Engineering e College of Natural Science è stato infatti in grado di sviluppare, mediante un algoritmo, una variante enzimatica che riesce a scomporre i prodotti in plastica in tempi brevissimi che vanno da una settimana fino ad alcune ore. L’enzima è stato ribattezzato FAST-PETase proprio poiché capace di smaltire velocemente l’inquinante mondiale e cinque sue fibre in maniera funzionale, attiva, stabile e tollerante.

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enzima plastica

Migliore gestione e riciclo dei rifiuti

I ricercatori hanno sperimentato l’enzima su 51 diversi tipi di termoformati a temperature variabili comprese tra i 30° e i 50° e a intervalli differenti di pH. Uno studio che ha confermato con successo l’azione di FAST-PETase nella scomposizione di tutti i prodotti testati e il loro riciclo, sintetizzando nuovamente il PET dai monomeri recuperati.

Oltre al settore della gestione dei rifiuti, la nuova invenzione offre anche alle aziende di ogni settore l’opportunità di procedere al riciclaggio dei loro prodotti. “Attraverso questi approcci enzimatici più sostenibili, possiamo iniziare a immaginare una vera economia circolare della plastica – ha affermato Hal Alper, professore del Dipartimento di Ingegneria chimica dell’UT – a tutt’oggi solamente il 10 per cento della plastica mondiale venga riciclata; mentre si preferisce bruciare la restante parte, essendo il metodo più economico e comune per smaltirla”.

Il FAST-PETase potrebbe ora essere utilizzato su scala industriale in diversi campi, dando un contributo enorme che tutt’ora appare difficile quantificare visto che la plastica è senza dubbio la forma di inquinamento più dannosa che vi sia per il nostro ecosistema e impiega millenni per decomporsi interamente. Ma noi non abbiamo tutto questo tempo a disposizione per salvare il Pianeta.

David Ingiosi

Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come redattore e reporter per testate nazionali e internazionali dove si è occupato di tutte le classi veliche, dalle piccole derive ai trimarani oceanici

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