Per chi affronta lunghe navigazioni d’altura i piloti automatici sono una necessità e ormai nessuna barca ne è sprovvista. Il mercato offre dispositivi a vento ed elettronici e per qualcuno è difficile sceglierli. Vediamone insieme pregi e difetti, un po’ di storia e qualche suggerimento per la loro manutenzione.
Pochi altri strumenti su una barca da crociera dedicata alle navigazioni d’altura sono stati tanto ardentemente dibattuti come i piloti automatici a vento e quelli elettronici. In realtà si tratta di accessori simili, ma completamente diversi tra loro e imparagonabili. Tuttavia si completano tra loro. Vediamone insieme pregi e difetti, un po’ di storia e qualche suggerimento per la loro manutenzione.
Piloti a vento: Francis Chichester tra i primi a utilizzarli
I primi autopiloti a vento sono cominciati a circolare tra quei pochi diportisti giramondo che a metà degli Anni 60 cercavano di ricalcare le tracce di leggendari pionieri della navigazione oceanica in solitario, come per esempio Sir Francis Chichester che all’epoca aveva fornito il maggiore contributo al loro sviluppo. Nel suo epico giro del mondo il famoso navigatore britannico usò un imponente congegno che aveva in gran parte progettato e costruito lui stesso. La pala del vento era sovradimensionata e di superficie quasi pari a quella di mezzana del Gypsy Moth che era armato a Yawl. La sua circumnavigazione dimostrò che quel congegno non soltanto funzionò, ma rese possibile un’impresa tanto difficile.
Da qualificato pilota di aereo qual’era, Francis Chichester fu in grado di affrontare i problemi tecnici connessi con quell’ingegnoso e complicato marchingegno che si avvicinava al mitico moto perpetuo. Il pilota a vento è l’unica attrezzatura di bordo che può lavorare costantemente senza alcun visibile consumo di energia. L’energia infatti è fornita dal movimento della barca nell’acqua e dal vento. Ecco perché viene ancora oggi considerato dalla maggior parte dei diportisti il migliore membro dell’equipaggio. Qualcuno ha detto per scherzare (ma neanche tanto): “Il mio autopilota a vento non mangia, non dorme e non ha un’opinione”.
Vantaggi e punti deboli del pilota a vento
Alla fine degli Anni 90 grazie allo sviluppo tecnologico gli autopiloti a vento vennero molto migliorati nelle prestazioni. Uno dei migliori dispositivi in commercio era il tedesco Windpilot sviluppato dal progettista e costruttore Peter Forthmann di Amburgo. Di bolina questo strumento governa impeccabilmente essendo la sua andatura preferita. Anche al traverso l’autopilota a vento mantiene bene la rotta a patto che la barca non venga tenuta troppo invelata nel qual caso occorre terzarolare prontamente la randa per evitare l’eccessiva barra alla puggia. Le andature al lasco sono invece il punto debole di tutti gli autopiloti a vento e per quanto correttamente si possano regolare le vele, l’occasionale onda più grande o la raffica più forte spingeranno la barca fuori dalla rotta desiderata e spesso il congegno si rivela incapace di riportarla in rotta, oppure per farlo impiegherà un tempo troppo lungo.
Quando si corre con il vento in poppa e le vele sono ben regolate l’autopilota a vento lavora bene, anche se bisogna sempre essere pronti a intervenire in caso di straorzata o strambata improvvisa che pure sono sempre in agguato. Con le vele disposte a farfalla o con i fiocchi gemelli l’autopilota a vento lavora bene e lo stesso fa sotto spinnaker. Il vero svantaggio dell’autopilota a vento è che continua a governare la barca mantenendo costante l’angolo col vento anche quando questo cambia direzione.
Manutenzione facile, ma pezzi di rispetto obbligatori
Per quanto riguarda invece la manutenzione dell’autopilota a vento questa è piuttosto semplice visto che molti modelli hanno bisogno solo di una sciacquata con acqua dolce di tanto in tanto. I cavi vanno controllati per il normale logorio e i vari perni vanno regolarmente stretti. Per lunghe traversata è sempre bene imbarcare diverse pale e servotimoni di rispetto, quest’ultimi di tipo sacrificale, ossia si rompono se urtano contro qualcosa di duro.
A cavallo degli Anni 80 e 90 i diportisti che facevano altura e lunghe navigazioni adottavano in larga parte un pilota a vento, magari associato a un autopilota elettronico. I marchi più diffusi erano Windpilot, Monitor e Hydrovane. Poi mano mano la tendenza si è invertita e oggi la stragrande maggioranza dei velisti che si dedicano a lunghi viaggi imbarcano solo il pilota elettronico, mentre solo una parte esigua di armatori, quelli che praticamente vivono in barca o affrontano circumnavigazioni, hanno l’autopilota a vento.
Abbasso la velocità, viva il risparmio
Ci sono ragioni specifiche. Oggi le barche diventano sempre più veloci e gli equipaggi sviluppano il gusto della velocità determinata dal modo efficiente di navigare. Così una barca che arranca governata da un autopilota sembra poco efficiente e obsoleta. L’autopilota a vento era apprezzato quando la velocità massima di una barca era di circa 6 nodi e i diportisti impegnati in lunghi viaggi si accontentavano di fare circa 120 miglia al giorno.
In ogni caso il mercato dei piloti automatici a vento resta piuttosto vivace anche oggi soprattutto per quei croceristi che non prediligono la velocità assoluta, ma hanno a cuore la sicurezza e il comfort della navigazione, oltre al grande vantaggio del risparmio sui consumi di bordo.
Autopiloti elettronici, efficienti se ben dimensionati
Un’alternativa all’autopilota a vento è quello elettronico. Anche questi congegni sono comparsi alla fine degli Anni 60 e all’inizio erano concepiti solo per grandi barche. Tra i marchi migliori c’erano il Brookes & Gatehouse e il Navico. Potevano essere utilizzati come alternativa all’autopilota a vento nei venti leggeri oppure per far funzionare correttamente l’autopilota a vento collegandoli a questo.
La percentuale di barche da crociera equipaggiate con piloti automatici elettronici è andata via via aumentando nel corso degli anni e oggi si può dire che non ce n’è più nessuna che non ne sia dotata nonostante i consumi che possono essere anche piuttosto alti, tra i 4 e 6 Ah di media. I marchi più diffusi sono Raymarine, Simrad, lo stesso Brookes & Gatehouse Hydra, etc. Sono per la maggior parte tutti molto affidabili a patto però che siano correttamente dimensionati. Spesso infatti succede che o per errati consigli dei fabbricanti o per necessità di risparmiare molti armatori acquistano autopiloti di potenza insufficiente.
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L’importante è scegliere prodotti di qualità
Per quanto riguarda la manutenzione dei piloti automatici elettronici questa è piuttosto semplice. Uno dei controlli più importanti riguarda il bullone di collegamento del pistone idraulico al settore del timone. In genere si tratta di bulloni in acciaio inox da 12mm ma con il tempo tendono inevitabilmente a rompersi. Importante è anche il controllo giornaliero del livello dell’olio idraulico ed è bene averne sempre una buona scorta in caso di lunghi viaggi. Altri controlli riguardano le spazzole del motore elettrico e il pistone idraulico.
Cosa scegliere dunque tra autopilota a vento e autopilota elettrico? Coloro che hanno in programma lunghe crociere in realtà dovrebbero imbarcarli entrambi, come strumenti complementari. L’importante è di non essere tentati al momento dell’acquisto di accontentarsi di un autopilota a buon mercato solo per risparmiare denaro. Un autopilota affidabile, efficiente e accurato è di importanza vitale per il comfort e la sicurezza della navigazione d’altura e in questo campo è opportuno scegliere il meglio. La scelta dell’autopilota è un po’ più difficile in quanto condizionata anche dalla configurazione della poppa della barca, dalla posizione della ruota del timone, dalle dimensioni e dalle caratteristiche della barca e anche dal proprio stile di condotta dell’imbarcazione. I costruttori tuttavia ne vedono tante e sono sempre pronti a consigliarvi per il meglio.