Optimist addio, oggi le derive sono “smart”

Piccole, veloci e divertenti, le derive di iniziazione moderne propongono un approccio diverso alla vela rispetto al passato e riscuotono sempre più successo rispetto ai modelli tradizionali. Si chiamano O’Pen Bic, Laser Bug, RS Tera, Twiner 2.80. Vediamo che caratteristiche presentano e perché piacciono tanto.

Tecnologia e marketing negli ultimi anni hanno rivoluzionato alcune delle discipline sportive considerate più ostiche, compresa la vela, che sono diventate molto più facili da apprendere, meno esclusive e alla portata di un pubblico sempre più vasto. Così anche l’approccio alla navigazione ormai si è modificato completamente: rispetto al passato s’impara prima, si sbaglia meno e ci si diverte subito.

Tra le derive classiche in qualche modo superate dai nuovi modelli c’è l’Optimist, il mini scafo dalla prua “mozza” disegnato nel 1947 da Clark Mills per diffondere la vela tra i ragazzi e che da allora è senza dubbio il giocattolo preferito dai baby velisti. Almeno fino a quando non sono arrivate loro, le derive moderne: chiamiamole un po’ ironicamente gli anti-Optimist. Quali sono? Che caratteristiche hanno? Davvero risultano più facili, sicure e divertenti della vecchia “vasca da bagno”, come viene soprannominata la barchetta di Mills?

Quella prua mozza è proprio brutta

Prima di illustrare le nuove derive però facciamo una panoramica sull’Optimist e scopriamo perché questa barca è stata così longeva. Il disegno dello scafo è molto semplice: è una scatola in vetroresina con una mastra rinforzata per il sostegno dell’albero chiamata “panchetta”. L’Optimist ha un aspetto diciamo pittoresco con la prua mozza, ma presenta anche delle sorprendenti caratteristiche di maneggevolezza ed è per questo che le scuole di vela lo utilizzano a scopo didattico. La vela è trapezoidale con la base maggiore bombata ed è sostenuta da un “picco” che va dall’angolo di penna al bozzello utile per cazzare e lascare il picco stesso.

L’Optimist è utilizzato da velisti di età compresa tra i 6 e i 16 anni. A causa della modesta dimensione dell’imbarcazione e del caratteristico boma basso, la maggioranza dei ragazzi raggiunge una taglia eccessiva prima dei limiti di età. Per quanto riguarda i sistemi di sicurezza, sulla mastra si mette o uno stroppetto abbastanza lungo di sicurezza oppure un blocca mastra, che impedisce il disalberamento in caso di scuffia. Assicurati allo scafo sono presenti poi delle riserve di galleggiamento che ovviano alla mancanza di intercapedini. Altre sicurezze sono una cimetta per legare la deriva che non si perda, una linguetta metallica che impedisce al timone di sfilarsi accidentalmente ed alcune dotazioni di sicurezza fra cui una cima galleggiante per l’eventuale traino di una decina di metri, una piccola pagaia, una sassola per sgottare l’acqua che può entrare in navigazione e in caso di ribaltamento ed un salvagente con fischietto.

Ecco svelati allora i punti di forza dell’Optimist: semplicità, solidità, sicurezza. Sono sufficienti tuttavia queste caratteristiche a farlo resistere contro l’avanzata delle derive moderne? Vediamo quali sono quelle che lo insidiano.

O’pen Bic, sembra un mini Open 60

Uno dei modelli che negli ultimi anni si è attestato come l’antagonista tra i più riusciti dell’Optimist è l’O’pen Bic. Lungo 2,75 e largo 1,14 metri, è apparso nel 2006 riscuotendo da subito un grande successo. Innanzitutto per le linee d’acqua innovative: il design con lo scafo piatto, la prua pronunciata e la poppa larga, richiamano gli Open 60 che sfidano gli oceani. La carena è veloce e reattiva e grazie agli spigoli offre equilibrio e stabilità. Inoltre il doppio fondo dello scafo, il bordo libero quasi azzerato e il pozzetto aperto a poppa consentono l’evacuazione immediata dell’acqua imbarcata in navigazione o dopo una scuffia. Il rig è composto da una vela in monofilm di 4,5 metri quadrati inferita a guaina su un albero in epossidica (3,90 m in due sezioni) e boma in alluminio. Lo scafo è costruito in polietilene termoformato, un materiale resistente agli urti e alle abrasioni; inoltre le maniglie integrate semplificano le manovre di alaggio e trasporto.

Insomma l’O’pen Bic è una deriva che punta ai giovanissimi facendo leva sulle doti di velocità, semplicità e maneggevolezza e grazie alla capacità di planare e alle linee “open” fa sembrare l’Optimist lento, pesante e anacronistico. Inoltre a differenza di quest’ultimo garantisce buone prestazioni per timonieri fino a 90 chili. L’O’pen Bic è stato riconosciuto classe internazionale dall’Isaf e dal 2009 fa parte della Federazione Italiana di Vela come classe giovanile.

Laser Bug: colorata, veloce, divertente

Un altro concorrente agguerrito dell’Optimist è il Laser Bug, piccola deriva moderna, colorata e ricca di appeal per i più giovani, disegnata nel 2008 da Jo Richards (suo il Laser Vago) per il cantiere LaserPerformance. Grande versatilità di utilizzo e buone prestazioni anche con poco vento sono i suoi punti di forza. Il peso ideale per l’equipaggio va dai 30 ai 100 chilogrammi e viene proposto in due versioni: la Standard, con vela in Dacron da 3,8 metri quadrati e la Race che ha l’albero preflesso e una vela in tessuto laminato a taglio radiale da 5,3 metri quadrati. Lo scafo, lungo 2,60 metri e largo 1,30, è in sandwich di polietilene, prodotto in un’unica fusione con stampo girevole; il vantaggio è di essere resistente e a manutenzione zero: in caso di graffi o colpi si ripara semplicemente con un pratico kit, senza necessità di riverniciare.

Lo studio delle linee di carena ha dato peraltro ottimi risultati in termini di idrodinamicità e stabilità anche con vento teso e mare formato, elementi essenziali per una deriva pensata per le prime esperienze in barca. Funzionale anche la ruota integrata nella carena a prua, che insieme a due maniglie sullo specchio di poppa agevola il trasporto a terra. Il Laser Bug può essere facilmente caricato sul tetto di una macchina grazie al peso di soli 46 chilogrammi. Non stupisce che questa barca al suo esordio abbia avuto un notevole successo seguito da un’immediata costituzione della classe.

Rs Tera per regatare a tutti i livelli

Un’altra deriva entry level che sembra molto apprezzata da Cadetti e Juniores è l’Rs Tera, il più piccolo singolo del cantiere anglosassone studiato nei minimi dettagli per avvicinare i giovani alla vela, ma anche dargli la possibilità di regatare a tutti i livelli. Diventata classe Isaf nel 2009, è coinvolta in un calendario agonistico che sfocia nel Campionato Mondiale. Quando uscì, nel 2007, una delle prime recensioni di una testata nautica inglese, WhatBoat Magazine, invitava i ragazzi ad acquistarne una e bruciare la Playstation. Anche in questo caso i progettisti hanno dato molta importanza alla versatilità: l’Rs Tera garantisce massime prestazioni per atleti dai 30 ai 70 chilogrammi di peso ed è spazioso e invelato abbastanza per ospitare anche un equipaggio in doppio.

È proposto nella versione Sport che adotta una vela in Dacron da 3,70 metri quadrati con stecche corte e verticali che permettono di avvolgerla completamente sull’albero per il rimessaggio; poi c’è la versione Pro che oltre una vela più grande in Mylar di 4,80 metri quadrati presenta anche il bozzello della scotta della randa con cricchetto.

La scuffia non fa più paura

Lo scafo è lungo 2,87 metri, presenta linee a spigolo ed è estremamente stabile e maneggevole in tutte le condizioni, ma soprattutto divertente e reattivo nelle brezze e capace di planare rapidamente con vento sostenuto. È facile da raddrizzare in caso di scuffia grazie al bordo libero basso e al pozzetto autovuotante, inoltre sempre per la sicurezza è previsto un boma imbottito per evitare lesioni alla testa e inserti in ottone modellati nella struttura per il fissaggio della attrezzatura di coperta.

La costruzione è in Comptec PE3 con stampaggio rotazionale in tre strati (pelle interna, schiuma di pvc al centro che lo rende inaffondabile e pelle esterna) e spessori maggiorati nelle aree di maggior carico. Veloce da armare, si prepara in pochi minuti e grazie ai 39 chilogrammi di peso risulta abbastanza leggero per essere facilmente messo in acqua dallo stesso bambino.

Twiner 2.80 firmata dal celebre Finot

C’è poi un ultimo modello che dimostra questa voglia di cambiamento nelle derive indirizzate a un apprendistato velico più al passo con i tempi. È proposto dal cantiere francese 2Win di La Rochelle specializzato in derive e catamarani, tra cui il celebre Tyka, multiscafo scuola scelto dalla Federazione Italiana Vela. Si tratta del Twiner 2.80, piccola deriva destinata a far saltare il classico trittico dell’iter fomativo velico Optimist-Laser- 420. Il progetto è stato affidato nel 2007 niente meno che allo studio Finot, uno dei più innovativi nel campo della vela sportiva oceanica, e si vede.

Baglio massimo arretrato, pozzetto aperto autovuotante, fondo piatto e una randa steccata a riva sono i tratti distintivi di questa barchetta di 2,80 metri di lunghezza e 1,40 di larghezza proposta in quattro versioni di velatura: 3,50, 4,50, 5,50 e 6,50 metri quadrati adatti a timonieri fino a 90 chilogrammi di peso.

Bolina facile con la deriva zavorrata

La bontà del progetto si fa apprezzare soprattutto in navigazione: rapido e scorrevole in tutte le andature, dà il massimo nelle portanti; buoni gli angoli di bolina nonostante i pochi volumi di prua, stringe bene il vento grazie a una profonda deriva zavorrata; stabile, raddrizzante e poco faticosa alle cinghie, è una barca che facilita l’apprendimento anche con vento teso e mare formato.

Per la costruzione il cantiere ha scelto il Twintex, un materiale che garantisce rigidità strutturale, leggerezza e allo stesso tempo robustezza, pur essendo economico e riciclabile. Infine comodità e facilità di trasporto (grazie al peso di soli 30 kg, alle doppie maniglie di carico e alle sedute ricavate dal fondo rialzato) fanno di questa barca un singolo versatile per la scuola vela, le uscite tranquille e e le regate.

Insomma la simpatia dell’Optimist e le sue ottime doti di deriva-scuola sono indiscutibili, sacrosante e ancora oggi fortemente radicate tra le schiere di promessi skipper. Certo è che il suo vecchio trono piaccia o meno, ha iniziato a scricchiolare e chissà che in tempi non troppo remoti non venga definitivamente rottamato.

David Ingiosi

Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come redattore e reporter per testate nazionali e internazionali dove si è occupato di tutte le classi veliche, dalle piccole derive ai trimarani oceanici

1 Comment
  1. Vista l’ignoranza di certa gente voglio spiegare che cos’è l’OPTIMIST attraverso qualche dato tangibile, perché non esiste classe giovanile in grado di soppiantare l’Optimist nonostante i tanti goffi tentativi di rubarne un mercato grande e consolidato.
    L’optimist arriva da un periodo storico in cui si voleva far andare qualunque bambino in barca, chiunque poteva rispettando le regole di classe costruirne uno anche a casa,
    cosa che ha permesso di avere regatanti dall’Africa, dalla Cina E persino dal Sud America.
    L’optimist ha una prua che non taglia e non buca, in modo da non risultare pericolosa negli scontri soprattutto con le persone. Ma questa prua porta i regatanti ad usare il loro peso è la loro posizione per tagliare l’acqua di spigolo in una magia di equilibri e testa.
    È un Barca a cui non manca Nulla, si può fare la differenza Tra uno capace e uno meno: nell’armo ,Nella lettura del campo, nella tecnica di conduzione, nelle manovre, Nel Carattere, nel comportamento e nella tattica.
    La sua velocità È giusta perchè apre le porte del pensiero. Troppa velocità porta all’istinto Puro senza Usare Più il ragionamento e la fantasia.

    Le regate sono molto Numerose, sentite e impegnative, a livello mondiale,
    Si arriva a numeri anche di 1700 partecipanti (MEETING 36 nazioni), avete Per caso mai sentito di regate Open Bic, BUG ecc con un così alto numero di partecipanti? Io no, e voi?
    Più è grande il numero più e gloriosa e meritata la vittoria del più bravo!

    Ci interessa Veramente l’estetica Durante l’età di apprendimento per i nostri bambini? Io preferisco che imparino a sguttare con la sassola, a far fatica e a guadagnarsi Il successo.
    La forza del l’optimist non è la ditta Fredda che li produce per buisness, ma le persone che si sbattono Con passione per insegnare, organizzare regate e rendere accessibile a tutti questo bellissimo sport!
    Chi sputa e diffama questa classe di barche lo fa per invidia del P….
    diffidate dagli sfigatti, diffidate!!!

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