L’Italia si è aggiudicata la guida del programma di ricerca europeo sulla Blue Economy, finanziato con 73 milioni. Obiettivi: progettare, guidare e sostenere una transizione giusta e inclusiva verso un’economia blu rigenerativa, resiliente e sostenibile
Italia e Blue Economy. Quando pensiamo al Mediterraneo ci viene subito in mente la possibilità di navigare in acque cristalline e godersi spiagge e arcipelaghi con la nostra barca. Ma sul “Mare Nostrum” si gioca in realtà il futuro sostenibile ed economico dell’Italia. La chiamano “Blue Economy” e ha un ruolo chiave non solo per il nostro Paese. Per capire l’importanza economica del Mediterraneo basta un dato: è un mare che genera circa 450 miliardi di dollari all’anno, ossia il 15% del Pil globale. L’Italia beneficia di oltre un terzo di tutta questa ricchezza: le imprese italiane legate al Mediterraneo sono infatti 200.000 e impiegano 900.000 persone.
Ebbene in questi giorni l’Italia si è aggiudicata la guida del programma di ricerca europeo proprio sulla Blue Economy, Il progetto è finanziato con 73 milioni, più 23 milioni dalla Commissione Europea, e nel quale sono coinvolti 59 partner di 25 Paesi. Lo rende noto il ministero per l’Università e la Ricerca (Mur), che sarà il coordinatore europeo dell’iniziativa, chiamata Sbep, ossia Sustainable and productive Blue Economy Parternship. Quest’ultimo è fra i 49 partenariati che la Commissione europea ha deciso di istituire nell’ambito del nuovo programma quadro europeo della ricerca, Horizon Europe.
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L’Italia in prima linea sui mari e gli oceani
“L’approvazione della proposta di partnership da parte della Commissione europea dimostra come l’Italia sappia farsi promotrice di iniziative all’avanguardia nel campo della sostenibilità e della ricerca applicata al mare e agli oceani”. Lo ha detto il ministro dell’Università e la Ricerca, Maria Cristina Messa.
Italia e la Blue Economy. Obiettivo del partenariato è “progettare, guidare e sostenere una transizione giusta e inclusiva verso un’economia blu rigenerativa, resiliente e sostenibile. Ma anche approfondire la conoscenza delle scienze dei mari e degli oceani; e fornire soluzioni di ricerca e innovazione orientate all’impatto, favorendo la trasformazione necessaria per un’Unione europea produttiva e competitiva entro il 2030”.
Il progetto prevede di lanciare 6 bandi. Il primo dei quali entro il primo trimestre 2023, cofinanziati nell’arco di 7 anni per sostenere la programmazione congiunta di ricerca e sviluppo. Per esempio di piattaforme off-shore, poi pianificazione dello spazio marittimo e pesca e acquacoltura sostenibile.