Litio e materiali biodegradabili, ecco i nemici subdoli per i mari

Secondo un gruppo internazionale di esperti, oltre al riscaldamento globale e le microplastiche, ci sono altri fattori meno conosciuti e altrettanto pericolosi che minacciano i nostri oceani.

Quali sono i nemici dei mari. Siamo abituati a sentir dire che gli oceani del pianeta sono in pericolo soprattutto a causa del riscaldamento globale e l’inquinamento da microplastiche. Ebbene, purtroppo i rischi che minano la salvaguardia dell’ecosistema marino sono molti di più; e alcuni completamente sconosciuti alla maggior parte delle persone.

A raccontarcelo è un nuovo studio pubblicato di recente sulla rivista Nature Ecology & Evolution. Il documento è il risultato del lavoro di 30 esperti di ambienti marini provenienti da 11 paesi e punta ad attirare l’attenzione di tutti, governanti per primi, sulla necessità di alzare il livello di attenzione su alcuni temi sottostimati.

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Nemici mari

Navigare elettrico è bello, ma cercare il litio inquina

Quali sono i nemici dei mari. Tra questi ci sono per esempio l’estrazione di litio dai fondali marini. Ma anche l’acidificazione delle acque, la costruzione di isole artificiali. Così come i nuovi materiali biodegradabili che potrebbero avere potenziali effetti tossici sulle creature degli abissi. Molti dei problemi individuati sono legati allo sfruttamento delle risorse oceaniche. Uno di questi è la possibile ricerca di litio, la cui domanda è guidata dalla necessità di batterie per i veicoli elettrici, in ambienti marini molto particolari e noti come “piscine salate”. Una sorta di isole sottomarine caratterizzate da caratteristiche chimiche molto peculiari, tra cui abbondanza di litio, e in cui esistono ecosistemi unici nel mondo.

Lo studio evidenzia anche rischi dovuti al potenziale impatto negativo dei nuovi materiali biodegradabili. Questi potrebbero addirittura rivelarsi più tossici alle specie marine rispetto alla plastica tradizionale. “I governi – afferma James Herbert-Read del Dipartimento di Zoologia dell’Università di Cambridge – stanno spingendo per l’uso di materiali biodegradabili; ma non sappiamo quale impatto potrebbero avere questi materiali sulla vita oceanica”.

David Ingiosi

Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come redattore e reporter per testate nazionali e internazionali dove si è occupato di tutte le classi veliche, dalle piccole derive ai trimarani oceanici

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