Per navigare e gestire la complessa tecnologia di bordo, in particolare il sistema dei foil, sugli Ac75 è fondamentale il ruolo dei grinder, atleti che si distinguono per la prestanza fisica, frutto di un duro allenamento quotidiano. In più c’è la loro sicurezza da difendere.
I grinder, uomini chiave dell’America’s Cup. Questa 36° edizione dell’America’s Cup è un trionfo di tecnologia, a partire dai foil che consentono agli Ac75 di navigare volando sull’acqua e sfrecciare a 50 nodi. Poi ci sono gli strumenti elettronici, gli schermi touch, i sensori, i circuiti idraulici. Tutti questi gadget hi-tech tuttavia non possono da soli far andare le barche. Per far funzionare tutto al millimetro serve sempre l’uomo con la sua esperienza, le conoscenze, la tattica e soprattutto la forza, anche quella bruta.
Basta guardare gli atleti a bordo, i grinder soprattutto, ossia quelli che muovono i verricelli della barca: un mix di muscoli scolpiti, prestanza fisica e resistenza a non finire. Ma non solo. Gli attuali grinder ingaggiati tra gli equipaggi in gara per la conquista della prestigiosa coppa colpiscono l’occhio anche per quella sorta di armatura che vestono e che li fa assomigliare più a motociclisti che a velisti: e non è questione di look, ma è perché sugli Ac75 è necessario parare i colpi, difendersi dagli urti accidentali e soprattutto prepararsi a rovinose scuffie.
Grinder esposti a urti e scuffie
L’elemento sicurezza per gli equipaggi dell’America’s Cup, ma anche di tutte quelle classi acrobatiche dotate di foil, è diventato un fattore chiave della vita a bordo di queste “macchine volanti” del mare. A porre l’attenzione sulla sicurezza è stato il tragico incidente avvenuto nel maggio 2013 quando l’inglese Andrew “Bart” Simpson, esperto velista con due medaglie olimpiche alle spalle, annegò in seguito al ribaltamento di Artemis mentre era in allenamento nella baia di San Francisco (Usa). Da allora tutto è cambiato e oggi i membri dell’equipaggio sugli Ac75 sono sorvegliati speciali.
Gli otto grinder ancora di più perché secondo le nuove linee di coperta degli Ac75 per tutta la navigazione rimangono chiusi in delle specie di tunnel laterali tra il bordo esterno, la prua e il centro barca. Una posizione scomoda e per certi versi bloccata e senza possibilità di vie di uscita in caso di incidente.
Armatura: safety vest, casco e tanti accessori
È giusto pensare sempre al rischio di finire in acqua e ecco il senso di quelle che all’esterno sembrano delle vere e proprie armature. Si parte dalla muta in neoprene, impermeabile e traspirante, con inserti protettivi sulle ginocchia che riparano da eventuali colpi. Sopra la muta i velisti indossano un giubbotto salvagente che è anche una safety vest (ideata dall’azienda Dainese, quella delle moto) che protegge da eventuali impatti su schiena, cassa toracica, clavicole ed è provvisto di elementi ulteriori per la sicurezza: una ricetrasmittente, una piccola bombola di ossigeno nella tasca posteriore, un respiratore che si attiva in maniera automatica in caso di incidente, una sacca idrica per bere e un coltello individuale sempre collocato nella tasca anteriore, da utilizzare nel caso in cui qualcuno dovesse rimanere impigliato nelle manovre (cavi, fili, etc). Infine, c’è il casco di tipo motociclistico dotato di interfono e di numero identificativo: in questo modo, nel caso di uomo a mare, diventa più immediato identificare i velisti al sicuro ed eventualmente concentrare gli sforzi sul recupero di quelli mancanti.
Molta roba ma la cui utilità ed efficienza è stata molto apprezzata per esempio da Terry Hutchinson durante la scuffia di American Magic nelle Christmas Races dello scorso dicembre, i match race di qualificazione di questa 36° edizione del trofeo.
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Il lavoro del grinder: muscoli, fiato e resistenza
Tutti i grinder dell’America’s Cup hanno un compito fondamentale: dare potenza al motore. L’energia spesa è più o meno simile ai loro predecessori ma cambia la finalità: mentre prima i grinder giravano le maniglie delle colonnine per recuperare una drizza o una scotta, sull’AC75 semplicemente accumulano energia che serve per regolare le vele e i foil tramite una sofisticata rete di pompe idrauliche, pistoni, sistemi oleodinamici ed elettronici.
Per assolvere perfettamente al ruolo ci vogliono quindi potenza e soprattutto rapidità. A dimostrazione di quanto sia intenso lo stress a cui viene sottoposto un grinder e degli altissimi standard fisici richiesti per gareggiare con le migliori imbarcazioni al mondo, basti pensare che durante una regata il cuore dei membri dell’equipaggio batte in media tra l’85 e il 90% della massima frequenza cardiaca possibile e che gli atleti possono arrivare a consumare qualcosa come 7.000-8.000 calorie al giorno. Per questo tutti i membri dell’equipaggio, ma in particolare i grinder, devono sottoporsi a un rigido allenamento giornaliero. I grinder a bordo operano fondamentalmente nella produzione costante di potenza per circa 20-30 minuti. Quindi non c’è una ricerca spasmodica di picchi di potenza, devono solo girare in continuazione producendo Watt a regime costante. Oltre a forza e massa muscolare, hanno bisogno di un mix di massima potenza aerobica, ossia quella potenza che un soggetto riesce a mantenere per un’ora a soglia.
Ecco come si allenano i grinder
Le sessioni di preparazione atletica sono molto intense, dedicate a braccia ma anche gambe perché in barca si passa gran parte del tempo in piedi, oscillando a destra e sinistra, e prevedono corsa, nuoto in piscina, sedute di pesi, bicicletta e molti esercizi a corpo libero che coniugano forza, elasticità e rapidità di movimento. I grinder di Luna Rossa sono: Matteo Celon, Umberto Molineris, Enrico Voltolini, Emanuele Liuzzi, Romano Battisti, Gilberto Nobili, Nicholas Brezzi, Pierluigi De Felice. Tutti si allenano con il grinder della Technogym, ossia la macchina che simula la colonnina della barca.
L’ergonomia delle postazioni dei grinder
Oltre all’allenamento a terra e in acqua naturalmente, sugli sforzi dei grinder è stata anche concepita una particolare ergonomia a bordo delle barche delle loro postazioni personali in modo da ottimizzare al massimo il lavoro dei muscoli. I grinder infatti spingono sempre in avanti e devono poter contare su una posizione in grado di assicurare efficienza al movimento, equilibrio e limitare la dispersione di energia.
Per tale ragione a livello ergonomico contano per esempio l’altezza del piedistallo dei grinder e la stessa lunghezza delle maniglie. In alcuni casi queste regolazioni sono state tarate per ogni atleta in base alle caratteristiche personali. Tutti poi nelle loro postazioni hanno uno schermo per monitorare i parametri fisiologici, le produzioni di potenza e la loro correlazione sul dispendio energetico in tempo reale.
Insomma tanta tecnologia in questa America’s Cup, ma anche sicurezza, sudore e duro lavoro.