Giramondo: come tornare in Europa attraverso l’oceano Indiano

Per tutti quei velisti che al termine del giro del mondo verso Ovest intendono tornare in Europa le possibilità di attraversare l’oceano Indiano sono 3. Ognuna con vantaggi e problemi. Consigli su come scegliere.

L’oceano Indiano in barca a vela. Sono tanti i velisti giramondo che a Capodanno si ritrovano a Phuket, in Thailandia, per le ultime tappe della loro circumnavigazione. Per gli yachts che provengono dall’Europa, ci sono tre opzioni per tornare a casa. La prima consiste nell’attraversare l’oceano Indiano e doppiare il Capo di Buona Speranza prima di risalire l’Atlantico.

La seconda è navigare intorno all’India e poi risalire il Mar Rosso, attraversare il Mediterraneo e poi tornare a casa. La terza consiste nel riportare lo yacht in patria via cargo e salire su un aereo. Ognuna di queste opzioni ha i suoi vantaggi e svantaggi e la decisione giusta dipende da molti fattori personali.

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oceano Indiano

Come navigare a vela nell’oceano Indiano

I velisti che per tornare in Europa scelgono di attraversare l’oceano Indiano hanno molto tempo a disposizione per scegliere un meteo relativamente favorevole e non vogliono affrontare i venti contrari e i potenziali pericoli del Mar Rosso. Inoltre vogliono le meravigliose isole della parte settentrionale prima di scapolare Capo di Buona Speranza. Scegliere di attraversare l’Indiano significa aggiungere almeno un anno alla circumnavigazione.

Per evitare di incappare nei cicloni è necessario lasciare la Thailandia a gennaio, fare tappa in Sri Lanka e arrivare alle Maldive a marzo. Si hanno poi più di 6 mesi da trascorrere alle Maldive, alle Chagos, alle Seychelles, a Mauritius o a La Réunion, fino a quando non inizierà l’estate australe e si potrà doppiare il Capo di Buona Speranza, quindi si tratta di un programma di viaggio molto rilassato.

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Piano di rotta, scali e informazioni utili

L’altra opzione è quella di fermarsi più a lungo in Thailandia o in Malesia e attraversare a settembre direttamente il Madagascar. In ogni caso, la crociera verso l’Europa attraverso il Sudafrica durerà circa 18 mesi. Gli svantaggi della traversata sono principalmente il tempo necessario per rientrare in Europa e l’usura supplementare dello yacht causata dalla lunga navigazione.

Se si sceglie questa opzione, ci sono due fattori di costo principali. Il primo è il costo aggiuntivo della vita, della manutenzione e dell’assicurazione. A ciò si aggiungono i costi per l’assunzione di agenti, l’autorizzazione e i permessi di crociera. Inoltre le fonti per trovare informazioni sono più scarse. Esistono alcune vecchie guide di crociera per destinazioni specifiche, come le Seychelles e le Maldive, ma sono molto difficili da trovare in formato cartaceo. Il consiglio è di fare un controllo molto accurato della barca e di tutti i pezzi di ricambio quando si è ancora in Thailandia.

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I problemi del Mar Rosso: pirateria, reef e venti contrari

Per molto tempo la navigazione verso l’Europa attraverso il Mar Rosso da parte dei velisti è stata decisamente sconsigliata dai governi, dalla Guardia Costiera e dalle autorità marittime. In molti casi infatti gli yachts che navigavano in queste acque sono stati dirottati dai pirati somali, i diportisti rapiti e talvolta uccisi. Gli sforzi della comunità marittima internazionale hanno diminuito il rischio di pirateria e negli ultimi anni un numero sempre maggiore di imbarcazioni ha effettuato con successo questo passaggio. Solo per fare un esempio, nella stagione 2019 ci sono state 53 barche a vela che hanno attraversato il Mar Rosso in entrambe le direzioni.

Chi per tornare in Europa dall’Indiano sceglie di attraversare il Mar Rosso è per via del poco tempo a disposizione. Non si ha voglia di rifare lunghe traversate e si vuole percorrere la rotta più breve per tornare a casa. In genere è un passaggio veloce e ci vuole meno di un mese per percorrere le 1.000 miglia di rotta sul Mar Rosso e attraverso il Canale di Suez. Dopodiché si naviga con calma nel Mediterraneo.

Una lunga galoppata tutta di bolina

L’oceano Indiano in barca a vela. Uno degli svantaggi di questa soluzione è il vento che può essere intenso, contrario a chi sale e mutevole. Bisogna pensare infatti al Mar Rosso come a una ciminiera: ci sono i deserti caldi su entrambi i lati e le acque più fresche del Mediterraneo a Nord. Il vento soffia da Nord con forza 6-7 per tutto il tempo. I cambi di vento rendono molto difficile bordeggiare. È molto frustrante e bisogna stare sempre in guardia. Ci sono inoltre molti reef a ridosso della costa che non sono ben segnalati e il rischio di incaglio è sempre in agguato. Oltre ai costi di navigazione, per questa opzione bisogna mettere in conto il transito del Canale di Suez e molti piccoli pagamenti in contanti.

Navigare in flottiglia può essere più sicuro

In Thailandia spesso si formano delle flottiglie informali di giramondo. Queste flottiglie hanno dei vantaggi perché sviluppano un senso di sicurezza, ma anche degli svantaggi, soprattutto quando alcune barche sono molto più veloci di altre. Per chi naviga in solitario o in equipaggio ridotto possono essere comunque una valida alternativa.

L’oceano Indiano in barca a vela. In ogni caso transitare nel Mar Rosso non è una decisione da prendere alla leggera e richiede una ricerca molto approfondita. La riduzione degli attacchi di pirateria riflette il numero notevolmente ridotto di navi che attraversano il Golfo di Aden o che si avventurano vicino alla costa somala, ma le questioni politiche che hanno creato il problema della pirateria permangono, insieme all’aumento dell’instabilità nello Yemen. Tuttavia per coloro che stanno valutando la possibilità di partire, ecco alcuni suggerimenti:

  • Portate con voi denaro contante
  • State lontani dall’Arabia Saudita
  • Assicuratevi che la barca sia pronta ad affrontare lunghe boline
  • Preparatevi a un’usura significativa di barca e attrezzature
  • Portate con voi molti pezzi di ricambio
  • Imbarcate molte scorte di carburante
  • Imbarcate un telefono satellitare
  • Informatevi se la vostra assicurazione copre questo tratto di mare

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Ultima opzione: il trasporto della barca via cargo

L’oceano Indiano in barca a vela. Vediamo il trasporto via cargo. È una soluzione che permette di risparmiare un sacco di tempo rispetto alla navigazione ed è scelta soprattutto da chi ha fretta di tornare a casa. Naturalmente ci sono anche degli svantaggi. Preparare la barca per il trasporto è qualcosa che non si fa spesso nella propria esperienza velica, quindi bisogna imparare in fretta. Inoltre, a prima vista è costoso. Ma il confronto con l’usura di una lunga traversata oceanica alla fine non è mai così tanto sfavorevole. I costi di spedizione via cargo di uno yacht sono costituiti da tre elementi principali: la preparazione della barca, il viaggio e l’assicurazione. Più naturalmente altri eventuali costi portuali.

Il consiglio è di effettuare diverse ricerche prima di scegliere la compagnia di trasporto giusta basandosi sui costi naturalmente, ma anche sulle referenze della compagnia e le recensioni di chi ci è già passato. È necessario anche investire molto tempo nella comunicazione con la compagnia di navigazione e l’agente fin dall’inizio. Questo si è rivela fondamentale, perché nelle prime fasi è necessario scambiare rapidamente molte informazioni. Durante il trasporto poi è bene continuare a informarsi e a farsi inviare tutti i dettagli necessari. Bisogna essere flessibili perché gli orari cambiano spesso, così come le date di ritiro e persino i luoghi possono subire modifiche a causa di regolamenti e ritardi.

 

David Ingiosi

Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come redattore, reporter e direttore di testate nazionali e internazionali dove si è occupato di tutte le classi veliche, dalle piccole derive ai trimarani oceanici, compresi tutti i watersports.

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