Ecco perché chi ama il mare ha una “mente blu”

Nel libro “Blu Mind” il biologo marino Wallace J. Nichols indaga sulla intima connessione tra l’acqua e la nostra mente e spiega perché chi pratica attività come la barca a vela, ma anche il surf, lo Stand Up Paddle o lo stesso nuoto avverte una sensazione di benessere.

Capita spesso a chi va in barca a vela di provare sensazioni di felicità, euforia e positività a cui non sa dare spiegazioni precise. Magari arrivano quando si sta in una rada isolata oppure quando si naviga nel mezzo di una notte stellata con decine di miglia di acqua salata in ogni direzione e una luna dorata che sale dall’orizzonte. Ce ne stiamo seduti fuori in pozzetto per ore senza pensare a niente e immersi in una sensazione di tranquillità che non abbiamo mai provato prima. Questa sensazione di sollievo e di estremo benessere la prova anche chi naviga a bordo di un kitesurf o chi cavalca le onde su una tavola oppure fa una semplice passeggiata a colpi di pagaia in Stand Up Paddle. L’importante è che attorno a noi ci sia il mare.

C’è qualcosa nel mare che da sempre ci attrae e ci affascina. Istintivamente sappiamo che stare vicino all’acqua ci rende più vitali e più sereni, riduce lo stress e ci dona un senso di pace. Ma perché?  La stretta connessione tra l’acqua e la psicologia umana è un campo relativamente nuovo. Una delle persone in prima linea in questo studio è Wallace J. Nichols. Spinto a studiare biologia marina per la gioia che provava intorno al mare, Nichols si è interessato agli effetti neuropsicologici dell’acqua man mano che la sua carriera ventennale di biologo progrediva. Voleva leggere un libro sull’argomento e quando non è riuscito a trovarne uno, ha deciso di scriverlo lui stesso. Il risultato è “Blue Mind – Mente e Acqua. Il legame nascosto tra l’acqua e la nostra mente”, un testo che esamina cosa succede alla nostra mente e al nostro corpo quando siamo dentro e intorno a oceani, laghi, fiumi e persino piscine.

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Mente blu

Il nostro cervello è tarato per cercare l’acqua

Una mente blu. “Che sia il mare, un lago, un fiume, una cascata o un ghiacciaio, c’è qualcosa che attrae le persone verso l’acqua – spiega Nichols – si tratta di un bisogno evolutivo. L’acqua è da sempre una fonte di vita e di conforto, qualcosa che il nostro cervello è cablato per cercare. La vista, il suono e il tocco dell’acqua innescano una risposta neurochimica che ci fa sentire sicuri”. In questo modo il fascino dell’oceano, come dice Nichols, è: “Tanto su ciò che porta quanto su ciò che toglie. Qualsiasi forma di acqua in movimento produce ioni negativi (molecole invisibili che alcune ricerche hanno suggerito che possono far sentire le persone più energiche e migliorare l’umore generale), suoni ritmici e un senso di galleggiamento e di sostegno, tutte cose che hanno dimostrato di essere terapeutiche da sole”.

In Blue Mind Wallace J. Nichols chiama questa connessione tra l’essere umano e l’acqua: la Mente Blu e la definisce come uno stato leggermente meditativo, caratterizzato da calma, serenità, armonia e da un senso di generale felicità e soddisfazione nei confronti della vita. Attingendo alla tecnologia e alla scienza d’avanguardia Nichols dimostra con precisione che la vicinanza con l’acqua è fondamentale per migliorare le prestazioni in una vasta gamma di ambiti, aumentare la calma e diminuire l’ansia, ampliare la creatività artistica, migliorare la nostra salute e il nostro benessere, rafforzare la nostra connessione con la natura.

Mente blu

Navigare in un mare di felicità

Blue Mind, ossia mente blu è una bussola che, come ci spiega lo stesso autore, ci aiuta a levare le ancore e spiegare le vele. “In un’epoca in cui siamo legati allo stress della tecnologia, dell’esilio dal mondo naturale, del soffocamento professionale, dall’ansia personale e delle spese per la salute e privi di un’autentica privacy, sciogliere gli ormeggi è meraviglioso”, dice Nichols.

Sul rapporto tra l’uomo e l’acqua è interessante scoprire cosa dicono alcuni professionisti, come per esempio Alessandro Marcianò, campione di surf: “Spesso mi è capitato di trovarmi in posti esotici bellissimi tra le onde, al tramonto quando i colori del cielo vanno dal blu al rosa, sentivo una pace interiore una sensazione di gioia e felicità mai provata al di fuori del mare”. Il fotografo di vela di fama internazionale Carlo Borlenghi invece il suo attimo blu lo vive così: “Nell’ombra di una vela riflessa sull’acqua, nello sforzo di un marinaio che a prua si oppone alla forza del vento e dell’onda, nelle geometrie effimere di incroci di vele, di luci e di uomini”.

 

David Ingiosi

Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come redattore e reporter per testate nazionali e internazionali dove si è occupato di tutte le classi veliche, dalle piccole derive ai trimarani oceanici

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