Andare per mare in solitario per alcuni può essere inquietante o imprudente. In realtà con la dovuta consapevolezza delle proprie abilità, uscire in mare in completa solitudine può rivelarsi una sfida bellissima che apre la nostra mente, aumenta la propria autostima e ci aiuta a focalizzare i nostri veri bisogni.
Navigare in solitario da una pace unica, anzi per qualcuno è addirittura un godimento maggiore che essere in compagnia di un qualsiasi equipaggio. Può essere a bordo di di una piccola deriva a vela, un dinghy, un windsurf, un Sup, qualunque mezzo va bene. Se vi piace la solitudine, ci sono poche cose più piacevoli che andare per mare assecondando il vostro ritmo, circondati solo da pesci o gabbiani ed essere l’unico essere umano tra loro.
Ancora oggi nella nostra società fin troppo tecnologica e sicura, c’è tuttavia l’idea persistente che sia imprudente navigare da soli. In realtà non è imprudente, almeno non necessariamente. È invece qualcosa che richiama all’antico e ancora oggi ha un che di tribale, il che è un balsamo di cui molti di noi potrebbero approfittare in questo periodo di distanziamento sociale forzato dalla pandemia. Certo, vivere in mezzo al mare, nella natura, non deve essere una gara o dare un distintivo di “duri e puri”: non si è più bravi in mare se ci si avventura da soli, né si è meno bravi se si sta in equipaggio e se si esce con gli amici. Anche per i diportisti principianti, uscire da soli, entro il proprio livello di abilità e competenza, potrebbe tuttavia essere la cosa più gratificante da fare.
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Perché poi navigare da soli?
Ci sono una serie di ragioni pratiche per navigare da soli: magari la famiglia non condivide la vostra voglia di navigare oppure i vostri amici hanno una gestione del tempo libero diversa, poi ci sono gli orari, il lavoro, gli impegni e le responsabilità quotidiane di ognuno di noi a fare da ostacolo alle uscite in gruppo. Andare per mare in completa solitudine tuttavia può essere anche un’ottima scelta volontaria, non solo un piano di emergenza. Nessuno meglio di voi può capire cosa state cercando andando per mare e il modo migliore per trovarlo. Quando siete completamente da soli, potete impostare la vostra velocità e i vostri obiettivi in libertà. Oppure potete concentrarvi di più sull’essere che sull’andare, stare al timone o pagaiare e contemplare l’orizzonte per tutto il giorno: in questo modo è molto probabile che notereste ciò che vi circonda molto di più di quanto non fareste in equipaggio.
Con quale navigazione in solitario si dovrebbe iniziare?
Ci sono sempre le basi per andare per mare in solitario. Basta avere una piccola barca, una deriva, un gommone o un gozzo, ma anche una tavola a vela o uno Stand Up Paddle per provare l’ebbrezza di navigare da soli. All’inizio, giusto per provare, sono sufficienti poche ore. Si girovaga, ci si fa un’idea della costa, del vento, delle correnti. Se vi divertite e se vi sentite più sicuri di voi stessi, potete rimanere in mare per periodi di tempo più lunghi o avventurarvi in navigazioni più lunghe.
Se poi volete pianificare un’avventura più grande, provate a fare così: chiudete gli occhi e immaginate l’esperienza di navigazione dei vostri sogni. Non deve essere realistica e non dovete essere necessariamente in grado di farla. Fate semplicemente finta di essere la versione più competente di voi stessi, e il tempo, i soldi e le capacità assolutamente non contano. Cosa vorreste fare? Forse avete pensato di navigare in Antartide oppure in un’isola del Pacifico oppure avrete considerato l’idea di raggiungere quell’isoletta giusto di fronte la costa. Queste suggestioni vi aiuteranno a focalizzarvi sui vostri obiettivi più piccoli e immediati.
E la sicurezza? Una questione di approccio…
Navigare in solitario in mare. Quando parliamo di sicurezza in mare, di solito ci riferiamo a rischi come colpi di vento, tempeste, scogli nascosti o avarie alle attrezzature di bordo. Tutti questi elementi possono essere maggiori quando si è soli. Bisogna tuttavia imparare dall’ambiente che ci circonda, conoscere la barca o il mezzo con cui si esce e agire di conseguenza. Per buona pace della Capitaneria di Porto. Qualsiasi cosa si inizia per gradi: iniziate con navigazioni molto brevi e andate avanti gradualmente. Muovetevi lungo tratti di costa che conoscete e tenete traccia delle vostre sensazioni, del vostro livello di energia e delle vostre scorte di cibo e acqua. Dite sempre a qualcuno dove andate e quando tornate.
Realisticamente, man mano che trascorrete più tempo in mare, avrete un’idea sempre più definita di quali precauzioni prendere e dove invece allentare la guardia, ma da principianti è comunque sempre meglio peccare di prudenza. Soprattutto: se siete da soli in mare e cominciate ad avere strane sensazioni, non vi sentite a vostro agio, insomma non fa per voi, semplicemente rinunciate. Fidatevi del vostro istinto. Potete sempre riprovare un altro giorno.
Avere consapevolezza delle nostre necessità interiori
Per imparare a navigare da soli si dovrebbe in ogni caso impostare un obiettivo tutto nostro, diciamo interiore, averne consapevolezza. Potrebbe essere un’esigenza pratica, come per esempio fare un buon allenamento oppure sviluppare particolari abilità o ancora potrebbe essere un motivo psicologico. Forse avete bisogno di allontanarvi da certe preoccupazioni, dalle cose che vi riempiono la mente nella vita quotidiana. Quando vi trovate a soffermarvi su di esse, ricordate di metterle da parte quando siete in mare. Non risolverete tutto mentre ve ne state al timone di un cabinato a vela, un catamarano sportivo o a bordo di un kitesurf naturalmente. Ma navigare da soli potrebbe comunque aiutarvi a stare meglio e affrontare nella maniera corretta i vostri piccoli e grandi problemi. Soprattutto vi darà la sensazione di essere più liberi.