Il brandeggio involontario di un boma può essere molto rischioso per chi è al timone e alle manovre di una barca a vela oppure per chi è in piedi in pozzetto nel momento sbagliato. Chi viene colpito può riportare gravi lesioni o essere catapultato fuoribordo.
Il boma di una barca a vela che spazza involontariamente la coperta e colpisce un membro dell’equipaggio è come un killer. Può provocare gravi lesioni, trauma cranico e perfino la morte. L’ultimo incidente del genere è capitato di recente lo scorso 7 marzo, durante la Wynnum Manly Sailing Club’s Kingfisher Night Race, una regata annuale molto popolare tra i velisti che si disputa nel Queensland, in Australia.
Tre uomini sono stati infatti gettati fuori bordo dal boma che ha spazzato il ponte quando la barca è stata colpita da un’onda. In quel momento il vento era molto forte, oltre i 30 nodi, ma il mare non era particolarmente mosso: l’onda media era di circa un metro. La barca stava navigando di gran lasco e all’improvviso il rollio provocato dal mare ha determinato il violento brandeggio del boma. Uno dei tre membri dell’equipaggio è arrivato in acqua incosciente, mentre gli altri due, anche se feriti alla testa, erano in grado di nuotare.
Attivatisi i soccorsi molto velocemente, un elicottero SAR ha raggiunto i naufraghi e recuperato anche l’uomo incosciente ma nonostante i paramedici a bordo abbiano cercato di rianimarlo, l’uomo è arrivato a terra che era già stato dichiarato deceduto.
Capita anche ai velisti più esperti
Non è la prima volta che si registrano incidenti simili durante regate organizzate anche in Italia. Qualche anno fa, nel settembre del 2016, durante la Gargano Summer Race, competizione che si disputa nel tratto di mare tra Manfredonia e Vieste, nel mar Tirreno, un membro dell’equipaggio di una barca della flotta a largo di Baia delle Zagare sul Gargano rimase gravemente ferito a causa di un forte colpo di boma durante le fasi concitate della regata. Subito soccorso da una motovedetta della Guardia Costiera, l’uomo venne operato d’urgenza all’ospedale di San Giovanni Rotondo e riuscì a salvarsi.
Più sfortunato è stato nell’aprile del 2004 il 29enne Paolo Salvatori mentre partecipava alla celebre regata d’altura Roma per Due nel mar Tirreno. Il giovane si trovava a bordo della barca Kiss armata da Henry Del Fabbro quando, intorno alle ore 4,20 della mattina, al largo di Capri venne colpito violentemente in testa dal boma. L’incidente si verificò anche a causa delle difficilissime condizioni meteorologiche che afflissero quell’edizione regata che registrò vari naufragi e avarie. Paolo, che da poche settimane faceva parte dell’equipaggio, è uscito dalla cabina, proprio mentre il boma passava violentemente da un lato all’altro della barca a causa di una forte raffica di vento. I compagni hanno tentato inutilmente di rianimarlo, poi hanno lanciato via radio l’Sos. Purtroppo i pesanti traumi frontali e facciali riportati dal velista ne causarono la morte.
Le condizioni meteo, fattore determinante
Spesso sono le pesanti condizioni meteorologiche a generare questo tipo di incidente a bordo. Il 17 luglio del 2012 tra Capo Corso e la Capraia soffiava un vento da Ovest-Sud Ovest tra i 30 e i 35 nodi, con raffiche fino a 45-55 e mare assai formato con onde di oltre 5 metri fuori dal ridosso della Corsica. In quel tratto di mare stava navigando con grandi difficoltà un Grand Soleil 45. Praticamente la barca era alla deriva con i membri dell’equipaggio non più in grado di governare nella burrasca. Poi all’improvviso lo skipper venne colpito violentemente alla testa dal boma rimanendo incosciente in pozzetto.
Sulla barca a vela gli due altri passeggeri non furono in grado di prendere il timon, ma riuscirono a lanciare un Sos. Sul posto venne inviato un Falcon 50 di sorveglianza della Marina militare e un elicottero di soccorso marittimo Super Puma decollò dalla base di Solenzara, nella costa orientale della Corsica. Alle 15,10 l’elicottero era già sul posto con personale medico e subacquei. I soccorritori, nonostante il mare in burrasca, recuperarono i tre a bordo, non potendo però fare altro che constatare il decesso dello skipper.
Salvato dal tendalino non ammainato
Se un incidente del genere si verifica durante una navigazione in solitario la situazione può essere ancora più grave. Rischiò per esempio di trasformarsi in tragedia l’avventura a vela di Giorgio Fagotto appassionato velista, commercialista e pittore lo scorso 3 ottobre del 2018. Partito da Marano Lagunare a bordo del suo Arpège Waikiki per raggiungere Siracusa, l’uomo mentre si trovava al largo del Conero, nelle Marche, venne colpito alla testa dal boma della barca trasformatosi in un’arma micidiale per colpa del forte vento. Fortuna ha voluto che Fagotto avesse predisposto una sorta di tendalino di protezione che non aveva fatto in tempo a togliere in vista del maltempo che frenò in parte lo slancio del boma. Rimediò solo un trauma cranico e riuscì persino a proseguire il suo viaggio ma dopo l’incidente commentò: “Ho visto la morte in faccia. Il tendalino mi ha salvato la vita. Senza quella protezione sarei rimasto ucciso”.
Gli effetti di un trauma cranico
Vediamo perché a livello medico il colpo di boma costituisce uno dei più gravi rischi a bordo. Il problema è il trauma cranico che comporta la botta in testa. Le ossa del cranio sono spesse e dure e proteggono il cervello da eventuali ferite. Inoltre il cervello è circondato e protetto da alcuni strati di tessuto, le cosiddette “meningi” contenenti il liquido cerebrospinale. La maggior parte degli urti e dei colpi è quindi attutita e non provoca danni al cervello. I traumi alla testa che non hanno conseguenze sul cervello sono considerati traumi cranici lievi o leggeri. Il trauma cranio al contrario è molto grave perché può comportare fratture al cranio, commozione cerebrale, accumulo di sangue all’interno del cervello oppure tra il cervello e il cranio, perfino danni alle cellule nervose diffusi in tutto il cervello. Un trauma cranico, anche se appare lieve, richiede sempre accertamenti e controlli in ospedale. Anche quando l’infortunato appare normale è bene condurlo al pronto soccorso, le complicazioni possono a volte sorgere anche dopo alcune ore e persino giorni. Se il trauma è forte e il paziente ha perso coscienza, presenta amnesie, afasia o confusione mentale, è bene chiamare i soccorsi.
I segni di un trauma cranico possono verificarsi immediatamente o svilupparsi lentamente dopo qualche ora o giorni. I sintomi maggiori sono: cefalea, confusione mentale, sonnolenza, visione doppia, confusa, ronzio all ́udito, problemi con la memoria e concentrazione. Il peggioramento dei sintomi indica un danno progressivo come un ́emorragia intracranica oppure la formazione di un edema cerebrale che bloccando il flusso del liquido cefalo-rachidiano, porta a idrocefalo, segno di danni più gravi.