I motori fuoribordo oggigiorno sono molto più efficienti e marini rispetto ai modelli di un tempo e possono essere una valida alternativa all’entrobordo almeno su barche a vela fino ai 10 metri di lunghezza. Vediamo perché.
Navigare a vela è uno dei modi più ecologici ed essenziali di andare per mare: si usa il vento come propulsore e l’impatto ambientale è assolutamente contenuto, se non a tasso zero. Eppure in Italia spesso si vedono cabinati a vela utilizzare il motore anche quando c’è vento. La scusa è rispettare i piani di crociera, arrivare in tempo in porto per non restare senza ormeggio oppure assicurarsi il miglior posto nella baia prescelta.
Si tratta certamente di comportamenti un po’ paradossali, figli della società moderna e della sua vocazione alla fretta, alla filosofia “tutto e subito”, che dalle città frenetiche vengono importati anche a bordo, quando si è in mare, lontani dalla costa.
Sbarcare l’entrobordo sui natanti
Ma il bello della vela sono proprio i suoi ritmi rilassati, l’andare senza tempo, anzi fermarlo il tempo in quell’essere immersi nella natura, lo sguardo all’orizzonte e il cuore libero dai pensieri e i doveri “terricoli”. La vela per quanto tecnica e ricca di suggestioni rimane una disciplina estremamente essenziale ed essenziale dovrebbe rimanere il suo approccio da parte dell’armatore. Soprattutto su barche piccole, i cosiddetti “natanti”, fino a 10 metri di lunghezza. Proprio nell’ottica di andare per mare con il minimo indispensabile e godere dell’essenza dell’attività diportistica, a bordo di queste barche si può tranquillamente rinunciare a quel coacerbo di problemi che è il motore entrobordo, sostituendolo con un fuoribordo. Con una serie di vantaggi indiscutibili.
Fuoribordo: ingombri ridotti e poca manutenzione
I motori fuoribordo oggigiorno sono molto più efficienti di quelli di un tempo. Non solo sono più potenti, ma sono più facili da controllare e riparare e presentano una manutenzione ordinaria a prova di chiunque abbia un minimo di manualità. Importante è sciacquare il motore con acqua dolce e vuotare il carburatore in vista di lunghe soste. Per tenerli in forma basta davvero poco altro. Inoltre sono a tutti gli effetti molto più marini rispetto al passato, quindi assolutamente protetti da salsedine e umidità.
Al di là della loro evoluzione tecnologica, il primo vantaggio dei motori fuoribordo è il prezzo di acquisto decisamente più conveniente rispetto ai propulsori diesel a parità di potenza. Sono inoltre molto meno ingombranti, diciamo la metà di un normale entrobordo in termini di peso, inoltre presentano a differenza di quest’ultimo, un’assenza totale di impiantistica, rumore contenuto e cattivi odori (che perlomeno rimangono tutti all’esterno della barca).
Niente freni e buchi allo scafo ed elica sempre libera
Un altro vantaggio non trascurabile del fuoribordo è la possibilità di sollevare l’elica fuori dall’acqua quando non in uso eliminando un freno non proprio trascurabile alla velocità della barca e poi eliminano il passaggio dell’asse dell’elica attraverso lo scafo con i relativi problemi sulla tenuta del premitreccia. Anche nel caso in cui nell’elica finiscano cime o buste di plastica o detriti durante la navigazione è sempre abbastanza facile liberare il tutto con l’uso di un coltello. In caso di avaria o malfunzionamento infine è molto più semplice mettere mano a un fuoribordo per la semplicità del suo meccanismo, senza contare la facilità di poterlo asportare senza problemi dalla barca e d eventualmente sostituirlo.
Certo a questa serie di vantaggi, fanno da contraltare una serie di punti deboli del fuoribordo nel suo utilizzo a bordo. I fuoribordo infatti non amano rimanere sotto sforzi elevati per lunghi periodi, inoltre il loro rendimento si riduce drasticamente in caso di mare formato e vento forte, in più anche in condizioni di navigazione normale il loro rendimento è condizionato da un’immersione più contenuta rispetto all’elica di un entrobordo. Infine questi propulsori presentano una minore manovrabilità sullo scafo dovuta al fatto che il flusso dell’acqua non investe la pala del timone, quindi la barca governa in funzione della sola velocità.
Armatori ostinati e poco “essenziali”
Per contro tuttavia i svantaggi dell’entrobordo almeno in rapporto a piccole barche sono di gran lunga maggiori: ingombri, impiantistica, inquinamento acustico, manutenzione pesante, necessità di prese a mare, maggiori avarie soprattutto al circuito di raffreddamento. Eppure sempre più natanti a vela imbarcano questo tipo di propulsori, chissà forse per sembrare più grandi agli occhi dei loro armatori che probabilmente devono fare pace con l’essenzialità della vela.
Ciao David, leggo spesso questo tuo post, oggi sarà almeno l’ottava volta…
Ho dovuto sbarcare per revisione il mio entrobordo Farymann e l’estate passata ho utilizzato l’ausiliario 2 tempi 8 cavalli per la stagione estiva. In Sardegna il mare formato è una costante. Ho una barca a vela di 27 piedi, un Brigand per l’esattezza.
Ora il mio Farymann è da buttare, le correnti galvaniche dei tre anni fermo (precedente proprietario) lo hanno mangiato.
Dopo settimane di preventivi e pensamenti ho deciso di rafforzare la tesi del fuoribordo, optando però per un extralungo. L’estetica certo non è delle migiori ma assicuro tutti che sia per le manovre in porto, sia per manutenzione, sia per semplicità e spensieratezza, aver eliminato il mostro da dentro mi ha semplificato la vita. Se vorrai ti aggiornerò a fine della prossima estate per dirti com’è andata.
ciao
NF
Ciao Nicola, innanzitutto grazie dell’apprezzamento per l’articolo che come hai capito vuole essere un invito a pensare con la propria testa e anteporre le proprie personali esigenze pratiche alle varie tendenze del momento o ad approcci universalmente seguiti, ma non per questo validi per tutti. Tu hai concretamente valutato questa strada del fuoribordo in una situazione reale e nemmeno tanto banale. Ti faccio i complimenti e sarei curioso di sapere qualcosa in più della tua esperienza. Magari attraverso una intervista. Fammi sapere e grazie ancora.
David Ingiosi
Ho una piccola orque 701, ed il fuoribordo mi crea grossi problemi perche’, messo piu’ basso possibile, a sx a poppa, con onde laterali ed un po’ di rollio, l’elica fuoriesce e va fuorigiri; la situzione sarebbe migliore se fosse al centro barca ma c’e’ una spiaggetta con scaletta che non mi consente di spostare il motore, che comunque e’ un gambo lungo; qualsiasi consiglio potrebbe essermi utile, saluti. Marco.
Ciao David, complimenti per il tuo articolo e per la filosofia “marinara” che trasmetti.
Vado in barca a vela da 3 anni, patente nautica, diverse regate e qualche campionato invernale come esperienza.
Sto cercando la mia prima barca a vela da acquistare, e sto cercando un natante con motore fuori bordo.
Pensavo di essere un visionario, ma leggere il tuo articolo mi ha confortato molto nella mia prossima scelta.
grazie
ciao
Fabrizio
Ciao Fabrizio, intanto grazie per i complimenti. La barca che hai in mente risponde esattamente a un approccio genuino, essenziale e sostenibile, soprattutto di questi tempi. Un natante è libertà a 360 gradi: facilità di conduzione, ormeggio, manutenzione, uscite in solitario. La propulsione esterna come hai visto può essere perfettamente in linea con queste esigenze e non si tratta di essere visionari, anzi molto pratici e concreti. In bocca al lupo con la tua ricerca e tienici aggiornati.
Buon vento!
David