Isabelle Autissier, Ellen McArthur, Laura Dekker, Francoise Moitessier, sono solo alcune delle tante donne che hanno dedicato la propria vita all’arte della navigazione a vela portando a termine imprese e avventure fuori dall’ordinario. Nei loro libri raccontano questo mondo da una prospettiva tutta al femminile che può essere d’ispirazione per chi come loro sente il mare dentro.
Nel mondo della vela le donne sono ancora guardate dall’alto in basso. In realtà le barche e la navigazione sono strumenti forti che tirano fuori il meglio dell’energia delle donne. Dove non arrivano con la forza fisica, le donne compensano con l’intuito, l’intelligenza, la loro straordinaria sensibilità. Tanto è vero che molta storia della vela è stata scritta proprio dall’altra metà del cielo: donne navigatrici, regatanti, esploratrici che vivono profondamente e in prima persona la propria passione per il mare.
Alcune di loro hanno realizzato sogni fuori dall’ordinario in campo velico e scritto libri bellissimi che raccontano questo mondo visto con altri occhi. Ve ne proponiamo una selezione che possono leggere tutti cercando ispirazione e motivazione.
Sola intorno al mondo di Isabelle Autissier
“Forse ce ne saranno altri, di Horn, belli, collerici, teneri. Soltanto il primo Horn, però, è quello buono. È segno che un giorno si è dato del tu al proprio sogno, che si è saputo arrivare fin qui, in questo capo del mondo dove immaginario e realtà s’incontrano”. Il sogno di Isabelle Autissier, la prima donna ad avere compiuto il giro del mondo in solitario a bordo di una barca a vela, cominciò nel 1987 quando prese parte alla sua prima regata, la Mini Transat: vinse la prima tappa e si classificò al terzo posto in classifica generale. Da allora da un oceano all’altro ha scritto la propria storia di mare e di vita partecipando a molte altre competizioni che l’hanno fatta diventare la più famosa navigatrice solitaria al mondo. Questo libro è il racconto della sua avventura in cui si alternano emozioni, lacrime e sorrisi, momenti inebrianti e cocenti delusioni. Perché la regata in solitario, oltre che un privilegio, è un esercizio severo e impone un confronto con la natura che non ammette deroghe o compromessi. In queste pagine, ricche di informazioni tecniche utilissime agli appassionati di vela, si parla di vittorie, sconfitte, incidenti e naufragi, ma c’è qualcosa che va al di là della cronaca sportiva e parla di sacrifici, dedizione, disciplina, della gioia di tornare a terra e ritrovare gli amici, della voglia di ripartire, per assaporare ancora una volta “il sale delle cose ordinarie”. Isabelle Autissier continuerà a farlo, sola intorno al mondo, sino a quando la scintilla che la muove s’infiammerà nelle giornate di gran vento.
Un anno in barca stop di Erika Giop
Erica Giopp ha 26 anni quando parte per il suo viaggio in Barcastop: l’autostop del mare, che si fa viaggiando in barca a vela ottenendo dei passaggi in cambio di aiuto a bordo. Non parte per ritrovare se stessa né tanto meno per inseguire l’avventura estrema. Lascia lavoro, fidanzato, amici e famiglia e scappa: dai doveri, dagli impegni e dai trent’anni che si avvicinano. Parte per 17.000 miglia, con un piccolo bagaglio, verso poche ore di sonno, molte di lavoro duro, intossicazioni alimentari, settimane di bonaccia, ma anche verso innumerevoli tramonti sull’oceano e verso uno stile di vita che, per forza, riporta all’essenziale. Quello di Erica è un viaggio attraverso oceani, isole e persone che ci fa conoscere nei loro aspetti più crudi e grezzi, quelli primordiali che appartengono a tutti gli uomini, ma che sono veri come i legami che nascono nel mezzo del nulla, quando non si parla la stessa lingua, non ci si lava da giorni e si indossano sempre gli stessi vestiti sporchi. Lontano dal diario di bordo, questo è un concentrato di aneddoti e consigli: il libro trasmette messaggi universali senza la pretesa di ergersi a guida spirituale. Erica torna un anno dopo con meno imbarazzi e più consapevolezza. Guarda la sua quotidianità con occhi nuovi, convinta che i veri eroi non siano quelli che mollano tutto per partire, ma quelli che vivono ogni giorno assaporando quello che per loro è l’essenziale.
One girl one dream di Laura Dekker
Laura Dekker è una ragazza olandese divenuta celebre qualche anno fa per avere portato a termine un’impresa giudicata impossibile per una velista di appena 15 anni: fare il giro del mondo a vela. Amore per la natura, curiosità, un bel po’ di coraggio e forse un filo di incoscienza, vista la giovane età, erano stati gli ingredienti di questa avventura che al momento del suo annuncio aveva scatenato un putiferio, anche giuridico. Le polemiche sulle conseguenze socio-affettive nello sviluppo emotivo e psicologico dell’adolescente erano infatti state seguite da una sentenza della giustizia olandese che nel 2009 aveva bloccato il suo primo tentativo di viaggio considerato troppo pericoloso per una ragazza così giovane. Ma una seconda sentenza del tribunale, nel luglio del 2010, stabilì che la decisione spettava ai genitori, i quali diedero il via libera al viaggio della figlia. Il World Sailing Speed Record Council, ossia l’organo internazionale che certifica i record velici pur riconoscendo la spettacolarità dell’impresa decise tuttavia di non convalidare il record di Laura Dekker, perché non legato alla velocità ma solo alla giovane età. Una scelta che, forse, voleva evitare di fomentare altri giovani velisti nel tentare un viaggio così affascinante ma altamente rischioso. Nel libro One girl one dream la Dekker descrive nel dettaglio la sua impresa in una sorta di diario di viaggio intimo ed estremamente emozionante.
60 miglia a vela di Francoise Moitessier
Il 12 ottobre 1963 una barca a vela lascia il porto di Marsiglia. A bordo ci sono un uomo e una donna. Il nome della barca è Joshua, il comandante è Bernard Moitessier, l’unico membro dell’equipaggio è Françoise, una donna minuta, pesa solo quarantacinque chili, meno dell’ancora, e innamorata, che ha lasciato a terra i tre figli per andare incontro a un’avventura che entrerà nella leggenda. Comincia da quel giorno di ottobre la nuova vita di Françoise Moitessier de Cazalet: spinta dai venti del cuore, ha prima intrecciato la sua esistenza con uno dei grandi navigatori del XX secolo e poi saputo conquistarsi un posto di tutto rispetto nel gotha dei navigatori solitari. Un libro che appassionerà tutti gli ammiratori di Bernard Moitessier e che farà scoprire la storia straordinaria di una donna forte e libera, che ha affrontato con lo stesso coraggio 60.000 miglia a vela e le durissime prove della vita.
Il cerchio si chiude: la mia vita di Ellen McArthur
Ellen MacArthur è la più famosa navigatrice al mondo, comparsa nel mondo delle regate oceaniche da giovanissima, in pochi anni ha vinto le principali competizioni mondiali, partecipando ad appena 24 anni al giro del mondo in solitario con una barca a vela da corsa da 60 piedi e successivamente al record mondiale in solitario con un trimarano gigantesco di 75 piedi. Sin dall’infanzia ha nutrito una grandissima passione per la navigazione che l’ha portata a risparmiare ogni centesimo per acquistare la sua prima barca. In questo libro narra delle sue più importanti regate, le sue sfide incredibili, dalle onde gigantesche dei Mari del Sud a interi mesi trascorsi da sola in mezzo agli oceani e poi di un’importante svolta della sua vita verso altre sfide per la tutela ecologica delle risorse e della sopravvivenza del globo terreste tramite la sua fondazione.
Ho sposato l’oceano di Inbar Meytsar
“L’oceano è un mare che si muove dentro di me, senza barriere né orizzonti”: così Simone Bianchetti definì il proprio amore per il mare, che lo portò a inseguire un punto oltre qualsiasi orizzonte. “Stai lontana da questo qui perché dev’essere un pazzo scatenato”, fu il primo pensiero di Inbar Meytsar quando conobbe Simone. Il quale, da parte sua, pensò: “Questa me la sposo”. Tra loro scattò qualcosa, ma rimase inespresso. Nove mesi più tardi, la fiamma si accese. Si sposarono in Italia, fra una tappa e l’altra dell’Around Alone 2002-2003. “Ho sposato l’oceano” di Inbar Meytsar è il diario di quella regata, la competizione più lunga che esista (28.800 miglia marine) per qualsiasi atleta di qualsiasi sport. Ma è anche il racconto, giorno per giorno, ora per ora, di una storia d’amore che cresce fra gli oceani, lungo le tappe di un giro del mondo a vela in solitario che dagli Stati Uniti si snoda in Inghilterra, Sudafrica, Nuova Zelanda e Brasile. Inbar vive le difficoltà e le paure del marito come se fosse in barca con lui, affronta i problemi, i rischi, le gioie di una convivenza ai limiti del possibile, tra porti, aeroporti, telefonate satellitari, e-mail, tempeste, black-out e silenzi, teneri abbracci e lunghe attese. Segue il marito in tutte le tappe, vive ogni arrivo, ogni sosta, ogni partenza, le tensioni e le emozioni di una regata estrema e quelle di una coppia che ha appena levato le ancore. Alla fine di quella prova, conclusa da Bianchetti al terzo posto, Inbar e Simone tornano in Italia, riportano la barca a Savona, il luogo dove hanno scelto di formare una famiglia, di vivere. Ma il loro sogno s’infrange a bordo di un’imbarcazione all’ormeggio, in una notte di bonaccia. A soli 35 anni, Simone è stroncato da un malore. Una storia d’amore, ma anche una grande avventura della vela raccontata in prima persona, per la prima volta, non da uno degli skipper in gara ma dalla moglie che lo segue da terra con il cuore a bordo, sospeso tra l’amore e il mare.
Oltre l’orizzonte di Laura Zolo
Laura Zolo, nativa dell’isola d’Elba, si è avvicinata alla vela sin da bambina, prima sulle derive e in seguito sul piccolo cabinato di famiglia (Jaka 520 del 1968). La sua prima vera barca è stata un Nimble di Piver, mitico trimarano in compensato marino con il quale ha gustato il sublime sapore delle navigazioni d’altura: dal Mar Tirreno verso le isole e gli arcipelaghi del Mediterraneo Occidentale fino alle colonne d’Ercole. Affacciata sull’oceano Atlantico non ha potuto che seguire il sogno e continuare a navigare oltre l’orizzonte. L’orizzonte si è lasciato seguire per diciotto anni. Il piccolo Albatros l’ha portata fino all’Arcipelago delle isole di Capo Verde dove nel 1989 ha trovato “7 Roses”, uno scafo d’acciaio naufragato e abbandonato che ha recuperato e ricostruito, ed è stata la sua barca, la sua casa e la sua conchiglia per oltre vent’anni. Assieme hanno solcato migliaia di miglia tra mari tropicali, grandi laghi, fiumi, mari del nord e gli splendidi paesaggi Artici della Groenlandia. Laura racconta di come con incrollabile volontà si può riallestire una barca in acciaio senza più vita e poi partire per tanti viaggi. Uno dei quali è raccontato in modo affascinante; partenza da Venezia e arrivo in Labrador, passando a nord dell’Irlanda. Grandi personaggi, ghiacci, storia, si intrecciano in modo davvero speciale.
La scia di Penelope di Susan Beyer
Nel 2011, in una delle edizioni più difficili della Mini Transat, funestata dai ritiri, Susanne Beyer, a bordo di Penelope, taglia il traguardo di Salvador de Bahia al 23°posto, prima fra gli italiani e seconda donna in assoluto. Un risultato sorprendente, soprattutto perché la velista ligure, alla sua prima partecipazione alla mitica traversata atlantica in solitario, deve fare i conti anche con la rottura dell’autopilota, che la costringe a timonare manualmente e a ridurre drasticamente i tempi di riposo. L’avventura in Atlantico di Susanne è un viaggio emozionante e avventuroso, il diario di un’impresa progettata con intelligenza ed entusiasmo, condotta con tenacia, raccontata con una vitalità capace di restituire tutte le emozioni: la meraviglia e la paura, l’esaltazione e lo sconforto, la commozione e l’ironia, la forza interiore ricavata dal sostegno degli affetti e dalla fedele compagnia della musica. Ma “La scia di Penelope” è anche il racconto di un’esistenza spesa per realizzare la propria passione, dall’infanzia a fianco del padre architetto navale fino alla lunga esperienza a bordo del Tirrenia II, un ketch aurico del 1914, su cui Susanne si è imbarcata giovanissima come marinaio e di cui è diventata in pochi anni comandante.