Trasferimento barche, vera scuola di vela

Trasferire una barca in sicurezza necessita di una serie di competenze di navigazione ed esperienza in mare, oltre che una buona dose di responsabilità. Per questi motivi rappresenta ancora oggi una delle scuole di vela più formativa e può rivelarsi un’opportunità di apprendimento anche per chi si avvicina alla vela.

Il trasferimento di barche è un’attività per cui non esiste una formazione specifica se non l’esperienza personale e le miglia navigate, ma che impone una serie di responsabilità, anche pesanti, nei confronti del committente. Eppure trasferire barche è una scuola di mare impareggiabile, una delle palestre di vela più formative, oltre che un’esperienza avventurosa, suggestiva e appagante.

Al timone di barche, di volta in volta diverse, si apprendono le varie caratteristiche e attitudini reali dei modelli di cabinati proposti dal mercato, s’impara a individuarne eventuali punti nevralgici e qualità marine, ma anche e soprattutto a capire quanto una barca possa realmente “valere” in navigazione. Col tempo si diventa insomma non solo skipper svezzati e capaci di gestire sia barche da crociera che da regata, ma anche preziosi collaudatori cui gli armatori, grazie al tradizionale passaparola, daranno la caccia anche al solo scopo di ricevere consigli e suggerimenti.

Check del meteo e controlli in banchina

I velisti che vantano una lunga lista di trasferimenti imparano a confrontarsi con diverse situazioni meteorologiche e a stabilire il momento migliore per prendere il largo, indipendentemente che si tratti di un trasferimento oltreoceano o di uno di poche centinaia di miglia. Chi accetta questo tipo di ingaggi sa che deve prepararsi scrupolosamente ma anche conoscere a fondo il mezzo che gli viene affidato evitando di lasciare l’ormeggio prima di avere effettuato tutta una serie di controlli allo scafo, all’armo velico, alle attrezzature, agli impianti e al motore.

I più meticolosi preparano una check-list dei controlli da fare in banchina analizzando lo stato dell’imbarcazione sia prima che dopo il trasferimento. A volte anche documentando il tutto con fotografie e vagliando l’opportunità di effettuare lavori o riparazioni prima di mollare gli ormeggi. Anche in un settore così deregolamentato è dunque la serietà a fare la differenza.

Una scuola concreta per apprendere la vela

Quella di trasferire barche insomma è uno step cruciale per chi voglia intraprendere in futuro la carriera dello skipper, ma può essere anche una ghiotta occasione per chi è alle prime armi: affiancare un navigatore che sa il fatto suo lungo un percorso d’altura potrebbe infatti rivelarsi una chance impagabile per chi voglia imparare davvero ad andar per mare.

Questo perché particolarmente nel caso di un trasferimento la rotta non viene percorsa con lo spirito pacato della crociera e neanche con quello competitivo della regata: ciò che conta è macinare miglia ottimizzando le risorse e avendo come unico scopo il raggiungimento di una destinazione precisa. Ed è lavorando in questo modo sulle lunghe distanze, senza pigrizie, ma anche senza stress, che si misura l’efficienza di un’imbarcazione, che si impara a gestirla e conoscerla giorno dopo giorno. Non è un caso infatti che alcuni tra i più importanti cantieri sfruttino il trasferimento di consegna per illustrare al nuovo armatore il funzionamento delle varie attrezzature di bordo e per consentirgli di prendere confidenza con la nuova barca.

Per svolgere tale lavoro oltre allo skipper spesso i committenti cercano persone da affiancargli in navigazione: avere una mano in più nelle manovre, coprire un turno di guardia, dare un occhio al carteggio, monitorare la bussola, fare una chiamata al vhf o anche solo per la sicurezza di avere un uomo in più a bordo per qualsiasi evenienza. Insomma anche un principiante in queste situazioni può dare il suo piccolo contributo.

Come trovare un ingaggio?

E proprio nel tentativo di approfittare di questa opportunità alcuni aspiranti lupi di mare aspettano gli skipper al varco di Gibilterra o delle Canarie facendo il cosiddetto “barca-stop” nella speranza di trovare imbarco, oppure si mettono a disposizione presso circoli e scuole di vela che nei passaggi di stagione devono trasferire le proprie flotte. Durante una traversata non ci sarà tempo per bagni e soste naturalistiche, certo, ma non mancherà l’occasione di carpire qualche segreto d’arte marinaresca, semplicemente osservando il comandante all’opera. Può capitare che gli skipper impegnati in trasferimenti, soprattutto in quelli su lunghe distanze, possano rifiutare d’imbarcare sconosciuti e preferiscano essere affiancati da persone di fiducia.

Ma l’opportunità è così allettante che chi ha tempo farebbe bene a investirlo sfruttando ogni possibilità per entrare nelle grazie di chi vive da anni l’esperienza della navigazione d’altura. E se ciò non è possibile frequentando direttamente l’ambiente di chi va per mare, ci si può lanciare all’avventura con uno zaino in spalla cercando imbarco in scali molto frequentati o stando sempre all’erta agli annunci che compaiono su alcuni gruppi specializzati su Facebook o ancora sulle riviste o nei siti internet dedicati.

Mi dai un passaggio in barca? Ecco come partire all’avventura…

David Ingiosi

Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come redattore e reporter per testate nazionali e internazionali dove si è occupato di tutte le classi veliche, dalle piccole derive ai trimarani oceanici

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