Tecniche di pesca: surfcasting e rockfishing. Quali differenze?

Se non è possibile navigare a causa del maltempo i velisti pescatori possono approfittare di scogliere e spiagge per dedicarsi a due tecniche di pesca molto gratificanti: il surfcasting e il rockfishing. Sembrano simili, ma in realtà si praticano con attrezzatura diversa.

Le crociere a vela sono un’ottima opportunità di praticare la pesca alla traina sia sotto costa che quella d’altura. La barca a vela infatti per sua natura, date le velocità contenute, non solo si presta a questo tipo di disciplina ma può dare grandi soddisfazioni. A tutti i diportisti capita tuttavia di non poter uscire in mare in caso di maltempo e perturbazioni, vento forte e mare grosso.

Anche mentre la barca è in banchina tuttavia ci si può dedicare a gratificanti sessioni di pesca comodamente in spiaggia o dalle scogliere mediante due tecniche simili, ma in parte diverse: il surfcasting e il rockfishing. Vediamo quale attrezzatura serve e come possono essere un’ottima alternativa ai pomeriggi in banchina.

Sufcasting: sfruttare le mareggiate in Mediterraneo

Il surfcasting (letteralmente “lancio sull’onda”) è una tecnica di pesca che nasce nasce nell’Oceano Atlantico ma è stata adattata con successo alle nostre coste. Il pescatore sfrutta l’andamento delle maree, che producono, nel loro alternarsi, significative turbolenze sottomarine nei pressi della costa. Tali turbolenze, muovendo il fondale sabbioso con moto circolare, creano zone particolarmente ricche di cibo per pesci predatori grandi e piccoli. In Mediterraneo le maree non sono sufficienti da sole a produrre tale turbolenza, quindi si sfruttano le cosiddette “mareggiate anemometriche”: in presenza di moto ondoso di intensità apprezzabile, si noterà come le onde inizino a “gonfiarsi” tutte nello stesso punto; quando la metà dell’altezza dell’onda è maggiore della profondità del mare, quello è il punto in cui inizia il vomere delle onde sul fondo e quindi, il deposito organico tipico del surf casting. I grossi predatori si avventurano tra quei flutti, in cerca del cibo, costituito dagli organismi dissepolti o dai pesci-esca in pascolo sul settore.

È questo il motivo per cui l’esca deve essere lanciata in prossimità dell’ultima linea dei frangenti verso il largo, generalmente attorno ai 100 o più metri dalla battigia (in relazione alla profondità della spiaggia, talvolta anche a pochi metri dall’arenile, nel caso di fondali digradanti rapidamente), ragione per cui l’attrezzatura da surf casting è studiata per lanciare molto lontano. Nel Mar Mediterraneo, la stagione del surf casting va da ottobre ad aprile, periodo durante il quale le mareggiate portano allo scoperto gli organismi che costituiscono la base alimentare accumulatasi durante l’estate.

Surfcasting: canna, lenza e tipi di esca

Il bello del surfcasting è che si può praticare con poca attrezzatura. L’ideale è avere una o più canne da 4,20 metri dotate di un grosso mulinello in grado di portare e recuperare molta lenza ad ogni giro di manovella. In funzione dello spot scelto e del tipo di prede a cui si aspira la canna può essere equipaggiata in due differenti modi a secondo della posizione del pesante piombo che può essere sopra all’amo, scorrevole sulla lenza oppure finale con gli ami sulla lenza madre. Ami, lenze, dimensioni e spessori devono poi essere calibrati in funzione della preda, dell’esca, dell’intensità della corrente, della limpidezza dell’acqua. Per esempio più la corrente sarà forte, più il bracciolo sarà corto e maggiore sarà la limpidezza dell’acqua più la nostra lenza dovrà essere fine, cercando di mantenere un buon compromesso con la grandezza dell’esca e del pesce che si vuole catturare. I terminali della lenza inoltre in caso di pesca sulla sabbia possono scendere a 0,20 di spessore. Un suggerimento importante. prima di maneggiare le esche è molto importante sciacquarsi bene le mani con acqua di mare per allontanare gli eventuali odori di cibo, tabacco o detersivi e saponi.

Nel surfcasting dalla spiaggia o dagli scogli vengono utilizzate varie tipi di esche: il verme o il gambero per mormore e spigole durante la notte e la cozza intera o il granchio per le grosse orate di giorno. Le prede naturalmente possono variare ma con questa tecnica si può insidiare soprattutto il pesce bianco.

Rockfishing: la pesca con mare duro

Il Rockfishing può essere considerato il fratello gemello del surfcasting, in quanto non è che una versione particolare praticata dalle coste rocciose. Il principio è lo stesso: sfruttare il momento di mangianza delle prede con esche appropriate, ma è una tecnica divversa dal surfcasting per calamenti, esche e prede. Ma soprattutto è diverso come filosofia, in quanto il rockfishing ama le condizioni atmosferiche più estreme e le catture più impegnative. Inoltre il rockfishing sviluppa tecniche di attacco che si avvalgono di concetti e metodi propri di altre tecniche, come la pesca a fondo, la traina, la pesca di superficie.

Anche con il rockfishing in caso di maltempo ci si possono togliere molte soddisfazioni. In genere si pratica s fondali rocciosi anche molto profondi, pescando dalle scogliere. Come nel surfcasting la canna ideale misura circa 4-4,20 metri con un range di potenza dai 100 ai 200 grammi, un mulinello di taglia minima 6.000 con un filo madre dello 0,22 di spessore e uno spezzone finale più grande.

Lenze più spesse e piombi a perdere

I calamenti da fare sono molto semplici: travi a 1-2 ami in base alle condizioni e allo scenario di pesca. La differenza principale tra il surfcasting e il rockfishing sta nel diametro dei fili delle lenze: questi ultimi nel rockfishing devono essere decisamente superiori e spesso prevedere anche dei terminali in acciaio. Inoltre sulle rocce spesso si è costretti a utilizzare del piombo a perdere. Si aggancia la zavorra al moschettone del calamento tramite un elastico che in caso di incaglio si rompe permettendo di recuperare tutto il resto del sistema pescante senza danni. Nel rockfishing poi i terminali della lenza non devono mai scendere sotto lo 0,25.

Le prede più comuni del rockfishing sono saraghi, gronchi, pagelli, cernie e dentici. Come esche si possono usare principalmente le sardine , il verme di rimini, la seppia e in generale le esche naturali molto grandi e visibili.

David Ingiosi

Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come redattore e reporter per testate nazionali e internazionali dove si è occupato di tutte le classi veliche, dalle piccole derive ai trimarani oceanici

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