Stress in barca: c’è quello buono e quello cattivo

Le persone salgono in barca per allontanarsi dallo stress. Ma andare per mare può essere paradossalmente anche una fonte di stress: le manovre, i pericoli, la responsabilità, i rapporti con l’equipaggio, gli errori. Lo stress è in realtà un buon compagno di navigazione, purché sia quello buono…

Il mare e la navigazione a vela sono un eccellente antidoto per combattere lo stress delle nostre vite urbane dai ritmi sempre più veloci. In barca si sale proprio per staccare la spina, ricaricarsi e rigenerarsi. Mollare gli ormeggi dalla banchina di un porto e mettere la prua verso l’orizzonte significa allontanarsi fisicamente e simbolicamente dalla confusione quotidiana, dalle ansie e dai problemi che ci assillano durante la nostra vita ordinaria. Questa è almeno l’opinione comune e in parte è vera.

La vela tuttavia non è solo evasione dallo stress. Può essere anche un modo per alimentarlo un certo tipo di stress, paradossalmente. Navigare rimane infatti un’attività piuttosto impegnativa a livello fisico e mentale, richiede concentrazione durante le manovre, senso di organizzazione, spirito di adattamento e capacità di relazionarsi con gli altri. In altre parole andare per mare è sicuramente rilassante, mette in pace con sé stessi, permette di godere della natura, ma non è esente da una certa dose di pressione, il che per certi versi è assolutamente positivo e necessario, prima di tutto ai fini della sicurezza. Immaginate di essere al timone durante una manovra di ormeggio, oppure al tavolo da carteggio a studiare una nuova rotta per aggirare una burrasca o ancora in coperta per un turno di guardia notturno. Sono tutte situazioni normali a bordo, ma non prive di una buona dose di apprensione affinché tutto fili liscio.

Lo stress è come reagiamo agli stimoli

Per comprendere questo rapporto tra navigazione e stress, in apparenza contraddittorio, bisogna prima di tutto sapere cosa è esattamente lo stress, una parola divenuta ormai familiare nel nostro vocabolario, quasi sempre come accezione negativa, causa di molti mali o meglio sintomo di tanti malesseri. Non è tuttavia proprio così. Il termine stress è stato preso in prestito dagli psicologi dalla metallurgia in cui indica la capacità dei metalli di resistere agli sforzi, ai carichi e alle pressioni alle quali vengono sottoposti. La parola “stress” significa appunto pressione, sforzo, oppressione. In genere si dice che una persona è stressata quando è sotto pressione, appunto, oppure particolarmente affaticata o scarica.

In realtà il significato di stress in senso generale è la risposta funzionale con cui il nostro organismo reagisce a uno stimolo più o meno violento di qualsiasi natura: emozionale, traumatico, fisico, mentale. etc. In altre parole lo stress può essere negativo, ma anche positivo, perché ci sveglia, ci mette in allarme, ci fa reagire di fronte a una certa situazione, per esempio di pericolo, insomma ci permette di crescere, di lavorare su noi stessi, rinforzare la nostra autostima. In barca, come nella vita, una buona dose di stress in realtà ci fa bene, serve a essere marinai consapevoli, preparati, lungimiranti. In una situazione di pericolo in mare, lo stress può addirittura permetterci di portare a casa la pelle.

Lo stress non è solo negativo

La stessa psicologia distingue lo stress buono, ossia l’eustress (eu dal greco “bello, buono”), dallo stress cattivo, cioè il distress. L’eustress è quello che, nel nostro quotidiano, nelle attività che facciamo, ci aiuta ad affrontare e superare le varie sfide che la vita ci propone. Sfide che una volta superate, ci faranno sentire più soddisfatti e con un più alto livello di autostima. Il distress è al contrario lo stress così come comunemente lo intendiamo, ossia quello che ci provoca maggiori difficoltà, conflitti emotivi, ansie, disturbi fisici, paure che talvolta ci coinvolgono al punto tale che è difficile prenderne le distanze in un breve lasso di tempo. Nel peggiore dei casi il distress sfocia in un comportamento non adeguato o sbagliato. Ci paralizza o ci fa commettere errori.

L’effetto positivo o negativo dello stress è una questione di quantità e durata, anche in barca. Essere troppo “rilassati” fa diventare apatici e crea situazioni di mancanza di stimoli. Viceversa essere sottoposti a pressioni eccessive e per periodi prolungati porta invece al distress. Saper gestire lo stress e saper trovare il giusto equilibrio, tra manovre e relax vero, turni di guardia e recupero di energie, è importante per garantire le performance lavorative.

Ognuno può imparare a gestire lo stress

Ma lo stress, nelle sue due accezioni positiva e negativa, non è per tutti uguale. Ognuno di noi infatti risponde agli eventi stressanti in maniera diversa. Questa risposta  è dettata dalle varie esperienze che accumuliamo nell’arco della nostra vita, le strategie apprese, le lezioni imparate. Alcune persone saranno più pronte nell’affrontare certe situazioni, mentre altre meno. Le nostre valutazioni personali degli eventi e la nostra capacità di reagire positivamente o negativamente subiscono l’effetto delle esperienze passate e delle nostre convinzioni che abbiamo maturato in base a queste. Ciascuno di noi insomma ha dei propri livelli di tolleranza allo stress e delle proprie tecniche di gestione dello stesso.

La capacità di convivere con lo stress e ridurlo in modo che non abbia conseguenze negative sul nostro modo di affrontare le situazioni critiche si può allenare e perfezionare nel tempo. È il lavoro di addestramento in cui si esercitano per esempio i soldati delle forze speciali o gli operatori delle forze dell’ordine o del Pronto soccorso o ancora i soccorritori della Guardia Costiera. Gente che opera in condizioni critiche, sempre molto stressanti, ma che impara a portare a termine il lavoro senza esitazione, con sangue freddo e facendo sempre la cosa giusta.

Lo stress a bordo può essere un amico

Ecco che allora la navigazione e la vita a bordo possono essere una palestra formidabile per allenarsi a ridurre lo stress, trasformarlo in energia positiva, in eustress. Come? Uscendo in mare il più possibile, prendendo confidenza con le attrezzature e gli impianti di bordo, conoscendo a menadito la propria barca, gli strumenti, le dotazioni e le procedure di emergenza. Imparando a cavarsela in ogni condizione di mare e di vento, a diventare flessibili, ad adattarci sempre e comunque. Lo stress si riduce creando i giusti automatismi, accumulando esperienza, fronteggiando ogni situazione critica e assumendo piena consapevolezza delle proprie risorse fisiche e mentali.

Lo stress a bordo non può e non deve essere eliminato, deve essere invece gestito in modo che resti uno strumento di tutela e di prestazioni a nostro vantaggio. Solo così invece di essere solo un nemico lo stress in barca può diventare un prezioso compagno di viaggio che ci rende marinai più consapevoli, attenti e felici.

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David Ingiosi

Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come redattore e reporter per testate nazionali e internazionali dove si è occupato di tutte le classi veliche, dalle piccole derive ai trimarani oceanici

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