Esce per la prima volta con la traduzione in italiano il libro “Sebastiano Caboto. Storia di un viaggio nel cuore profondo del continente sudamericano”. Il volume, scritto da Gherardo La Francesca è la ricostruzione della celebre spedizione in Sud America dell’esploratore veneziano.
C’è negli esploratori di tutti i tempi un fuoco che brucia, un demone che non gli dà pace, quello della conquista, del dominio, della volontà di potenza. Sentimenti che non erano sconosciuti nemmeno a Sebastiano Caboto, l’esploratore veneziano che nel 1526 intraprese per conto del re di Spagna un importante viaggio lungo le coste e alcuni fiumi del continente sudamericano.
A questi viaggi, affascinanti quanto misteriosi è dedicato il libro “Sebastiano Caboto. Storia di un viaggio nel cuore profondo del continente sudamericano” scritto da Gherardo La Francesca, diplomatico e navigatore. Sono gli albori del sedicesimo secolo, poco dopo la scoperta del Mundus Novus ad opera del genovese Cristoforo Colombo, quando si sviluppa una storia di intrighi nelle corti Europee, navigazioni in acque sconosciute, inaudite sofferenze, ammutinamenti, attacchi di indigeni ostili e antropofagi, tempeste e naufragi. Sembrano questi gli ingredienti di un romanzo salgariano. È invece la fedele ricostruzione storica del volume di La Francesca del viaggio compiuto da Sebastiano Caboto attraverso l’oceano Atlantico, per risalire oltre 1.200 chilometri lungo il corso dei grandi fiumi sudamericani e penetrare nel cuore profondo e sconosciuto del continente.
Caboto come Kuntz di “Cuore di tenebra”
La storia, ricostruita con l’ausilio di un prezioso repertorio documentale e corredata da 74 riproduzioni di altrettante mappe, documenti, stampe e strumenti nautici del XVI e del XVII secolo, segue le varie tappe del viaggio del navigatore italiano che, partendo dal porto andaluso di San Lucar de Barrameda al comando di quattro navi, dopo una sosta nelle isole Canarie che allora costituivano l’ultimo avamposto del mondo conosciuto, si addentrò nelle acque ancora quasi inesplorate dell’oceano Atlantico. Popolate, secondo leggende ancora assai diffuse, da mostri marini e caratterizzate da acque ribollenti, interminabili calme e improvvise violentissime tempeste.
“A rileggere il resoconto della spedizione Caboto – ha affermato Pierangelo Campodonico, direttore del Galata Museo del Mare – vengono in mente le pagine di Cuore di tenebra di Joseph Conrad: anche qui, si può dire che dentro il cuore dell’uomo bianco si annida un demone insaziabile. La risalita del Paranà, come quella del fiume conradiano, è in realtà una discesa agli inferi, un viaggio nell’alterità. Stupisce questa capacità di adattamento dell’uomo che ha respirato l’aria del Rinascimento, di adattarsi e di sentirsi a suo agio in ogni contesto.
La Francesca scrittore e navigatore
“La Francesca – sottolinea la professoressa Maria Rosaria nella presentazione del libro – attinge alla sua personale esperienza di esperto navigatore per spiegare le difficoltà e i problemi tecnici legati alla traversata atlantica e all’esplorazione di Caboto: distanze in miglia, nodi, venti, correnti marine, tipologie e limiti delle imbarcazioni”. L’autore infatti con la sua barca, costruita a Taiwan, chiamata Pulcinella, ha attraversato il Mar della Cina Meridionale, lo Stretto di Malacca, l’oceano Indiano, il Mar Rosso, il Mediterraneo e da ultimo nel 2014 l’oceano Indiano. Il volume, è uscito per la prima volta nel 2015 in Paraguay e ora in traduzione italiana. La Francesca è nato a Roma nel 1946. Laureato in Giurisprudenza, è stato diplomatico in Grecia, Egitto, Giappone, Argentina, Cipro e Brasile.