Il sartiame di bordo deve essere resistente, leggero e sufficientemente rigido, in grado cioè di mantenere costanti le regolazioni impostate dall’equipaggio. Vediamo come si sono evolute le sartie nel tempo e quali sono i tipi di cavo più diffusi sul mercato, le loro caratteristiche tecniche, i punti di forza e i difetti.
Il sartiame è una componente fondamentale dell’insieme albero e vele che costituisce il vero motore di una barca a vela. Sartie, stralli e paterazzi formano a bordo le cosiddette “manovre fisse” o “dormienti” che hanno la funzione di sostenere e permettere la regolazione dell’alberatura, un compito essenziale non solo ai fini della sicurezza della barca ma anche sulle sue prestazioni veliche.
Il sartiame di bordo deve essere quanto più resistente, leggero e rigido, in grado cioè di mantenere costanti le regolazioni impostate dall’equipaggio. Vediamo qual’è stata l’evoluzione delle sartie nel tempo e quali sono i principali tipi di cavo più diffusi per le barche da crociera e da regata, le loro caratteristiche tecniche, i punti di forza e i difetti.
Dalle fibre di canapa ai cavi metallici
Sui velieri costruiti fino alla prima metà dell’800 il sartiame era costituito da cavi di canapa catramata che offrivano una buona resistenza, carichi di rottura elevati ma per contro erano piuttosto pesanti soprattutto quando impregnati di acqua e tendevano ad allungarsi molto sotto tensione.
Tali problemi sono stati risolti con l’avvento dei cavi metallici, in particolare il cosiddetto cavo “atlantico” che per decenni è stato tra i protagonisti delle manovre fisse sulle barche. È una cima di acciaio galvanizzato e piuttosto flessibile formata da una serie di trefoli intrecciati la cui qualità dipende soprattutto dal processo di zincatura ricevuto.
Cavo atlantico: economico e marino
Ancora oggi alcuni navigatori utilizzano il cavo atlantico perché è più economico di quelli odierni in acciaio inox e soprattutto è esente dai rischi di cristallizzazione e conseguenti rotture improvvise come l’inox. Anche la ruggine non è un problema visto che il propagarsi di questa ossidazione è controllabile a occhio nudo. Il suo punto debole è che ha la tendenza a spinarsi, cioè si spezzano i fili che lo compongono all’interno, inoltre è pesante, richiede terminali specifici e soprattutto ha un discreto allungamento.
Per questi inconvenienti negli anni è stato soppiantato per le manovre fisse della barca da altri tipi di cavi metallici: il cavo spiroidale, il cavo compatto tipo Dyform, il tondino e ultimamente le fibre composite sulle barche da regata pura.
Cavo spiroidale, il più diffuso
Il cavo spiroidale è quello maggiormente diffuso, soprattutto sulle barche da crociera. È costituito da un cavo mono trefolo in acciaio inossidabile Aisi 316 generalmente del tipo 1X19, cioè costituito da un singolo trefolo di 7 fili ricoperto da una camicia di 12 fili. In alternativa vengono utilizzati anche cavi con più trefoli attorcigliati a uno centrale da 1X37, 1×39, e così via. Il cavo spiroidale ha buone caratteristiche di tenuta, un’elasticità contenuta, è economico ed è reperibile facilmente.
Cavo Dyform: prestazioni e costi contenuti
Il cavo compattato, meglio conosciuto con il marchio Dyform, presenta caratteristiche superiori rispetto al cavo spiroidale. Viene realizzato dando ai fili metallici che lo compongono una particolare conformazione in fase di lavorazione in modo tale da appiattirli rendendo l’insieme più compatto all’interno e anche più omogeneo esternamente. Ha un allungamento contenuto e buoni carichi di rottura, inoltre resiste meglio all’azione corrosiva dell’ambiente salino. Viene utilizzato su barche in cui occorre un sartiame più performante senza tuttavia arrivare a soluzioni più onerose.
Tondino: resistente, anticorrosione e aereodinamico
Prestazioni ancora migliori in termini di resistenza, allungamento e carichi di rottura le presenta il tondino che negli ultimi anni ha conosciuto una larga diffusione sia sulle imbarcazioni da regata che sui cabinati cruiser racer in cui si cerca una perfetta regolazione dell’albero senza cedimenti. Il tondino è un cavo mono filo di acciaio chiamato anche Nitronic 50, una particolare lega resistente alla corrosione. I suoi pregi sono di non subire allungamenti strutturali, il peso contenuto e una maggiore efficienza aerodinamica. Nelle sue prime conformazioni era meno longevo rispetto agli altri cavi ma il problema è stato risolto successivamente. Rimane invece a suo discapito il prezzo ancora elevato (fino al doppio rispetto al cavo spiroidale) e i suoi cedimenti causati da piegamenti, urti e stress da fatica, sono improvvisi, soprattutto alle estremità.
Sartie in fibra sintetica per regate e record oceanici
A bordo delle imbarcazioni più performanti, dai Coppa America ai Vor 70, fino ai grandi multiscafi da record oceanici, si usano invece le fibre di nuova generazione da cui si ricavano cavi leggerissimi (fino all’80 per cento più leggeri rispetto a un sartiame in tondino), con minimo allungamento ed elevate doti di resistenza meccanica. I cavi compositi sono realizzati con diversi tipi di fibra, Kevlar, Dyneema, Pbo e subiscono metodi diversi di lavorazione che ne influenzano prestazioni e rendimento.
La tessitura in fibre parallele per esempio richiede sempre un incollaggio o serraggio meccanico dei terminali che può essere un punto debole. L’avvolgimento filamentare invece, ottenuto avvolgendo in modo continuo un filo molto sottile attorno alle due redance consente invece di avere sartie su misura che rendono inutile ogni terminale metallico e offrono altissime prestazioni. Il loro costo naturalmente è molto elevato.
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