Il cacciamine Numana della Marina Militare dopo una lunga ricerca nel tratto di mare siciliano tra San Vito lo capo e Ustica ha individuato il relitto del peschereccio Nuova Iside affondato nella notte tra il 12 e il 13 maggio. La barca si trova a 1.400 metri di profondità e potrebbe raccontare la verità sull’incidente.
La verità su quello che è accaduto a bordo del peschereccio Nuova Iside scomparso il 12 maggio scorso si trova a 1.400 metri di profondità. A individuarne il relitto è stato il 20 giugno il cacciamine “Numana” della Marina Militare a circa 30 miglia a Nord di Palermo. Grazie all’impiego dei sensori della nave e di un veicolo filoguidato del comando subacquei e incursori (Comsubin), i militari sono anche riusciti a girare un piccolo filmato della barca: sono immagini di pochi secondi, ma sufficienti a riportare a galla il dramma che è costato la vita ai tre marinai che si trovavano a bordo quella notte intenti in una normale battuta di pesca finita nel più tagico dei modi: Vito Lo Monaco, 27 anni, il comandante dell’imbarcazione, l’unico a non essere stato ancora trovato, Matteo Lo Iacono, 53 anni, il papà di Vito da tutti chiamato “il comandante”, e Giuseppe Lo Iacono, 34 anni, cugino di Vito e nipote di Matteo.
Le profondità del fondale, la presenza di forti correnti marine e l’incertezza sulla posizione dell’affondamento hanno reso la ricerca della Nuova Iside particolarmente difficile e complessa. La conferma dell’identità del relitto è stata ottenuta grazie al nome ben evidente che appare sulla fiancata della barca. Il ritrovamento del relitto è un importante tassello per la ricostruzione di questo strano naufragio che è apparso da subito un vero enigma. Cosa è successo davvero la notte tra l’11 e il 12 maggio scorsi? Come e perché sono morti Vito, Matteo e Giuseppe?
Non è stato il maltempo ad affondare il peschereccio
Sulla scomparsa del peschereccio ha aperto un’inchiesta la Procura di Palermo per omicidio colposo e omissione di soccorso. L’iniziale ipotesi di mare grosso che avrebbe travolto la barca è stata subito scartata per lasciare il campo alla tesi più accreditata secondo cui c’è stata una collisione tra la nave Vulcanello che si trovava sulla stessa rotta e la Nuova Iside. Nello scontro avvenuto nel tratto di mare tra San Vito Lo Capo e l’isola di Ustica il peschereccio sarebbe colato a picco in pochi secondi non dando neanche il tempo ai tre membri dell’equipaggio di lanciare l’allarme. A spingere gli investigatori sulla pista dello speronamento è stata la famiglia stessa delle vittime.
Così nelle scorse settimane sono state sequestrate le registrazioni radar di quella notte in quel tratto di mare e i pm sono arrivati alla conclusione che vicino alla Nuova Iside nelle ore in cui si è inabissata c’era solo una nave: la petroliera Vulcanello battente bandiera italiana.
Posta sotto sequestro la petroliera Vulcanello
La nave è stata quindi posta sotto sequestro nel porto di Augusta (Siracusa). Quattro finora le persone indagate, il comandante e due ufficiali di plancia della nave e l’armatore. I reati contestati sono naufragio e omicidio colposo. Due al momento le tesi investigative: uno speronamento che però i tracciati radar non mostrano o, più probabilmente, un’onda generata dalla petroliera che ha travolto il piccolo peschereccio, ribaltandolo e facendolo affondare.
Lo scorso 10 giugno la procura della Repubblica di Palermo ha disposto il sequestro della scatola nera della nave Vulcanello della società armatrice Augustadue e ora sullo scafo della nave va effettuato un accertamento irripetibile per verificare se abbia o meno speronato il peschereccio Nuova Iside. Ma ora c’è anche il relitto del peschereccio che potrebbe permettere di raggiungere tutta la verità su questo mistero del mare.
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