Quelle magagne nascoste nelle barche usate…

La perizia di una barca usata è una tutela sia per chi acquista che per chi vende e può evidenziare una serie di piccoli e gravi problemi conseguenza di incidenti, avarie e scarsa manutenzione. Quali sono le magagne più comuni che si trovano davanti i periti nautici?

Acquistare una barca usata offre un indiscutibile vantaggio economico che permette di risparmiare sul proprio oggetto dei desideri, ma non solo. Un cabinato con qualche anno sulle spalle spesso presenta delle caratteristiche estetiche piacevolmente retrò che incontrano il gusto del neo armatore, per non parlare della costruzione che in alcuni modelli datati è più solida e curata in fatto di materiali e assemblamento. Certo, di fronte a una barca usata rimane il dubbio del suo effettivo stato di salute, magari dopo tanti anni di navigazioni. Ci si chiede soprattutto se ci siano dei vizi occulti o dei danni nascosti al momento dell’acquisto. Per tutelarsi e togliersi ogni dubbio non c’è che una soluzione: ricorrere a una perizia tecnica.

Questa indagine eseguita da professionisti in realtà non tutela solo l’acquirente che di fronte a eventuali problematiche può decidere se procedere o meno all’acquisto, ma giova anche allo stesso venditore. Le barche sono infatti tutelate dal nostro Codice Civile quando si parla di vizi occulti. Se la barca non viene periziata, può sempre accadere che un acquirente disonesto un mese dopo l’acquisto vada a scogli e procuri dei danni allo scafo e dichiari che gli stessi siano preesistenti alla compravendita addossandoli quindi al venditore. In caso di perizia certificata e firmata da un perito terzo tra le parti che congela, per così dire, lo stato della barca al momento della sua vendita, questo rischio non si corre. Ma quali sono le magagne che può nascondere una barca usata?

Rischio osmosi, grave ma solo per il portafoglio

I cabinati sono mezzi complessi, dotati di tanti impianti e attrezzature e naturalmente possono rivelare al perito incaricato dell’ispezione piccoli e grandi problemi. Il gealcoat malandato, una serratura di una presa a mare difettosa, un winch bloccato sono danni tutto sommato poco gravi che con interventi di poco conto possono risolversi. Magari accumulati possono far spuntare all’acquirente un piccolo sconto sul prezzo. Diverso è il caso di problemi più seri come vizi di costruzione o danni gravi subiti dalla barca a causa di incidenti e che possono mettere a repentaglio la sicurezza della navigazione.

Uno dei danni più ricorrenti negli scafi usati è l’osmosi, un fenomeno degenerativo della vetroresina che in alcuni casi può essere molto profondo e diffuso. In effetti, a meno che non sia trascurato per molti anni non ha alcuna conseguenza sulla struttura dello scafo e se scoperto in tempo può essere tranquillamente curato. Spesso in caso di osmosi da trattare acquirente e venditore si mettono d’accordo per dividersi le spese della riparazione che tra materiali e manodopera possono essere piuttosto ingenti.

Delaminazione della vetroresina

Altro danno grave allo scafo è la delaminazione, ossia la scollatura tra i diversi strati di vetroresina che può essere conseguenza di un urto oppure di una costruzione approssimativa. Si scopre di solito battendo lo scafo con un martello a testa di gomma e individuando differenze di suono tra una zona e l’altra. Dove c’è una delaminazione grave c’è più una struttura solida e in quella particolare zona lo scafo è fragile. Anche la delaminazione quando non troppo estesa può essere curata: si procede a iniezioni di resina o altri materiali per rinforzare o ricostituire la struttura oppure si rimuovono diverse pelli dello stratificato fino a scavare via tutta la parte delaminata, quindi si posano nuove stuoie impregnate di resina. Il trattamento è lungo e costoso.

Danni da incaglio e collisione: quanto gravi?

Altri danni che fanno tremare le gambe all’acquirente sono quelli derivanti da un eventuale incaglio della barca. Se l’incidente avviene a velocità elevata, diciamo dai 3 nodi in su, oppure se la barca rimane incagliata per molto tempo magari subendo anche la pressione di frangenti e mareggiate tali danni possono compromettere la struttura dello scafo e la sua sicurezza. Si può arrivare alla rottura dei madieri e dei longheroni e alla vera e propria falla. Tali danni si possono concentrare sul bulbo e sulla zona dello scafo circostante se lo scoglio colpito era sufficientemente sommerso da subire l’impatto del solo bulbo oppure possono interessare lo scafo se questo era affiorante. Solo il perito con gli strumenti giusti e la sua esperienza può valutare l’entità di questi danni e stabilire se compromettono o meno l’integrità della barca.

Sempre più comune è anche il danno da collisione. I nostri mari e gli oceani sono infatti pieni di relitti sommersi o semisommersi come container, bombole del gas, tronchi e detriti. Come nell’incaglio, anche nella collisione un ruolo importante lo svolge la velocità dell’impatto: più questa è elevata, maggiore sarà il danno. Quelli più gravi sono la falla e la perdita dell’albero. Quest’ultima in genere non ha conseguenze strutturali sulla barca, mentre un’ampia falla può compromettere la solidità dello scafo. Questo tipo di danni, se non ha provocato l’affondamento della barca, generalmente è riparabile.

Barca caduta dall’invaso, ahi ahi ahi!

Durante la perizia a una barca usata possono evidenziarsi anche danni da caduta dall’invaso. Questo tipo di incidente avviene a causa di maltempo, tempeste, trombe d’aria di grandi dimensioni o mareggiate. Una barca che cade da un invaso può subire danni di varia entità che vanno dalla falla alla rottura delle strutture, per passare dal disalberamento al danno ai sistemi di trasmissione del motore. In genere si parla di danni riparabili, anche se costosi, e possono condizionare il valore del mezzo.

Incendio e affondamento, tanto lavoro da fare

Piuttosto gravi possono essere anche i danni conseguenza di un incendio scoppiato a bordo. In questo caso la prima cosa da constatare è che le strutture non abbiano risentito del fuoco. Se ciò è avvenuto, la riparazione, molto probabilmente, sarà impossibile. Se, invece, il fuoco non ha compromesso le strutture, si tratterà solo di valutare l’entità del danno che, per le barche più vecchie, nel caso di fuoco esteso, può facilmente superare il valore stesso della barca.

Infine il lavoro del perito può fare emergere il danno da affondamento. Se l’incidente avviene in acque relativamente basse e lo scafo è recuperato in tempi brevi, da 1 a 7 giorni, i danni che ne conseguono sono gravi ma sempre riparabili senza conseguenze. Si renderà necessario a quel punto revisionare il motore e il fuoribordo, intervenire su tutte le parti della barca, dalla tappezzeria alle cerniere degli stipetti, dalle pompe di sentina all’autoclave, al quadro elettrico e tutte le utenze. Se i lavori saranno fatti bene, la barca tornerà meglio di prima.

David Ingiosi

Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come redattore e reporter per testate nazionali e internazionali dove si è occupato di tutte le classi veliche, dalle piccole derive ai trimarani oceanici

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