Dietro la corsa ai record oceanici a vela non c’è solo uno studio progettuale rigoroso e all’avanguardia per quanto riguarda la barca e le attrezzature che devono garantire il massimo delle prestazioni in una grande varietà di scenari meteomarini. Altrettanto importante è il lavoro di manutenzione e la routine di controlli a bordo per assicurare che ogni singolo componente sia perfettamente efficiente. In caso contrario si resta a terra, senza esitazioni.
Non c’è laboratorio per testare barca e attrezzature migliore di un record in oceano. Con un solo svantaggio, una volta partiti qualunque problema o avaria spunti fuori all’imbarcazione o a uno dei suoi mille dispositivi si paga a caro prezzo: si è tagliati fuori dalla competizione contro il tempo. Quando si deve portare un multiscafo ai limiti è normale che tutto si regga su un sottile equilibrio di calcoli numerici, studi progettuali, conoscenza dei materiali e impiego di soluzioni volte a ottimizzare le prestazioni. Le barche da competizione sono tirate al massimo, nulla di paragonabile ai normali scafi dei velisti comuni.
Ogni singolo componente, anche il più piccolo e all’apparenza insignificante, non solo è concepito ad hoc, ma diventa parte fondamentale di un meccanismo ad orologeria che deve funzionare come un orologio svizzero. Se qualcosa s’inceppa, salta tutto: obiettivo, programmi di allenamento, trasferimenti, calendario.
L’importanza di check e manutenzioni
Ecco perché quando si batte un record non solo è importante la navigazione, la pianificazione della rotta e lo studio meteorologico, l’affiatamento e la concentrazione dell’equipaggio, nonché la sua capacità di adattamento e resistenza. Ma è assolutamente importante il lavoro di preparazione di scafo e attrezzatura, la sequela di controlli che tutti funzioni alla perfezione e dove si hanno dubbi o si riscontrino problemi attuali e imminenti, non avere remore a sostituire o riparare quando è possibile. Il record si batte prima di partire, quando si è ancora in banchina, perché il mare non perdona approssimazione e leggerezze.
Lo sa bene Giovanni Soldini che si formato alla scuola della navigazione in oceano ed è passato innumerevoli volte sotto le forche caudine delle avarie durante le competizioni, a volte fronteggiandole da grande marinaio quale è, altre soccobbendo senza via d’uscita.
Rotaia della drizza randa bloccata, avaria grave
Ecco perché Soldini in seguito a uno dei tanti controlli di routine non ci ha pensato due volte a rimandare la partenza del suo Maserati Multi 70, da giorni ormeggiato nel porto di Hong Kong pronto a mollare gli ormeggi e tentare di battere il nuovo record della Rotta del Té, da Hong Kong a Londra.
Il motivo dello stop, ha spiegato lo skipper di Maserati, è un problema scoperto in testa d’albero durante gli ultimi controlli effettuati sull’imbarcazione. ”Oliver è salito in testa d’albero e ha individuato un problema al sistema della rotaia e dei carrelli della randa, in alto. Preferiamo sostituire il pezzo danneggiato piuttosto che prendere inutili rischi. È un pezzo costruito in Europa, e stiamo studiando se farcelo spedire o trovare il modo di costruirlo qui. È il tipo di avaria che poteva costare caro, meglio scoprirla ora che una volta partiti.” Ecco, è con questa filosofia e con questa cura per ogni piccolo particolare che si affrontano le corse in oceano. Senza questo approccio “Prevenire, controllare, riparare o sostituire”, non si va da nessuna parte.
Rischio collisioni: niente foil per Maserati
La rotta Hong Kong-Londra, lunga 13.000 miglia, è il terzo percorso più lungo, dopo la circumnavigazione del pianeta e la New York-San Francisco, tra i record oceanici ufficializzati dal World Sailing Speed Record Council. Il record attualmente è detenuto da Gitana 13 che nel 2008 ha percorso la rotta in 41 giorni, 21 ore e 26 minuti.
Giovanni Soldini e gli altri membri dell’equipaggio – Guido Broggi, Oliver Herrera, Alex Pella e Sébastien Audigane corrono su un trimarano che è stato riportato in configurazione MOD, senza i foil che permettono a Maserati Multi70 di sollevarsi dall’acqua, per limitare i rischi di impatto con oggetti galleggianti durante la navigazione.
Prestazioni e soluzioni hi-tech, Maserati è un laboratorio
Lungo 21,20 metri, largo 16,80 con un albero alare di 29 metri e un dislocamento di 6,3 tonnellate, Maserati Multi70 è stato progettato dallo studio Van Peteghem Lauriot-Prévost (VPLP). Due gli obiettivi dichiarati per Giovanni Soldini e il suo Team a bordo di questa “Formula Uno” del maredi Maserati Multi70: andare a caccia di nuove sfide sportive, alzando sempre più l’asticella tecnologica e delle performance, e utilizzare questo avveniristico 70’ per anticipare soluzioni che rivoluzionino il mondo dei multiscafi. Traguardi ambiziosi che si raggiungono anche decidendo di restare in banchina quando non si è pronti e perfettamente efficienti.