La navigazione d’altura permette di sognare, ma la vela palestra di uno skipper è veleggiare lungo costa. È qui infatti che si prende dimestichezza con lo studio di carte nautiche e portolani, maree e frangenti, secche, segnali, traffico marittimo e ordinanze della Capitaneria di Porto. Senza contare la navigazione notturna che è probabilmente lo scoglio tecnico più impegnativo di un equipaggio. Ecco i consigli decisivi per cavarsela al meglio.
Il mare aperto, l’orizzonte, la navigazione d’altura o come dicono gli inglesi “off shore” rappresenta la parte più romantica dell’andare in barca: il viaggio, l’avventura, l’esplorazione, la libertà di raggiungere l’orizzonte. Queste suggestioni navigando al largo inevitabilmente sono più profonde e immediate. Ma questo tipo di esperienze, traversate, lunghe navigazioni, giri del mondo, sono in realtà retaggio di pochi velisti fortunati che hanno mezzi e soprattutto tempo libero. E comunque arrivano dopo, quando si è fatta esperienza in un tipo di navigazione a corto raggio: vacanze, crociere, veleggiate e uscite nel week end. In genere per il diportista medio una delle prime esperienze di navigazione lunga è il trasferimento della propria barca dal porto di varo a quello del proprio luogo di residenza, oppure in un altro, magari fuori confine dove si preferisce lasciare la barca per ragioni di costo dell’ormeggio e libertà di manutenzione.
Resta il fatto tuttavia che la navigazione costiera è un “passaggio obbligato” dell’apprendista marinaio, ma anche una scelta consapevole e tutto sommato sempre gratificante proprio per la possibilità di ammirare dalla barca, ossia da un punto di vista insolito, le linee della costa, il paesaggio, le baie, i ridossi nascosti, i lunghi tratti di litorale o certe isole e isolotti a volte raggiungibili solo via mare.
Vicino alla costa si forma lo skipper
Al di là del fascino e delle suggestioni, quello che è importante sottolineare è che chi naviga lungo costa non è un velista di serie B rispetto a chi si dedica alla navigazione d’altura. Per quanto quella lungo costa sia una navigazione alla portata di tutti e un passaggio obblicato di chi si avvicina al diporto, come sanno bene i marinai esperti, è in realtà tutt’altro che banale e anzi è proprio in prossimità delle coste che si formano le qualità e le competenze di un equipaggio e dove si mette alla prova l’esperienza di un comandante.
Per veleggiare a ridosso di secche, baie, porti, canali, arcipelaghi e riserve naturali, occorre infatti mettere in pratica tutte le nozioni apprese sui manuali e nelle esercitazioni a bordo durante il corso di patente nautica: si effettua la navigazione stimata, si pianifica la rotta, si prendono rilevamenti, s’impara a “leggere” la costa e i suoi punti cospicui, si comincia a gestire e interpretare correttamente le informazioni meteorologiche e soprattutto si matura l’approccio del buon marinaio sempr pronto a evitare rischi e pericoli, che per una barca sia a vela che a motore sono proprio lì, in agguato nei pressi della terraferma.
Studio delle carte e navigazione a vista
Uno degli incubi di chi va per mare è andare a scogli. Le minacce più insidiose per un’imbarcazione che naviga lungo costa è rappresentata infatti dalle secche, dai relitti semissommersi, dai bassi fondali e gli scogli invisibili dalla superficie dell’acqua. A bordo è indispensabile avere sempre una carta nautica dettagliata del tratto di mare coinvolto e anche saperne interpretare al meglio i simboli, primi tra tutti le linee batimetriche che segnalano la profondità dei fondali. In genere le carte nautiche segnalano scogli a fior d’acqua o coperti da meno di 2 metri d’acqua, rocce isolate, sommerse o semi sommerse, bassofondi, secche e relitti affondati in parte emergenti o coperti da meno di 18 metri di acqua e così via. Come riconoscere questi pericoli? Quando la profondità è nota, di solito viene indicata da un circolo a pallini con al centro un numero che ne indica i metri.
Oltre a carte e portolani è sempre utile imbarcare anche un ecoscandaglio, dispositivo prezioso che misura la profondità e il profilo dei fondali e che può essere utilizzato in assenza di altri strumenti di posizionamento per verificare e seguire le linee batimetriche riportate sulla carta.
Meteo, avvisi ai naviganti e ordinanze
Al di là di una semplice e veloce uscita dal porte ogni navigaione anche breve andrebbe pianificata a partire dalla conoscenza di eventuali divieti riguardanti il tratto di mare interessato dalla navigazione programmata. Presso le sedi locali della Capitaneria di Porto si possono consultare tutte le ordinanze marittime locali e gli avvisi ai naviganti che riportano tra l’altro le zone temporaneamente interdette alla navigazione a causa per esempio di regate, esercitazioni militari o lavori di posa di cavi sottomarini. I principali avvisi sono trasmessi anche su Radio Uno tutti i giorni alle ore 05,45 e alla radio Vhf delle stazioni costiere subito dopo il bollettino Meteomar.
Rispetto per bagnati, sportivi e sommozzatori
Navigare al largo tutto sommato è semplice. Occorre solo studiare il meteo e rispettare i turni di guardia alle manovre e al timone. Unico vero pericolo possono essere gli incroci con altre unità in navigazione e gli oggetti galleggianti alla deriva, come per esempio i container persi dalle grandi navi cargo. Quando si naviga lungo costa al contrario occorre anche rispettare una serie di limiti di navigazione. Le unità da diporto non possono avvicinarsi troppo alla costa e al fine di tutelare la salvaguardia dei bagnanti in ogni litorale l’autorità marittima locale disciplina questi limiti con provvedimenti specifici, le famose “ordinanze balneari”. In genere la navigazione a motore, ma a volte non è esclusa anche qulla a vela, è proibita nelle acque comprese entro la fascia dei 200-300 metri dalla battigia tra le ore 8,30 e le 19,30. All’interno di questa fascia la navigazione è consentita solo alle unità a remi oppure anche ad altre unitàa vela e a motore ma rigorosamente all’interno di appositi corridoi delimitati da boe, detti “canali di lancio” all’interno dei quali la velocità dello scafo non può superare i 3 nodi per ragioni di sicurezza.
In prossimità di spiagge è facile inoltre incrociare la rotta di altre imbarcazioni, come per esempio natanti, gommoni, piccolo naviglio da pesca, ma anche praticanti di sport acquatici come windsurf, kitesurf, diving e acquascooter. Imperativo dunque per l’equipaggio di un’imbarcazione è in questi frangenti aumentare la vigilanza, assicurarsi di avere la visuale più ampia possibile e procedere a velocità di sicurezza in modo da manovrare prontamente in caso di necessità. Un pericolo a parte sono i sub. La legge afferma che le imbarcazioni devono navigare ad almeno 100 metri di distanza dalla bandiera di segnalazione di un subacqueo (rossa con striscia diagonale bianca).
Nei pressi della costa occorre inoltre prestare attenzione alle correnti e alle onde che portano verso terra: l’avvicinamento non voluto alla terraferma o a secche e scogli a causa di questi elementi può essere estremamente rapido soprattutto navigando a vela e quindi richiede vigilanza attenta ed equipaggio pronto a manovrare: invertire la rotta, calare l’ancora, ridurre le vele, gettare in mare un’ancora paracadute o una spera.
Notte: fari, fanali e luci di via
Una delle esperienze che incute maggiore apprensione a chiunque va per mare, può trattarsi del diportista apprendista come dello skipper più esperto, è la navigazione notturna sotto costa. Oltre al problema di essere visti dalle altre barche in mare occorre riconoscere chi e cosa incontriamo durante la navigazione. Fondamentale quindi è sapere individuare e interpretare le luci di via e i fanali speciali mostrati dalle varie unità. Importante è ricordare che le luci di navigazione devono essere accese dal tramonto all’alba se la visibilità è buona, altrimenti devono essere sempre tenute accese. Infine è per sapere individuare i fari è fondamentale riconoscerne sia il periodo, ossia la durata dell’intera fase di luci ed eclissi, che le fasi, cioè la durata di ogni singola luce e di ogni eclisse, elementi riportati sulle carte nautiche.
Insomma la navigazione lungo costa è una bella prova per i diportisti di qualunque livello che aiuta a maturare e incrementare la propria perizia e competenza di skipper, quasi sempre in maniera più impegnativa della navigazione d’altura. Per quanto navigare al largo imponga esperienza e un approccio rigoroso, in realtà è solo quando si padroneggia l’arte di navigare in prossimità della terraferma che si supera la linea d’ombra dell’apprendistato velico e si entra nella tribù dei marinai.