Scarse prestazioni di bolina e possibilità di scuffia per molto tempo sono stati i principali motivi per cui i velisti avevano scarsa considerazione delle barche con deriva zavorrata, a cui preferivano quelle a chiglia fissa. Oggi il divario tecnico tra queste appendici a basso pescaggio e le chiglie rigide si è molto ridotto. Vediamo come è configurata una barca con deriva zavorrata, i suoi vantaggi, i punti deboli e le differenze con le tradizionali chiglie fisse.
Per molto tempo i velisti, specie quelli italici, si sono rifiutati di prendere in minima considerazione le barche con deriva mobile integrale. Sostanzialmente per due motivi: perché ritenute meno sicure, ossia soggette a scuffia, e per motivi di prestazioni, ossia per la minore capacità di stringere il vento nelle andature di bolina.
Grazie all’evoluzione progettuale, invece, oggi il divario tecnico tra le diverse configurazioni di queste appendici si è in sostanza molto ridotto. Le appendici mobili degli scafi in altre parole sono più efficienti, ossia capaci di far stringere un angolo di bolina analogo a quello di un bulbo profondo e fornire un’adeguata coppia di raddrizzamento. Non a caso sono sempre più diffuse, soprattutto all’estero e prese in seria considerazione da progettisti e cantieri rinomati. Vediamo allora come è configurata una barca con deriva zavorrata, i suoi vantaggi, i punti deboli e le differenze con le tradizionali chiglie fisse.
La differenza la fa il posizionamento della zavorra
Esistono due tipi di barche dotate di deriva zavorrata. Quella cosiddetta integrale prevede che la lama di deriva sia contenuta integralmente all’interno dello scafo in un’apposita cassa. In questo caso la zavorra può essere costituita dalla stessa lama di deriva che dovrà essere abbassata e alzata idraulicamente oppure la lama di deriva potrà essere relativamente leggera manovrabile perciò anche meccanicamente e la zavorra in piombo o ghisa verrà applicata stabilmente in sentina ai due lati della cassa.
Il secondo tipo di deriva zavorrata prevede che la lama di deriva e la zavorra restino entrambe all’esterno dello scafo e anche in questo caso vi sono due possibilità: lama di deriva pesante che fa anche da zavorra e lama di deriva leggera contenuta in una fessura della zavorra fissa in piombo o ghisa adeguatamente profilata per offrire la minima resistenza all’avanzamento.
Pescaggio ridotto e maggiore libertà di navigazione
Ognuno di questi sistemi offre evidenti vantaggi sugli altri a cui corrispondono immancabilmente svantaggi. Vediamoli insieme. Sostanzialmente la deriva integrale ha il vantaggio di pescare pochissimo a deriva retratta, ma la cassa della deriva ingombra all’interno della barca e ne condiziona le sistemazioni interne. Il secondo tipo mantiene gli spazi interni liberi ma pesca di più.
Quanto all’alternativa della lama di deriva pesante o leggera, la prima offre il vantaggio di un miglior profilo idrodinamico ma richiede strutture complesse per resistere alle sollecitazioni a cui è sottoposta e un adeguato impianto idraulico per essere manovrata. La seconda è certamente più affidabile e facile da realizzare ma è di minore efficienza idrodinamica.
Niente straorzate e maggiore sicurezza con mare formato
In ogni caso la barca da crociera con deriva zavorrata, se bene progettata e costruita, offre indiscutibili vantaggi paragonata ai tradizionali yachts a pinna di zavorra fissa. Il primo evidente vantaggio è innanzitutto nel pescaggio ridotto. Le barche a deriva mobile integrale hanno infatti un pescaggio più contenuto rispetto a quelle a chiglia fissa e possono permettersi di dar fondo su bassi fondali, spesso meglio ridossati e più sgombri delle rade.
Un altro indiscutibile vantaggio è che in navigazione si può regolare la superficie emersa della deriva per avere la barca equilibrata alle varie andature: per esempio navigando al gran lasco sotto spinnaker con la deriva tutta sollevata l’equipaggio si eviterà del tutto il rischio della straorzata, pericolosa in presenza di mare formato. Anche nella situazione di dover resistere a una burrasca forte mettendosi alla cappa con la deriva sollevata la barca scarrocciando di più sarà più protetta.
Ingombri all’interno e raddrizzamento più complesso
Oltre allo svantaggio dell’ingombro interno per alcune configurazioni che abbiamo visto, c’è anche un altro punto critico delle barche a deriva zavorrata: il posizionamento della zavorra. In una barca a deriva mobile integrale infatti la zavorra è posta in sentina e questo determina una maggiore quantità di zavorra necessaria per ottenere il medesimo raddrizzamento e di conseguenza un dislocamento complessivo più pesante. Questo elemento si traduce in una minore capacità di entrare in planata della barca alle andature portanti, mentre nelle andature di bolina se la lama della deriva mobile è allungata e ben profilata, l’efficienza è paragonabile a quella di una chiglia fissa con pescaggio profondo. Purtroppo costruire in questo modo le derive mobili integrali è piuttosto complesso e costoso e non tutti i cantieri lo fanno.
Per quanto riguardo infine il rischio di scuffia e la stabilità delle barche con deriva zavorrata si può dire che il maggior peso della zavorra di una barca a deriva mobile integrale compensa la sua posizione più alta e conferisce un angolo di ribaltamento prossimo a quello di una barca a chiglia fissa. La differenza è nell’ordine di pochi gradi. Il fatto di essere più larga offre inoltre una stabilità iniziale più elevata e quindi maggiore rigidità alla tela. Occorre piuttosto limitare i pesi in alto, come l’antenna del radar sull’albero o un secondo avvolgifiocco.
Insomma alla classica e ormai obsoleta domanda se la barca con deriva zavorrata fa minore sicurezza della barca normale si può rispondere in tutta certezza di no, come è stato ampiamente dimostrato.