Non si può morire di avvelenamento in barca

Le barche in cui si installano impianti e dispositivi in maniera approssimativa o dove non si effettua l’ordinaria manutenzione possono essere fatali. Come è successo all’imprenditore siciliano Eugenio Vinci che a metà agosto è stato trovato morto per avvelenamento in uno dei bagni del caicco che aveva noleggiato.

Si dice che le barche moderne assomiglino sempre di più alle nostre case in termini comfort e sicurezza. Eppure gli incidenti domestici almeno in Italia sono oltre 3 milioni ogni anno. Segno che le abitazioni non sono poi così sicure da essere prese a modello di salubrità e benessere. Le cause più frequenti di incidenti in casa sono sempre le solite: guasti agli impianti elettrici, fughe di gas, malfunzionamenti a dispositivi tecnologici, cadute, ustioni, etc… Mentre le zone della casa più pericolose sono la cucina, il bagno, la cantina, le scale, insomma le aree tecniche.

Anche le barche, al di là dei rischi e delle incognite della navigazione, possono essere allora dei luoghi insicuri, addirittura mortali. Sono infatti piene zeppe di impianti elettrici e idraulici, dispositivi elettronici, stufe e fornelli, luci e lampadine e tutto il resto. Tenere tutto sotto controllo, verificare il buon funzionamento e l’efficienza di tutti questi apparati, in un ambiente per lo più esposto al salino e alle intemperie, è compito del buon armatore. Ma non è raro che qualcosa sfugga al controllo, un’eventualità grave perché c’è di mezzo la vita delle persone, dell’equipaggio.

Vinci ha respirato monossido di carbonio

Come è successo per esempio di recente a Eugenio Vinci, manager siciliano che a metà agosto è stato trovato morto in uno dei bagni del caicco che aveva noleggiato con degli amici in Croazia per una vacanza di una settimana. La morte di Vinci è stata attribuita ad avvelenamento da monossido di carbonio. In pratica avrebbe respirato involontariamente i gas di scarico di un generatore allestito a bordo dai due armatori della barca, padre e figlio, in modo artigianale e probabilmente non corretto. Nell’incidente anche i due figli dell’imprenditore di 3 e 11 anni che erano in crociera con lui sono stati ricoverati per le conseguenze dell’ avvelenamento e hanno rischiato la vita.

Quello di Eugenio Vinci non è l’unico incidente di questo tipo riportato a bordo di barche a vela. Un paio di mesi prima, infatti a rischiare di morire è stata una coppia di tedeschi che durante una crociera in barca nella zona di Kiev in Russia sono rimasti vittime di un avvelenamento causato dai gas di scarico dell’impianto di riscaldamento installato a bordo.

Scarsa manutenzione e avarie sono fatali

Il problema riguarda allora la manutenzione e la corretta installazione di questi impianti, soprattutto tra i diportisti o le agenzie di noleggio che si trovano in Paesi dove i controlli sulla sicurezza delle barche sono blandi o assenti. Altre volte si paga la scelleratezza di persone senza scrupoli che vogliono navigare al di là delle regole e imbarcano ospiti, magari anche a pagamento.

Le barche sono mezzi complessi e diventano purtroppo il luogo ideale per amplificare gli effetti di avarie e malfunzionamenti di impianti e apparati, siano essi stufe, cucine, generatori o dispositivi elettrici. Gli spazi ristretti e la mancanza di ventilazione adeguata possono rivelarsi decisivi e aumentare esponenzialmente i rischi di scintille o fughe di gas o scarichi tossici.

Per difendersi da questo tipi di incidenti, soprattutto quando si noleggia la barca, occorre affidarsi a società di charter rinomate e con una buona reputazione che gestiscono flotte grandi di scafi e hanno personale preparato.

 

 

David Ingiosi

Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come redattore e reporter per testate nazionali e internazionali dove si è occupato di tutte le classi veliche, dalle piccole derive ai trimarani oceanici

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