Un velista inglese di 42 anni dopo essere partito dall’Inghilterra per raggiungere i Caraibi a bordo del suo sloop di 30 piedi è stato trovato morto sulla barca a 75 miglia dalla costa della Giamaica. Il suo corpo in avanzato stato di decomposizione e a bordo neanche un cellulare.
Navigare è bello, navigare è facile. Sì certo, se si è ospiti a bordo di una barca perfettamente attrezzata con un equipaggio competente che naviga lungo costa in una giornata di tempo splendido. Voi sorseggiate un drink e vi gustate il tramonto con i piedi asciutti. Ma se si vuole andare in solitario in giro per il mondo, la navigazione è tutta un’altra storia. Anni luce dall’essere facile, a portata di tutti, forza venite gente. Lasciate stare gli slogan rassicuranti confezionati ad arte da chi vende barche, crociere e corsi di patente. Non possono certo raccontare la verità, cioè che il mare te lo devi conquistare anche con lacrime, sudore e sangue.
In realtà il bello della navigazione è proprio questo, ma la cultura del sacrificio ormai è andata a farsi benedire. Tutto è facile, veloce, leggero,economico, a prova di stupidi. Si certo, credeteci, abboccateci, salite a bordo, tanto poi i problemi sono i vostri.
Una morte piena di interrogativi
E di problemi Mark Brennan, un 42enne inglese, di professione lavavetri, deve averne incontrati parecchi. Da solo, con poca esperienza di mare e barche, con ambizioni veliche per nulla alla sua portata, non è riuscito a superarli. E infatti lo hanno ritrovato morto il 27 gennaio al largo della Giamaica a bordo di Avrio, il suo 30 piedi con il quale si era messo in testa di navigare intorno al mondo. Una morte strana, la sua, con la barca battente bandiera inglese avvistata alla deriva a circa 75 miglia da Ocho Rios sulla costa giamaicana. Il suo corpo nudo all’interno del pozzetto, in avanzato stato di decomposizione per via del caldo tropicale dopo chissà quanti giorni dalla morte. Il serbatoio della barca era pieno di carburante sporco, le vele erano ripiegate grossolanamente, a bordo non c’era una radio Vhf per comunicare e ascoltare i bollettini meteo, ma neanche uno smartphone. Assente anche il battello di servizio.
Dopo l’allarme dato da una nave di passaggio che ha avvistato la barca, gli uomini della Guardia Costiera giamaicana hanno raggiunto Avrio e si sono trovanti di fronte una scena di morte e desolazione. Ma soprattutto piena di domande senza risposta. Chi è quell’uomo? Come è morto? Da dove veniva e dove era diretto? Cosa è successo a bordo di Avrio?
Disperso in mare dal 21 dicembre scorso
Solo dopo avere rimorchiato la barca nella Marina Errol Flynn a Port Antonio e consegnato il caso alla polizia locale qualche risposta a quegli interrogativi è arrivata. Quel corpo senza vita appartiene a un velista inglese originario di South Shields. Pur senza grande esperienza, voleva completare la traversata atlantica, dall’Inghilterra ai Caraibi, e in qualche modo c’era riuscito. Una volta arrivato dall’altra parte dell’oceano, era stato visto per l’ultima volta il 6 dicembre scorso, quando l’uomo aveva mollato gli ormeggi da Grenada dopo un trasferimento da Barbados.
Dal 21 dicembre scorso un collega marinaio di Manchester che lo aveva incontrato nei Caraibi, dopo essersi preoccupato per lui aveva avvisato della sua barca scomparsa l’International Boat Watch Network (IBWN), un’associazione gestita da volontari che aiutano a rintracciare le imbarcazioni scomparse. Questi ultimi hanno quindi dato l’allarme alla polizia della Northumbria che ha contatto i familiari del velista in Gran Bretagna.
Poi molte settimane dopo l’avvistamento della barca e il ritrovamento del cadavere. Attualmente le autorità competenti in Giamaica stanno conducendo le indagini per accertare la causa della morte di Mark Brennan e hanno disposto l’autopsia del corpo per cercare di capirci qualche cosa. Un malore? Una tempesta? Un attacco dei pirati? Le ipotesi per questa morte sono diverse, ma una cosa è certa, andare per mare è ancora oggi andare verso l’ignoto.