C’è stato un periodo a cavallo tra gli Anni 80 e gli Anni 2000 in cui se dicevi record di velocità a vela pensavi a un catamarano. Erano infatti queste barche ad avere la leadership sui primati in oceano e sul giro del mondo. Tra questi bolidi del mare ecco tre progetti particolarmente innovativi, azzeccati e di successo.
Oggi i catamarani sportivi hanno perso un po’ la leadership nei record a vela sulle traversate oceaniche e i giri del mondo, soppiantati dai più veloci e sicuri trimarani. C’è stato un tempo tuttavia in cui le barche a doppio scafo dominavano la corsa alla velocità. Con questo tipo di barche infatti a partire dagli Anni 80 e per buona parte degli Anni 2000 sono stati battuti una serie di grandi record sui mari di tutto il mondo: il Trofeo Jules Verne su tutti, ma anche primati oceanici e percorsi da regata. Guidati da un pugno di navigatori con la velocità nel sangue e realizzati dai progettisti e i cantieri più all’avanguardia, questi bolidi oceanici hanno lanciato e vinto sfide prestigiose che hanno fatto sognare intere generazioni di appassionati.
Tra queste moderne formula uno del mare che hanno segnato la storia della velocità a vela ce ne sono tre in particolare che hanno lasciato un segno particolare sia per la concezione innovativa di progetti particolarmente azzeccati, sia per le dimensioni spropositate per l’epoca che per il palma res accumulato negli anni.
Enza, la barca di Mike Birch nata per correre
Disegnato nel 1982 da Nigel Irens e costruito negli stabilimenti Canadair di Montreal (quelli degli aerei antincendio), Enza è stata la prima barca a vela realizzata in carbonio e kevlar. Irens voleva creare un multiscafo di grandi dimensioni con l’obiettivo di vincere regate e battere nuovi record di velocità. Al momento del varo il catamarano misurava 24,24 metri di lunghezza, si chiamava Formula Tag e venne preso in consegna dallo skipper canadese Mike Birch, da subito intenzionato a mettere alla prova le prestazioni della barca. Già nel 1985 Formula Tag si aggiudicò la transatlantica Monaco-New York e nello stesso anno stabilì il record di 518 miglia percorse in 24 ore nel corso della Quebec-St.Malo.
Nel 1994 il catamarano passò a Peter Blake e Robin Knox-Johnston che si stavano preparando al Trofeo Jules Verne, giro del mondo senza scalo. Il multiscafo venne spedito presso i cantieri McMullen & Wing di Auckland, Nuova Zelanda, e qui sottoposto a una serie di modifiche strutturali, la lunghezza fuori tutto venne estesa a 27,87 metri e il nome cambiato in Enza. Con il tempo record di 74 giorni, 22 ore, 17 minuti e 22 secondi, Enza divorò le 28.395 miglia previste dal percorso e si aggiudicò il prestigioso trofeo. Due anni dopo il catamarano venne acquistato da Tracy Edwards e ribattezzato Royal & Sun Alliance: la navigatrice inglese, al comando di un equipaggio di sole donne, in due anni mise a segno sette record tra cui il Channel Record (attraversamento della Manica) in 6 ore, 49 minuti e 19 secondi.
Club Med, la velocità in mare secondo Grant Dalton
Nel 2000 lo skipper neozelandese Grant Dalton ha già vinto la Whitbread Round the World Race, il celebre giro del mondo in equipaggio, ma all’orizzonte c’è una nuova regata originale ed estrema che lo affascina: The Race, detta anche la Sfida del Millennio, un giro del mondo che dovrebbe coinvolgere i più forti skipper e le barche più avveniristiche e veloci. Dalton sottopone il progetto a Thierry Bourguignon, all’epoca presidente del Club Mediterranée, la multinazionale di villaggi-vacanze, il quale decide di finanziare la sfida. Per la barca Dalton ingaggia il progettista francese Gilles Ollier. Nasce così Club Med, un maxi catamarano destinato a entrare nella storia. Lungo 33,50 metri e largo 16,50, viene costruito dal cantiere Multiplast 2000. Gli scafi presentano linee affilate nelle sezioni di prua, mentre i volumi maggiori sono collocati a poppa per agevolare le planate. Decisivi sono anche i ballast da 500 l inseriti sia a poppa che al centro di ciascuno scafo. Un’attenzione particolare è poi riservata alla sicurezza: due crash box sono inserite nelle prue degli scafi, ogni scafo è dotato di due uscite di sicurezza per evacuare l’equipaggio, inoltre in caso di condizioni meteorologiche proibitive la sezione centrale degli scafi può essere allagata con 3.000 litri d’acqua in funzione stabilizzatrice. L’armo velico infine prevede un innovativo albero rotante dal profilo alare alto 45,40 metri e in carbonio.
A pochi mesi dal varo, avvenuto nel marzo del 2000, Cub Med dimostra subito di essere un bolide del mare: durante la prima navigazione atlantica, da Cadiz (Spagna) a San Salvador (Bahamas, Usa) conquista la qualificazione per The Race, batte il record della traversata (10 giorni, 14 ore e 54 minuti) e fissa il nuovo primato di percorrenza nelle 24 ore (625,7 miglia). Poi con un exploit strepitoso Grant Dalton si aggiudica anche il giro del mondo The Race conducendo la regata sempre in testa e tagliando il traguardo dopo appena 62 giorni, 6 ore e 56 minuti.
Orange 2, il bolide intelligente di Bruno Peyron
Nel 2004 il navigatore francese Bruno Peyron vuole conquistare il Trofeo Jules Verne che ha già vinto due volte e gli serve un maxi catamarano dalle prestazioni eccezionali. È così che nasce Orange 2, uno dei multiscafi più veloci della storia della navigazione. Il progetto è affidato al progettista Gilles Ollier. Gli scafi sono lunghi 36,80 metri e larghi 18. L’armo velico poi è impressionante: 1.100 metri quadrati di vele. Per la costruzione il cantiere bretone Multiplast si affida alla tecnica a sandwich di carbonio e Nomex su una struttura a nido d’ape. Ciascuna prua degli scafi viene dotata di una crashbox, ossia un rinforzo in schiuma poliuretanica in grado di assorbire eventuali colpi contro le onde oppure oggetti galleggianti e preservare così l’incolumità dello scafo. Per migliorare ulteriormente le prestazioni Orange 2 ha un bordo libero più alto che gli consente di navigare più veloce anche con il mare formato.
In coperta le postazioni dell’equipaggio, uno per ogni scafo, sono raccolte, protette, ubicate in posizione centrale tra le due traverse e divise in due moduli, uno per il timoniere più a poppa e l’altra per il resto dell’equipaggio più avanti con tutti i rinvii di manovra e la protezione di un cupolino strutturale. Il trampolino, lungo 18 metri, è particolarmente flessibile, in questo modo quando si viene investiti da un’onda mentre si sta alle manovre, il colpo viene assorbito dalla struttura evitando così incidenti. Dopo due tentativi falliti nello stesso 2004, Bruno Peyron e il suo equipaggio di undici uomini completano il giro del mondo nel marzo dell’anno successivo in 50 giorni, 16 ore e 20 minuti, battendo così il nuovo primato sul percorso che resisterà per altri cinque anni.