Manta, il catamarano che ripulisce l’oceano dalla plastica

Ideato dal navigatore francese Yvan Bourgnon e finanziato dall’associazione Sea Cleaners, Manta è un catamarano tecnologico in grado di raccogliere e separare la plastica dalla materia organica. La sua missione è quella di ripulire gli oceani di tutto il mondo raccogliendo fino a 600 metri cubi di rifiuti ad ogni uscita in mare, portarli a terra e differenziarli.

Sono circa 8 milioni le tonnellate di plastica che ogni anno finiscono in mare. Immaginate  un camion di spazzatura che ogni minuto per 365 giorni riversi tutto il suo contenuto in acqua. Se non ci sarà un cambio di rotta, con una diminuzione della produzione della plastica e una maggiore attenzione al suo smaltimento, nel 2050 gli oceani potrebbero contenere più bottigliette che pesci. A farsi paladino della battaglia mondiale all’invasione di plastica nei mari è il navigatore francese Yvan Bourgnon il quale ha inventato la barca “salva oceani”

Si chiama Manta perché somiglia alla manta, il noto pesce di forma romboidale, per essere in grado di resistere alle più avverse condizioni meteorologiche. L’imbarcazione, presentata in occasione del Salone Internazionale delle Invenzioni di Ginevra, è in grado di raccogliere in ogni uscita in mare fino a 600 metri cubi di rifiuti che vengono selezionati e compattati a bordo, prima di essere scaricati sulla terraferma. Finanziato dall’associazione Sea Cleaners, il primo prototipo di questo catamarano “salva oceani” potrebbe essere varato già a partire dal prossimo inverno e cominciare la sua importante missione ecologica per la salvaguardia del mare.

Bourgnon

Bourgnon, da regatante a paladino dell’ambiente

Bourgnon è uno skipper con una lunga esperienza che dopo avere vinto la Transat Jacques Vabre, transatlantica dalla Francia ai Caraibi, ha completato il giro del mondo a bordo di un catamarano sportivo. Insomma è un uomo abituato alle imprese impossibili e alle sfide. “Quando avevo 8 anni e andavo in giro per il mondo con i miei genitori in barca, non ho mai visto plastica. Trentacinque anni dopo, la plastica è ovunque. Confesso che ho fatto fatica a navigare nei rifiuti di plastica dell’oceano Indiano”, ha raccontato l’ideatore di Manta.

Il catamarano punta a raccogliere i rifiuti più grandi, come le bottiglie, prima che si rompano e diventino microplastiche. In questa fase, galleggiano e sono quindi facili da recuperare e da riciclare. Con i suoi 70 metri di lunghezza e 49 di larghezza, vele e turbine eoliche, questo “gigante dei mari” grazie alle sue dimensioni potrà raccogliere fino a 250 tonnellate di rifiuti di plastica prima di tornare in un porto per scaricarle. In un anno dovrebbe riuscire a raccoglierne circa 5.000 tonnellate. In che modo? I progettisti del multiscafo hanno ideato dei tapis roulant che aspirano i rifiuti portandoli a bordo. Con un’impatto ambientale ridotto al minimo, Manta sarà equipaggiata con vele DynaRig e quattro motori elettrici alimentati da due turbine eoliche e da 2.000 m² di pannelli solari.

Manta

Un allarme sonoro allontanerà i pesci dalla barca

Durante le fasi di raccolta, un sistema sonoro manterrà i cetacei e gli altri pesci fuori dalla traiettoria per evitarne la cattura accidentale. Manta ha a bordo anche un laboratorio scientifico che consentirà la geolocalizzazione, la quantificazione e la qualificazione dei rifiuti. I dati verranno forniti all’intera comunità internazionale. “Gli oceani non sono contaminati in modo uniforme. Il 95 per cento delle materie plastiche proviene dai dieci fiumi più inquinati”, ha detto Patrick Fabre Tip, uno dei co-fondatori di Sea Cleaners. “Ci posizioneremo negli estuari di questi corsi d’acqua”. Se tutto andrà secondo i piani, Manta sarà all’opera nel 2022.

Inquinamento mediterraneo

Anche il Mediterraneo è un mare inquinato

Tra le acque più inquinate ci sono quelle del Mediterraneo. Il problema, infatti, non riguarda solo la spazzatura di grandi dimensioni che spesso forma delle vere e proprie isole in mezzo all’acqua, ma anche i rifiuti che non riusciamo a vedere: la concentrazione delle microplastiche a largo delle nostre coste è persino maggiore di quella del Pacifico (che ospita la Great Pacific Garbage Patch). A farne le spese, ovunque, sono gli esseri viventi. Se l’immondizia danneggia la flora e provoca il soffocamento e la menomazione degli animali marini, le particelle vengono spesso ingerite da organismi che poi finiscono nei nostri piatti. Con effetti che, anche se gli studi in merito sono ancora agli inizi, sembrano dannosi anche per l’uomo.

 

David Ingiosi

Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come redattore e reporter per testate nazionali e internazionali dove si è occupato di tutte le classi veliche, dalle piccole derive ai trimarani oceanici

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