Macché estremi, gli sport acquatici sono un gioco da ragazzi

Grazie alle nuove attrezzature, gli sport acquatici come il surf, il kitesurf, il Sup, il windsurf, il wake sono oggi alla portata di tutti, anche dei più piccoli. L’importante è utilizzare materiale di qualità e concepito espressamente per i ragazzi e non dimenticare che la sicurezza in acqua va di pari passo con il divertimento.

Sempre più ragazzi si appassionano agli sport acquatici. Del resto anche per gli adulti praticare il surf, il Sup, il kitesurf o il wake non è un po’ come tornare bambini? In realtà agli occhi di chi non le pratica, queste discipline sembrano far parte di quelle attività estreme riservate a chi è più atletico e spericolato. Oltre a questo, c’è l’idea generalizzata che occorrano attrezzature costose e che i tempi di apprendimento siano piuttosto lunghi, elementi che tengono gran parte dei persone alla larga da queste attività acquatiche che al contrario sono divertenti, semplici da apprendere e alla portata di tutti.

Basta fare un giro in spiaggia per vedere quanti bambini, arrivata l’età di mettere da parte secchiello e paletta, si lanciano in acqua con una tavola da surf oppure da kite o da wake e sotto l’occhio attento e vigile dei genitori accumulano tonnellate di divertimento. Anzi spesso sono proprio i genitori a spianare loro la strada e fare da modello perché un padre e una madre che praticano questi sport non vedono l’ora di condividerli con i propri figli.

Attrezzature “for kids” e istruttori qualificati

Oggi la maggior parte degli sport acquatici sono praticabili in tutta sicurezza anche dai più piccoli. Il mercato offre una vasta gamma di attrezzature specificamente progettate per ragazzi e bambini grazie alle quali è possibile imparare velocemente divertendosi fin dalle prime uscite. Le aziende stanno infatti concentrando i loro sforzi nell’intento di realizzare attrezzature sempre più leggere, versatili e soprattutto sicure. Basta aprire un catalogo di brand specifici dedicati al kitesurf o al wake o al windsurf per scoprire intere aree dedicate a modelli e accessori “for kids”.

Ma qual’è l’età giusta per imparare? Dipende da molti fattori, l’attitudine personale dei piccoli marinai, la pratica di altri sport, il coordinamento muscolare, la capacità di concentrarsi. Diciamo che in linea di massima tra i 6 e gli 8 anni è l’età giusta. L’importante, soprattutto nelle prime fasi, è affidarsi a istruttori qualificati ed esperti anche nella didattica infantile.

Prima noleggiare, poi acquistare

Poi piano piano si può lasciare l’istruttore e uscire insieme ai genitori. Del resto cosa c’è di meglio che passare del tempo all’aria aperta con la famiglia? Certamente farlo praticando uno sport che appassioni grandi e piccini e offra la possibilità di condividere momenti di grande divertimento. Come per ogni altro sport diciamo di terra, però, anche per gli sport acquatici non dobbiamo cadere nella facile tentazione di iniziare la pratica utilizzando attrezzatura obsoleta o peggio ancora non specifica per ragazzi. Se il vostro timore è che vostro figlio si stufi dopo solo qualche uscita non c’è cosa più sbagliata che cercare di riadattare un vostro vecchio trapezio o una barra o chiederli in prestito a un amico senza assicurarsi che siano della giusta misura e tipologia.

Attualmente il mercato offre un’ampia gamma di prodotti alla portata di tutte le tasche, ma se non volete investire subito in attrezzatura, almeno per le prime uscite, vi consigliamo di prenderla a noleggio rimandando l’acquisto a una fase successiva, quella in cui sarà proprio vostro figlio a chiedervi di regalargli il modello che gli piace.

Sempre in sicurezza: il nuoto, il casco, il salvagente

Presupposto fondamentale per dedicarsi agli sport acquatici è la padronanza del nuoto e la capacità di stare a proprio agio anche in acqua alta. Poi durante ogni uscita è assolutamente obbligatorio indossare un buon salvagente. Anche in questo caso scegliete un prodotto dedicato ai bambini e soprattutto della giusta taglia. I salvagenti per gli sport acquatici hanno dai 3 ai 4 nastri di regolazione che permettono di fare aderire il giubbotto al corpo evitando che una volta in acqua risalga verso la gola impedendo i movimenti.

Da sottolineare è che questi giubbotti non sono veri e propri dispositivi di salvataggio, ma rientrano nella categoria dei cosiddetti “aiuti al galleggiamento”. Ormai da qualche anno oltre al salvagente altro requisito obbligatorio per la pratica del kitesurf o del wake è indossare il casco per proteggere la testa in caso di cadute involontarie o colpi dall’attrezzatura fuori controllo.

Messi i bambini in sicurezza, non rimane altro che il gioco, il divertimento e l’arte di crescere facendo sport. Ma questo vale anche dopo, quando si è adulti.

David Ingiosi

Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come redattore e reporter per testate nazionali e internazionali dove si è occupato di tutte le classi veliche, dalle piccole derive ai trimarani oceanici

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