La grandezza del navigatore francese Eric Tabarly sta anche nella sua capacità di sperimentare a bordo delle sue barche materiali nuovi e soluzioni tecnologiche che hanno rivoluzionato la storia della navigazione. Ecco le sue tre idee più geniali.
Il francese Eric Tabarly è stato sicuramente uno dei navigatori più importanti nella storia della vela moderna. Si stima che abbia percorso circa 400.000 miglia solo in regata che equivalgono a circa 18 volte il giro del mondo. Ha partecipato a quattro edizioni della celebre Whitbread: nel 1973, nel 1977, nel 1981 e nel 1985. Tra le tante competizioni nel 1964 Tabarly ha vinto la regata transatlantica in solitario a bordo del Pen Duick II e 30 anni dopo, nel 1994, prese il comando del Maxi La Poste dall’Australia all’Inghilterra. Tabarly fece del mare la sua ragione di vita e il suo lascito alla comunità dei velisti e di tutti gli amanti del mare è stato enorme.
Dotato di un istinto profondo verso la sperimentazione fondato su una profonda conoscenza della storia dello yachting, Eric Tabarly è stato creatore di barche a vela che hanno segnato l’evoluzione delle regate d’altura e la sua filosofia ha rappresentato una sorta di spartiacque tra le regate degli Anni 30 e l’era moderna delle competizione. Tre sono in particolare le sue idee che hanno rivoluzionato la storia delle regate. Vediamole insieme.
Il rigging e scafo in alluminio
Le barche di Eric Tabarly, i celebri Pen Duick, sono stati un laboratorio di sperimentazione e un banco di prova eccezionale per materiali, attrezzature e nuove tecnologie. Il materiale che Tabarly ha sicuramente lanciato e che ha rivoluzionato la nautica francese e internazionale è stato l’alluminio. Con questa lega leggera si ottiene una struttura molto solida e perfettamente omogenea. Grazie alla saldatura non c’è infatti il rischio di infiltrazioni. Oltre naturalmente alla riduzione di peso rispetto al tradizionale compensato marino. La prima barca che Tabarly costruisce in alluminio è il Pen Duick III utilizzando l’AG4MG (oggi meglio conosciuto come “5086”). È una lega di alluminio-magnesio al 4 per cento con delle tracce di manganese (0,4 per cento) e di cromo (0,5 per cento). In seguito Tabarly costruì sempre in lega leggera sia il pen Duick IV che il Pen Duick V.
Ballast, le casse d’acqua come zavorre dello scafo
Un’altra idea che Tabarly ha collaudato e portato all’estremo sono i cosiddetti “ballast”, ossia le casse di zavorra d’acqua. Il concetto era ripreso dalle barche americane “sandbagger” perchè a bordo di questi scafi la zavorra era costituita da sacchi di sabbia che l’equipaggio prima del cambio di bordo spostava sul lato opposto della barca. Tabarly adottò un sistema simile ma con l’utilizzo di acqua di mare invece che della sabbia. Negli anni seguenti l’utilizzo dei ballast nelle regate oceaniche è stato messo a punto e adottato da quasi tutte le imbarcazioni impiegate sia nelle transatlantiche che nei giri del mondo fino a quando il concetto di ballast recentemente è stato soppiantato dall’uso delle chiglie basculanti.
Spinnaker provvisti di aperture
L’ultima ma non meno importante sperimentazione introdotta da Eric Tabarly porta la data del 1963 ed è un particolare spinnaker provvisto di un’apertura. Il principio derivava dai paracadute di discesa libera e tuttora viene adottato anche dalle velerie moderne. Le aperture erano delle sorta di finestre che servono a canalizzare i flussi d’aria e dargli una direzione tangente rispetto al lato esterno dello spinnaker. I loro vantaggi sono l’aumento delle prestazioni della vela dato che conferiscono alla stessa una portanza dinamica e accelerano l’effetto Venturi.