La via dei fari, perla della Bretagna

Lungo la costa della Bretagna, in Francia, si trova uno dei tratti di costa più affascinanti per i diportisti e gli amanti del mare: la “Route des Phares et Balises”, ossia la via dei fari. Alcune di queste antiche vedette isolate in mezzo all’oceano e spesso spazzate dalle tempeste sono famose in tutto il mondo e meriterebbero una visita per chi decidesse di viaggiare in quella regione francese.

I fari sono talmente radicati nella cultura bretone che al largo della penisola di Quiberon non si dice “prendere un colpo di sole”, ma “credersi il faro della Teignouse”, ovvero bianco con il naso rosso. È proprio in Bretagna, Francia, terra di marinai, corsari e pescatori e sede di alcuni dei poli nautici più importanti di tutta Europa, che si trova uno dei tratti di costa più suggestivi per gli appassionati di questi vecchi guardiani del mare, la cosiddetta “Route des Phares et Balises”, ossia la via dei fari.

Compagni fedeli dei marinai in queste acque tumultuose e piene di insidie, alcuni di questi antichi torrioni sono celebri in tutto il mondo, immortalati da migliaia di fotografie che tentano di riprodurne il loro fascino struggente, isolati come sono in mezzo all’oceano e spesso spazzati dalle tempeste. Per i diportisti che si trovano a fare un viaggio in Bretagna la via dei fari è allora una meta imperdibile da inserire sicuramente nel programma di luoghi da visitare.

 

Antichi presidi dei marinai scavati nella roccia

È proprio in questa regione nel Nord Ovest della Francia, in particolare nella regione del Finesterre che nasce anche la figura del guardiano del faro, mestiere riservato in passato agli ex poilus (i soldati della prima guerra mondiale). Oggi l’automazione generalizzata all’interno dei fari ha reso ormai inutile la presenza umana su queste vedette del mare. L’ultimo a chiudere è stato il faro di Kereon, arroccato sullo scoglio di Men Tensel, soprannominato il “palazzo” per i suoi fastosi arredamenti interni, compresa una rosa dei venti in ebano e mogano.

L’itinerario alla scoperta dei fari bretoni potrebbe iniziare da Brest. Uscendo dal porto turistico, il Mulin Blanc, la prima sentinella che appare alla vista è il faro di Portzic, una torre ottogonale in pietra che risale al 1848 e segna la partenza della Route des Phares et Balises. Sempre lungo la costa Nord, scenograficamente incastrato tra le rovine di un’abbazia benedettina del XVI secolo c’è il faro di Saint Mathieu, un torrione bianco dal “cappuccio” rosso sopravvissuto ai saccheggi della rivoluzione francese.

 

Ouessant, avvolta da nebbie e forti correnti

Continuando a costeggiare si individua facilmente il faro di Kermorvan, caratteristica e imponente torre quadrata che si erge sull’omonima lingua di terra, di fronte al piccolo porto di Conquet: si conclude così la “route” nel suo tratto costiero. Avanzando verso il mare aperto, superata la torre bianca che indica le pericolose Pierres Noires, le correnti contrarie si fanno sentire sempre più forti: all’orizzonte appare l’affascinante isola di Ouessant, che gli abitanti locali amano descrivere avvolta dalle nebbie, da scogli affioranti e da correnti violente. Un vecchio adagio locale recita “Qui voit Ouessant voit son sang” (Chi vede Ouessant vede il suo sangue) ed esprime chiaramente la sua natura fiera e il timore ispirato dalle forti correnti e le ingannevoli rocce della zona. In campo velico Ouessant è celebre perché definisce insieme a Cape Lizard, In Inghilterra, la linea di partenza immaginaria del Trofeo Jules Verne, il giro del mondo senza scalo. Ma di qui passano anche altre celebri regate come la Trans Jacques Vabre, dalla Francia alla Costa Rica.

 

Nividic, La Jument, Le Stiff, Le Creach: fari mitici

Tra Ouessant e la vicina isola di Molène le correnti sono tra le più rapide d’Europa e possono raggiungere anche i 16 chilometri orari. Qui infatti nei mesi più freddi, passa la terribile Fromveur (in bretone “il grande torrente”), una ramificazione della Corrente del Golfo che in passato ha causato catastrofici naufragi. Oltre al già citato faro di Kereon qui tra i flutti c’è il faro di Nividic che possiede, sopra la lanterna, una piattaforma d’atterraggio per elicotteri.

In mare si trova anche La Jument, faro che, ancorato alle rocce mediante robusti cavi d’acciaio in tensione, ed è situato in uno dei paraggi più pericolosi del litorale Atlantico, quale è quello dell’isola di Ouessant. Qui i fari sono addirittura cinque, tra i quali Le Stiff, tra i più antichi di Francia, che risale al 1695 ed è un importante punto di controllo dei rails posti all’ingresso della Manica, e l’altro è Le Creach uno dei fari più potenti del mondo con la sua portata luminosa di 80 miglia.

David Ingiosi

Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come redattore e reporter per testate nazionali e internazionali dove si è occupato di tutte le classi veliche, dalle piccole derive ai trimarani oceanici

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