Nella notte dell’8 dicembre 1982, il grande navigatore francese Bernard Moitessier mentre si trova alla fonda in una baia di Cabo San Lucas, in Messico, perde il Joshua, la sua amata barca in acciaio, simbolo dei suoi viaggi in oceano. Ma Moitessier non è solo. Con lui c’è il celebre attore tedesco Klaus Kinski, una delle personalità più controverse della storia del cinema. Fu sua la colpa dell’incidente?
L’incontro tra l’attore tedesco Klaus Kinski e il grande navigatore francese Bernard Moitessier è uno dei più stravaganti, misteriosi e sinistramente inquietanti della storia della navigazione. Due personalità forti, contrastanti, ciascuna a suo modo ribelle. Kinski la star del cinema, del teatro, dei giornali che ne riportavano quotidianamente le gesta artistiche e private da una parte e Moitessier il vagabondo dei mari, il velista solitario, l’hippy degli oceani, come lo chiamavano all’epoca, che aveva scelto la vita in barca per nutrire lo spirito e ripudiare la società consumistica dall’altra.
Sono due schegge impazzite, due fili elettrici scoperti che non appena si toccano creano il corto circuito. Un incontro-scontro micidiale che ha conseguenze devastanti: imbarcati a bordo del Joshua, il celebre ketch d’acciaio verniciato di rosso che era l’icona stessa delle peregrinazioni oceaniche di Moitessier, i due fanno naufragio su una spiaggia di Cabo San Lucas, in Messico, e perdono la barca. Un incidente banale per certi versi, frutto di un errore clamoroso, ma anche una macchia vistosa e intollerabile nella carriera di un guru della navigazione oceanica come Bernard Moitessier.
Il vagabondo degli oceani e l’attore maledetto
Sull’incidente, lo stesso navigatore ha scritto in seguito diari e resoconti dettagliati, così come le stesse riviste specializzate e i quotidiani dell’epoca riportarono ampiamente la notizia in tutto il mondo. Qualcosa però di quella notte del 1982 rimane come avvolto dal mistero. Cosa è accaduto davvero sul Joshua? Come ha fatto un marinaio esperto come Moitessier a perdere la sua tanto amata barca? Cosa ci faceva l’attore famoso Kinski insieme al velista francese?
Dopo il grande exploit del 1969, quando in testa alla flotta della regata Golden Globe Race, il giro del mondo in solitario, invece di tornare vincitore in Europa decise di abbandonare la competizione e continuare a navigare per salvarsi l’anima, Bernard Moitessier aveva volutamente fatto perdere le sue tracce. Passa gli Anni 70 a rifugiarsi tra le centinaia di atolli della Polinesia. Ogni tanto le riviste nautiche dell’epoca riportano frammenti di notizie, avvistamenti: chi dice che si è ritirato in Francia, chi invece giura che sta indagando sugli esperimenti atomici nei mari del Sud, chi afferma che pianta alberi da cocco ai Tropici. All’inizio degli Anni 80 si sa per certo che in realtà Moitessier è in California dove è andato a vivere insieme alla moglie Iléana e organizza corsi di vela. È proprio qui, sulle banchine del porto di San Francisco che avviene l’incontro con Klaus Kinski. L’attore tedesco è già stato il protagonista di cinque meravigliosi film del regista tedesco Werner Herzog, Aguirre, furore di Dio, Nosferatu, il principe della notte, Woyzeck, Fitzcarraldo e Cobra Verde. Noi italiani ce lo ricordiamo anche nel film Per un pugno di dollari di Sergio Leone. Ma Kinski non è un artista qualunque. Impulsivo, imprevedibile, irascibile a limiti della follia, estremamente violento. I personaggi che impersona sono solo cattivi, pazzi, reietti o tiranni, parti che gli vengono particolarmente bene anche per i tratti spigolosi del viso e per il suo sguardo indemoniato.
La lezione di vela che si trasforma in tragedia
Insomma al culmine del successo, nonostante la sua vita artistica e umana molto controversa, Kinski si mette in testa di imparare la navigazione oceanica e così dietro una cospicua somma (30,000 dollari) ingaggia Moitessier per fare questo apprendistato. Moitessier racconta in seguito dei sui dubbi su Kinski: “Un amico mi ha detto che è mezzo matto, del tutto imprevedibile, che attira le catastrofi e che dovrò stare con gli occhi aperti per tutto il tempo della traversata. In ogni caso, cinque o sei settimane a tu per tu in mare con un tipo di questo calibro non potrà che essere un’avventura appassionante”. Kinski tuttavia si rivela dotato di malfermo piede marino e scarsa attitudine alla navigazione. I due salpano comunque da San Francisco e fanno rotta verso il Messico. Cinque giorni dopo la coppia raggiunge Cabo San Lucas e nella notte dell’8 dicembre, Joshua e altre 25 barche nell’ancoraggio vengono gettate a terra in una bizzarra tempesta. Moitessier scrive un resoconto completo dell’incidente che viene pubblicato nel numero di marzo 1983 della rivista Cruising World. In esso fornisce una descrizione dettagliata di come lui e Kinski sono stati travolti e portati sulla spiaggia con la barca.
Ecco cosa scrive Moitessier: “Al tramonto il vento soffia da Sud Est, non troppo forte, ma non mi piace. Poi aumenta. Niente stelle. Aumenta di nuovo. So che non può durare in questa stagione, ma sono soddisfatto della mia decisione di tenere la seconda ancora pronta. Rimane però una strana sensazione nelle mie viscere. Poi il vento diventa molto più forte e c’è un grande moto ondoso. Ora sono seriamente preoccupato. Improvvisamente l’ancora Cqr da 55 libbre si trascina sul fondo ruvido e sabbioso. Lascio andare la seconda ancora e Joshua affronta di nuovo il vento. Il moto ondoso è aumentato ancora. Un’altra raffica, davvero forte. Mio Dio, Joshua sta arando di nuovo, veloce! In un attimo siamo sulla spiaggia. Il timone tocca per primo. Quindi la barca ruota lentamente. Ora è sdraiata di lato sulla spiaggia, con il mare grosso che s’infrange sul ponte. La mia mente si rifiuta di crederci… ma questa è la dura realtà. Apri gli occhi, scimmia, la tua barca è sulla spiaggia”.
La versione ufficiale e quella confessione rimangiata
Moitessier prosegue a lungo descrivendo una discussione molto accesa e concitata con Kinski nelle ore precedenti. Subito dopo il naufragio gli intima di lasciare la barca, ma l’attore si rifiuta categoricamente. Finché volano parole grosse e alla fine Kinski scende a terra sconvolto. Questa è la versione ufficiale, riportata da tutti i quotidiani dell’epoca. Racconta Moitessier: “Troppo impegnato al tavolo da carteggio nei calcoli astronomici insieme a Klaus, non avevo più guardato il cielo con l’occhio del marinaio, non avevo fatto caso ai segnali che le nuvole mi mandavano, avevo lasciato la mia sorveglianza addormentarsi”.
C’è però un’altra versione, molto diversa. È quella degli inviati Lin e Larry Pardey, volati in Messico nell’immediato per coprire l’incidente per la rivista Sail. Secondo i Pardey, Moitessier gli confessa immediatamente che lui e Kinski in realtà non erano a bordo del Joshua ma in una stanza d’albergo a fare un festino. Il navigatore esorta le giornalista a condividere quella storia anche se tutti capirebbero che idiota è stato, “una scimmia”, come gli piace dire, ma poi cambia idea e si rimangia tutto. I Pardey erano buoni amici di Moitessier e accettano di non rivelare la verità, ma attenersi alla versione ufficiale dell’incidente.
Kinski invece non dice nulla sulla vicenda. Silenzio completo. Forse si sente in colpa per l’accaduto. In giro si dice che la sua aria sinistra porta male. E il povero Moitessier ne ha fatto le spese. La perdita del Joshua per lui rimane per sempre una ferita indelebile. È lui il marinaio. Kinski è solo un apprendista…
Ma perché bisogna sempre cercare il sensazionalismo in ogni notizia o storia.
Moitessier ha perso Joshua a causa di un colpo di vento molto forte ed imprevisto, insieme ad altre 25 barche. Lui parlava di un ciclone e comunque si prendeva tutte le responsabilità del caso.
Che a bordo ci fosse o no Kinsky non cambiava nulla. A quei tempi non c’erano previsioni troppo attendibili, lui non aveva una radio per ricevere eventuali allerte meteo e malgrado il suo istinto non è partito. A chi non è mai successo? Le ancore non hanno tenuto essendo un fondo piuttosto duro e la barca è andata in spiaggia. Può succedere purtroppo a tutti in una vita di navigazioni.
Ah dimenticavo, prima di pubblicare notizie, documentatevi un minimo perché Lin and Larry Pardey sono due famosissimi velisti, marito e moglie e non due donne come risulta dall’articolo.
Ciao Giorgio, non cerchiamo il sensazionalismo, raccontiamo i fatti così come riportati da Moitessier stesso e dalle riviste dell’epoca. Tiriamo le somme e ci poniamo delle domande, lanciamo suggestioni senza nessuna polemica, se permetti. Le tue osservazioni nautiche sono corrette, ma evidentemente ti sfugge qualcosa del lavoro giornalistico e delle tecniche narrative del racconto. Se poi vogliamo fare i maestrini, il nome corretto è Kinski e non Kinsky, come scrivi tu. A presto
Certo il nome Kinski è sbagliato, il mio correttore insiste con la y finale ed io non ho controllato con cura il mio commento, ma reiterare più volte che Lin e Larry sono due donne significa non aver approfondito un minimo la notizia, soprattutto considerando la notevole fama che accompagna la celebre coppia, altro che maestrini.
Resto dell’idea che quello successo a Bernard è un normale incidente di percorso, mentre il taglio dato all’articolo la buttava sulle influenze di un personaggio inquietante e sul loro rapporto. Due cellule impazzite, due fili scoperti….dai su, si trattava di navigare una settimana e Kinski doveva sbarcare in quella baia comunque, perché quelli erano gli accordi.
Non so le tecniche narrative cosa consigliano e il lavoro giornalistico cosa prevede, ma come lettore gradirei da una rivista prestigiosa articoli basati su fatti chiari e ben documentati.
Lasciare dubbi non è mai bello, soprattutto quando cadono nel vuoto, non essendoci più la possibilità di verificarli di prima mano.
Lasciamo il gossip e i titoloni alle riviste di costume e scriviamo articoli utili ed interessanti che servano a far maturare le conoscenze nautiche e storiche dei lettori.
Quindi Giorgio il tuo errore sul nome di Kinski è dovuto al correttore, e passi. Invece il tuo grado di attenzione di lettore bacchettone è così alto che scambi un blog per una rivista. Per quanto errato, il fatto che si tratti di una coppia e non di due donne inficia o altera il loro ruolo nella vicenda, così come descritto? Non mi pare. Da qui a dire che tutto l’articolo è stato scritto senza il “minimo” approfondimento poi è semplicemente ridicolo e denigratorio in maniera gratuita. Non sei d’accordo con il taglio del pezzo? Ce ne faremo una ragione, visto che oltre 4.000 lettori al contrario di te lo hanno apprezzato. Cosa ha la nautica di così sacrale da dover essere scevra di spunti di dibattito, provocazioni e suggestioni, anche remote? Kinski era a bordo o no? Era un personaggio discutibile e imprevedibile o no? Magari non è stato decisivo nell’incidente, o forse sì. Lo sai tu con certezza? No. È comunque un fatto curioso, lo si racconta, ci si pone delle domande. Punto. Vuoi articoli meno provocatori e accademici? Sul nostro blog trovi anche quelli, a centinaia.
Ps: Tutto preso dal tuo accanimento moralistico e saccente, nemmeno saluti. Per anni ho “passato” i tuoi pezzi per Bolina e recensito le tue pubblicazioni. Ti ricordavo meno polemico e più divertente.
Guarda David che non scrivo da anni su Bolina e di certo non penso hai passato o vagliato molti miei articoli e pubblicazioni (una), visto che ne ho scritti proprio pochi!
Ho scritto, ma forse ti è sfuggito, che il correttore ha messo una y e la mia colpa è di non aver controllato accuratamente. Ma vedo che vuoi buttare sullo stesso piano un commento ed un articolo e allora va bene, probabilmente non abbiamo controllato bene in due i nostri scritti. Contento? Ah a proposito c’è ancora un punto dove hai lasciato “le giornaliste”.
Comunque non voglio entrare in polemica con te, ci mancherebbe, a che pro? Amerei solamente leggere articoli interessanti, basati su certezze o verificabili da fonti certe. Se c’è uno che non considera la nautica una disciplina sacrale sono proprio io che odio i talebani della nautica.
È che sono stufo di leggere articoletti inutili o sensazionalistici e i blog sembrano sguazzare in questo.
Argomenti interessanti o buoni approfondimenti non mancherebbero di certo in questo variegato mondo, basta andare a cercarli e attenersi ai fatti.
Ogni tanto qualche giornalista chiedeva al buon Giorgio Casti se aveva qualche novità e lui gli dava i miei dati per farmi intervistare. Le domande erano sempre le stesse: pirati, tempeste, mostri marini. Mai nessuno che mi chiedesse cose più terra terra, utili a eliminare certe legittime curiosità dei lettori o invogliare altri a partire. E quando gli rispondevo che non avevo visto nulla di tutte quelle disgrazie restavano piuttosto delusi.
Sarò bacchettone, forse, sai con l’età si diventa più brontoloni, ma resto dell’idea che una rivista o un blog ha solo da guadagnare scrivendo in modo professionale cose serie e provate. Non per nulla le riviste straniere sono qualche scalino più in su delle nostre.
Comunque ognuno scrive quello che vuole e come vuole e se in 4000 sono stati contenti del tuo articolo, tutto perfetto!
Auguri per il tuo lavoro.