B&Q è stato il celebre trimarano progettato da Nigel Irens con il quale la navigatrice britannica Ellen MacArthur nel 2005 conquistò il Trofeo Jules Verne, record del giro del mondo in solitario.
La storia del trimarano B&Q nasce dal sogno di una ragazza. Si chiama Ellen MacArthur e nel 2003 vuole battere il record del giro del mondo in solitario. Il progetto è una specie di follia, prima di tutto perché la MacArthur è una donna di soli 27 anni anche se già una navigatrice esperta visto che due anni prima ha conquistato un secondo posto al Vendée Globe sull’Open 60 Kingfisher. Poi perché è inglese e vuole cimentarsi con un primato, il celebre Trofeo Jules Verne, record del giro del mondo in solitario, che è una sfida tutta francese.
Per battere il record però alla MacArthur serve una barca speciale. Il progetto viene affidato al famoso designer Nigel Irens, già progettista di alcuni dei più veloci trimarani mai realizzati (Fleury Michon, Enza, Fujicolor) e al francese Benoît Cabaret. I due progettisti si ispirano a un trimarano Orma di 60 piedi, velocissimo e più stabile rispetto ai catamarani, soprattutto se condotto in solitario in condizioni estreme. È una scelta azzardata perché all’epoca questa classe di multiscafi è protagonista di una serie di incidenti in tutte le regate del circuito internazionale.
“Me ne frego del comfort, voglio prestazioni”
Alla fine realizzano un prototipo di 16,20 metri di larghezza, 8,3 tonnellate e con una lunghezza totale di 22,90 metri, in modo da compensare il punto debole dei 60 piedi che è la stabilità longitudinale. La superficie velica, invece, viaggia sui 320 metri quadrati, il massimo gestibile da un solitario e si opta per un efficiente albero alare di 30,60 metri di altezza su cui sono inferiti la randa, quattro fiocchi e due gennaker. Gli scafi e le traverse vengono realizzati in sandwich con tessuti pre-impregnati di carbonio e schiuma di Nomex, le manovre mobili sono in kevlar e le vele assemblate con la tecnica 3DL (senza cuciture).
Per il resto tutto è votato alla semplicità, seguendo la teoria “meno c’è, meno si rompe”: lo scafo centrale per esempio adotta una lunga pinna di deriva antiscarroccio, ma non sono previste pinne stabilizzatrici sugli scafi laterali, né hydrofoil. Anche per gli interni le indicazioni della MacArthur sono votate all’essenziale: «Me ne frego del comfort – dice la navigatrice – voglio andare a dormire senza il terrore che la barca si rompa».
Obiettivo: battere il record di Joyon
Il nuovo trimarano viene assemblato in Australia dal cantiere Boatspeed e terminato in appena sette mesi. Il varo della barca, nel frattempo battezzata B&Q-Castorama, avviene l’8 gennaio 2004 a Sydney (Australia), e inizia un intenso programma di test che porta la MacArthur a navigare per oltre 20.000 miglia. Quando tutto è pronto, B&Q fa rotta verso il Nord della Francia per dare inizio ai giochi.
L’obiettivo è battere il tempo di giro del mondo stabilito un anno prima da Francis Joyon sul trimarano Idec in 72 giorni e 22 ore. Il percorso è quello del Vendée Globe: discesa dell’oceano Atlantico con il passaggio del Capo di Buona Speranza, quindi l’oceano Indiano e il Pacifico, per poi doppiare Capo Horn e tornare verso il traguardo.
Lo splendido volo oceanico di Ellen
La partenza avviene il 28 novembre del 2004 e il “volo” oceanico contro il tempo della MacArthur lascia tutti con il fiato sospeso. In vantaggio sul record di Joyon fino a Capo Horn, la giovane skipper incappa in una zona di calma equatoriale al largo del Brasile. Quando la situazione sembra ormai disperata una brezza da Nord Est riaccende la speranza e le consente dopo 71 giorni e 14 ore di tagliare vittoriosamente il traguardo il 7 febbraio del 2005.
La McArthur si impossessa così del primato mondiale più ambito e difficile (poi migliorato a 57 giorni nel 2008 da Francis Joyon ancora su Idec). Un gesto che si riallaccia alla grande epopea dello yachting inglese, quello di Francis Chichester e Robin Knox Johnston. Non a caso viene festeggiata come un’eroina e insignita del titolo di Dame dalla Regina Elisabetta II. Merito suo naturalmente, ma anche di quella barca assolutamente perfetta, disegnata come un abito su misura per lei e per quel record incredibile.