Stefania Conte, appassionata di viaggi e velista, risponde all’annuncio di un armatore di un catamarano per un imbarco in cambio di produzione di contenuti per il web. Nonostante il soggiorno spartano a bordo, si ritrova così a navigare in uno dei tratti di costa più suggestivi dell’Australia tra incontri con balene e delfini, escursioni sul reef e falò in spiaggia.
Terminata l’esperienza sull’isola di Maui, rispondo all’annuncio di un australiano che cerca equipaggio per il suo catamarano. Nella sua descrizione dice di vivere in barca da nove anni, all’inizio con moglie e figlie, poi da solo. Ha in mente di girare dei video per documentare le sue avventure e cerca gente che sappia fare riprese, montaggio e gestire i social network. Non perdo nemmeno un minuto e gli racconto tutte le mie passioni ed esperienze.
Tento di vendermi al meglio spiegandogli che ho già lavorato come hostess su un catamarano per tre mesi in Grecia, inoltre per diciassette anni sono stata impiegata a Milano nelle più grosse agenzie pubblicitarie mondiali. Il responso è positivo, quindi prenoto subito il volo per il Queensland, pronta per la nuova avventura marinara.
Cambusa essenziale: solo pesce e poche verdure
Nello scambio di mail l’australiano specifica che non toccheremo terra ferma o centri abitati per due o tre settimane. Inoltre sottolinea che a bordo non c’è il generatore, né le porte delle cabine e nemmeno il frigorifero. Si mangia solo il pesce che pesca lui stesso ogni mattina e le poche verdure che si conservano senza refrigerazione, ovvero patate, carote, cavolo cappuccio e bietole. Nell’eventualità che non riesca a pescare nulla per via del mal tempo, ci si nutre esclusivamente di riso e legumi (niente pasta, sigh). Rispondo d’istinto che per me non ci sono problemi, non avendo considerato che la birra calda fa schifo e che il riso a colazione non penso sia di mio gradimento. Pazienza, mi adatterò anche a questo.
Dopo una lunghissima via crucis, tra aerei e bus, arrivo finalmente ad Airlie Beach e salgo in barca alle 11 di sera. L’altra ragazza ospite, casualmente italiana, è già a bordo da qualche ora. La mattina seguente prendiamo subito il largo, la spesa di viveri (si fa per dire) è già stata fatta, i serbatoi d’acqua e di gasolio caricati, le lezioni di vela a quanto pare non servono e via che navighiamo verso l’arcipelago delle Whitsundays.
A ciascuno il suo compito, navigando verso la libertà
Quindi eccoci qui, Stefania, Fedra e Peter, il capitano. Dopo esserci scervellati per un interno pomeriggio, troviamo il nome più appropriato da dare a tutti i profili dei social network, un nome che rispecchi il suo stile di vita: Sailing Into Freedom, che in italiano significa “navigando verso la libertà”.
Ci dividiamo i compiti: per prima cosa devo aprire un blog, una pagina Facebook, Instagram e un canale YouTube. Poi devo girare video e scattare foto da mettere on line per condividere le nostre avventure. Fedra invece si occupa di cucinare e pulire. Oltre a ciò, tutte e due dobbiamo fare le marinaie durante le traversate. La cosa più difficile è stata comprendere i comandi marinareschi in inglese, ma che dico inglese, in un pessimo slang australiano. Peter infatti ha una pronuncia tremenda e la stessa Fedra, che ha già passato un anno a lavorare nelle fattorie australiane, fa fatica a capirlo. Quando eseguiamo un’esercitazione per provare le manovre d’emergenza sembriamo Stanlio ed Olio e il video che ne vien fuori è qualcosa di estremamente esilarante.
A bordo una perfetta sintonia a tre
A bordo si crea un ottimo equilibrio. Di solito non è facile andare d’accordo in spazi così ristretti rimanendo a contatto 24 ore su 24 per giorni e giorni, senza vedere altra anima viva, ma noi tre siamo in perfetta sintonia: ognuno ha il suo carattere che si incastra alla perfezione con quello degli altri, senza scontri o discussioni. Peter si sveglia verso le 5 del mattino e va a fare pesca subacquea per procacciare il cibo per il suo equipaggio. Rientra verso le 8 e trova la colazione pronta, che l’amorevole Fedra ha preparato secondo sue precise istruzioni: 2 etti di porridge (fiocchi d’avena che sembrano segatura) bollito con una mela grattugiata.
Una cosa tristissima che lui divora con estrema foga. Forse le tre ore di immersione gli fanno venire appetito, ma noi non riusciamo proprio a mandare giù questo “pappone” insapore e per le successive settimane ci attrezziamo per arricchirlo con qualcosa di più appetibile. Segue la pulizia del pesce che io documento su video con Peter che insegna a Fedra come squamare e sfilettare i pesci che ha catturato. Di solito ne pesca almeno tre, che ci bastano per pranzo e cena e che vengono cucinati in modi differenti. Per esempio affumicandoli possono durare anche per il giorno successivo.
Snorkeling sul reef e tramonti in spiaggia
Passiamo le giornate a navigare con i delfini che ci scortano per alcune miglia, facciamo snorkeling sulla barriera corallina, con il kayak raggiungiamo inesplorate cale nascoste, a volte al tramonto scendiamo in spiaggia ad accendere il falò, quasi sempre avvistiamo le balene e ogni giorno è una grande emozione. Non mancano nemmeno gli avvistamenti di squali, anzi li attiriamo con gli scarti dei pesci che cuciniamo per poterli filmare da vicino: sono veramente impressionanti!
Tra me e Fedra nasce una profonda e sincera amicizia: ci confidiamo, ci supportiamo, ci ubriachiamo, ridiamo e piangiamo, siamo felicissime di esserci incontrate e di condividere questa fantastica esperienza insieme. Pattuiamo di non rimanere a bordo quando l’altra deciderà di sbarcare. Ogni tre settimane il Capitano ci comunica il successivo itinerario che potrà subire variazioni a seconda dei venti e a nostra volta decidiamo se proseguire oppure no. Dopo tre mesi è giunto il momento di salutarci, mi sta per scadere il visto turistico e sono costretta a lasciare l’Australia.
Stefania Conte
(tratto dal suo libro #VagabondinGirl pubblicato di recente e disponibile a questo indirizzo: https://vagabondingirl.travel.blog).
Guarda il video: