Negli ultimi anni complici i costi elevati del teak naturale, la sua scarsità a livello mondiale e i relativi lavori di manutenzione piuttosto impegnativi, il mercato nautico ha sfornato soluzioni alternative per il rivestimento di coperta e interni delle barche da diporto, come il teak sintetico. Ecco quali sono le sue principali caratteristiche, i pregi e i difetti, come si presenta e se davvero conviene utilizzarlo al posto del legno naturale.
Il teak a bordo delle nostre barche è sempre sinonimo di eleganza, qualità estetiche ma anche marine visto che è un materiale vivo, naturale, che si adatta a pennello alla vita di bordo e anzi migliora con l’esposizione agli agenti atmosferici. Purtroppo questo rivestimento sta cominciando a sparire sui moderni cabinati, un po’ perché il legno di buona fattura ormai a rischio estinzione in molti Paesi. Un po’ perché necessita di cure e attenzioni che i diportisti di oggi spesso non vogliono più dedicare alle proprie barche per pigrizia e mancanza di tempo.
Ecco allora che il mercato nautico propone delle alternative che negli ultimi hanno riscosso anche un certo successo per questioni pratiche. Si tratta del cosiddetto teak sintetico, ossia un rivestimento realizzato a livello industriale sotto forma di pannelli e listelli con componenti plastici. Vediamo allora quali sono le sue principali caratteristiche, i pregi e i difetti, come si presenta e se ha davvero senso utilizzarlo in alternativa al legno naturale.
Legno? No, plastica evoluta
Il teak sintetico non ha nulla a che vedere con il legno, se non nella forma esteriore che viene perfettamente imitata sulla superficie esterna, così come nelle dimensioni e nel colore delle doghe. Si tratta a tutti gli effetti di plastica, anche se nel tempo si è evoluto a livello di costruzione con notevoli miglioramenti che hanno contribuito ad ampliarne l’utilizzo nella nautica da diporto. Come viene impiegato? Soprattutto su barche di piccole dimensioni, sulla coperta o su piccole porzioni di questa, come il pozzetto, le sedute e i passavanti. Comincia a diffondersi anche negli ambienti interni di imbarcazioni anche più grandi.
Colore, forme e venature del teak sintetico
Sul mercato esistono diversi tipi di teak sintetico. Alcuni dei più conosciuti, importati anche in Italia, sono il Flexiteek, il Dea King, il PlasDek, il Breons e il Tek Dek. Si tratta di prodotti simili che presentano le medesime caratteristiche. Sono realizzati in una miscela di pvc o resine sintetiche disponibili in diversi colori che riprendono le essenze del legno naturale. La superficie presenta delle venature che richiamano il legno, mentre la forma è quella della classica doga proposta con larghezza e spessori differenti. Viene venduto in bobine di diverse lunghezze, inoltre su uno dei bordi la doga ha una fascia di colore bianco o nero che funge da comento riproducendo quindi la gommatura del calafataggio di quello originale.
Solitamente le droghe più utilizzate sono larghe 45 o 75 mm, di cui 5 mm sono il finto comento, ma sono disponibili anche larghezze di 60 o 96 mm in tagli da 100-125 mm senza finto comento per ottenere curve e parti sagomate. Lo spessore più comune è quello di 5 mm. Le doghe si uniscono tramite un incastro maschio-femmina.
I vantaggi del teak sintetico
Il suo principale punto di forza è che praticamente non ha bisogno di manutenzione, con notevole risparmio sui costi necessari per eseguirla. Si tratta infatti di un materiale molto resistente, immune agli agenti atmosferici e alla salsedine, nonché in grado di sopportare le alte temperature e le vibrazioni.
Un’altra caratteristica che lo distingue dal legno è la sua flessibilità che permette di impiegarlo anche per rivestire superfici non proprio piane o che presentano spigoli e angoli. È anche elastico, qualità che concorre a renderlo più resistente. Inoltre a differenza del legno non rischia di intaccarsi se un oggetto pesante o acuminato ci cade sopra.
Immune ai raggi UV e antiscivolo
Altre qualità interessanti sono che resiste ai raggi UV ed è antiscivolo, anche se la superficie è bagnata. Essendo un materiale impermeabile e non poroso ha anche il pregio di non assorbire liquidi che lo potrebbero macchiare. In caso di aloni a livello superficiale, questi possono essere facilmente rimossi con passate di carta vetrata e la carteggiatura permette anche di ripristinare il colore originale delle doghe che nel tempo si potrebbero leggermente scolorire. Particolarmente agevole risulta infine la sua pulizia che non richiede alcun trattamento specifico: basta solo un po’ d’acqua, sapone neutro e spazzola.
I principali difetti del teak sintetico
Uno dei più importanti è che la sua superficie si riscalda parecchio. Quando è esposta al sole raggiunge infatti una temperatura superiore a quella del legno. Quale temperatura? È difficile quantificare perché dipende dalle ore di esposizione e dalle zone in cui si naviga. Ai Caraibi, ma anche in Mediterraneo può essere un problema di non poco conto, soprattutto d’estate. A determinare la maggiore temperatura concorre innanzitutto la mescola con cui sono realizzati i listelli e i reagenti con i quali sono trattati per renderli resistenti ai raggi UV. A questo si aggiunge anche il colore, per esempio le tonalità scure si riscaldano di più rispetto a quelle chiare. Le aziende stanno comunque cercando di ridurre il problema concentrandosi sulle tonalità chiare.
Un altro difetto è il suo peso non indifferente: pesa circa 6,5 kg al metro quadrato a cui si aggiunge 1 kg di colla per fissarlo, mentre le doghe in legno pesano circa 3,5 kg, a cui va aggiunto 1 kg di gomma per il calafataggio.
Non sempre costa meno del teak naturale
Un altro svantaggio è che non sempre costa meno del legno naturale.Il costo di installazione va dai 300 ai 400 euro al metro quadrato e comprende la manodopera. Non è facile stabilire un rapporto con il legno naturale perché quest’ultimo ha un prezzo influenzato da diverse variabili: qualità, spessore, zona di provenienza, manodopera. Però a parità di spessore spesso il costo tra i due materiali è simile, anzi alcune volte quello sintetico ha un costo superiore a quello vero.
Ecologico? No, va smaltito
C’è infine l’aspetto ecologico da considerare. Oggi il fabbisogno di legno di teak è tale da richiedere l’abbattimento di decine di ettari di foreste al giorno; un ritmo insostenibile che sta portando all’estinzione di questo albero in Birmania e Laos. Il teak sintetico è quindi utile a contrastare il disboscamento, ma è pur sempre un prodotto chimico e industriale che va smaltito, operazione non prive di conseguenze nefaste per l’ambiente. Non è quindi un prodotto ecocompatibile.
Si tratta dunque di un’alternativa che può essere presa in considerazione da quei diportisti che hanno imbarcazioni di piccole dimensioni e amano la praticità; nonché una vita a bordo senza troppi impegni e costi di manutenzione. In coperta per via del calore può risultare scomodo, ma negli interni può essere davvero un’ottima soluzione.
Questo articolo andrebbe aggiornato, essendo ora disponibili sul mercato prodotti dal peso di 3.5 kg/mq , che scaldano meno del legno sotto il sole, e che sono 100% riciclati (non riciclabili ma bensì riciclati internamente all’azienda produttrice) . L’ingegneria di questi materiali è in continuo miglioramento ed articoli come questo, seppur molto utili e ben fatti, andrebbero aggiornati periodicamente per non creare disinformazione in merito.
Ciao Daniele, grazie intanto per l’apprezzamento e per le preziose informazioni che aggiungi. Su ogni articolo del blog c’è la data di pubblicazione proprio per dare un’idea di quando è stato scritto. Questo, come gli altri temi di cui ci occupiamo, sono oggetto periodicamente di approfondimenti e aggiornamenti. A te andrebbe di fare un’intervista per raccontare il mondo del teak sintetico? Facci sapere, sarebbe interessante! Buon vento!
Buongiorno David,
Grazie della risposta. Certamente comprendo che l’articolo ha esposta la data di pubblicazione, la mia intenzione era solo di puntualizzare certe novità. Lavorando con il teak sintetico da moltissimi anni ne abbiamo vista l’evoluzione e capiamo quanto sia stata veloce e difficile da seguire per il pubblico . Per questo è difficile trovare articoli aggiornati in merito. Inoltre commercializzando anche teak naturale ne abbiamo molto chiare le differenze e quale clientela dovrebbe indirizzarsi verso l’una o l’altra soluzione. Ti ringrazio della proposta e certamente sono disponibile molto volentieri ad un intervista riguardo a questo mondo , sarebbe certamente interessante ed utile al pubblico che spesso risulta confuso riguardo sull’argomento. Puoi contattarmi quando vuoi, sono a disposizione.
Nell’articolo non si fa cenno al metodo di applicazione/messa in opera. Uno dei dolorosi svantaggi del teak era (e nella maggior parte dei casi ancora è) il dover utilizzare le viti, che portano con sè una serie di problemi di non poco conto. Come avviene la posa del teak sintetico? Alcune aziende oggi realizzano coperte in vero teak in pannelli unici, anche per barche di discrete dimensioni, che vengono posate con collanti e un numero esiguo di viti, avviene così anche nel caso del teak sintetico?