Il naufragio di Fogar e Mancini in scena a teatro

I 74 giorni alla deriva che ebbero per protagonisti il navigatore Ambrogio Fogar e il giornalista Mauro Mancini dopo il naufragio del Surprise hanno una forza narrativa senza tempo e costituiscono un’avventura umana che il regista Massimo Navone ha deciso di raccontare nella pièce teatrale “74 giorni sospesi” in scena al Teatro Miela di Trieste.

Alcune storie di mare, per quanto drammatiche, hanno una fantastica potenza narrativa e continuano a distanza di anni ad esercitare un fascino misterioso nei confronti del pubblico di appassionati. Probabilmente perché mai come nelle situazioni estreme l’uomo esce in tutta la sua forza e fragilità, coraggio e paura, frustrazione e attaccamento alla vita. È il caso per esempio del naufragio che nel 1978 ha avuto per protagonisti il navigatore italiano Ambrogio Fogar e il suo amico giornalista Mauro Mancini, uno dei più drammatici e criticati casi di sopravvivenza in mare. Mentre erano impegnati a bordo del Surprise, un cutter in legno di poco più di 10 metri, in una navigazione alla volta dell’Antartide il 19 gennaio un’orca marina affondò la barca al largo delle isole Falkland.

Da quel momento iniziò la drammatica lotta dei due per sopravvivere a bordo di una zattera. Passarono ben 74 giorni di privazioni e di stenti prima che una nave greca li avvistasse e li recuperasse.

Ambrogio Fogar

Il navigatore ambizioso e il giornalista romantico

E sono proprio quei tragici giorni a un passo dal baratro ad essere protagonisti della pièce teatrale dal titolo “74 giorni sospesi”, con Alessandro Mizzi e Ivan Zerbinati per la regia di Massimo Navone che andrà in scena giovedì 5 e venerdì 6 aprile, alle ore 20.30, al Teatro Miela di Trieste. Lo spettacolo prende vita dal reading musicale presentato ad ottobre 2017 alla Notte Blu dei Teatri, un narrazione che oscilla tra momenti di grande ottimismo e speranza a momenti di angoscia cupa. Ivan Zerbinati è un Fogar forte e fiero unitamente a un Alessandro Mizzi che interpreta un Mancini più fragile e inesperto del mare.

Massimo Navone, regista drammaturgo ligure di nascita e milanese di adozione, grande amante del teatro e del mare, coglie quest’occasione per portare sul palco una storia di amicizia, speranza, forza di volontà, attaccamento alla vita, in balia di un abisso tra mare e cielo. Il tutto su un vuoto e buio palcoscenico, ornato solo da una zattera di salvataggio e da due attori che interpretano con audacia l’angoscia e l’attaccamento alla vita. Eravamo a 4 giorni di vela da Rio de la Plata quando un branco di orche o balene ci ha attaccato affondando il Surprise in quattro minuti. Ci siamo gettati sul battello di gomma e sulla zattera autogonfiabile con pochissima roba da mangiare. Era la mattina di giovedì 19 gennaio e adesso sono 3 settimane che stiamo vagando per l’oceano senza che nessuno abbia potuto e saputo cercarci”. Questo annotava Ambrogio Fogar dopo venti giorni di naufragio a bordo della zattera di salvataggio con l’amico giornalista Mauro Mancini.

74 giorni sospesi

La disperazione, la fame e l’attaccamento alla vita

Terminate le scarse provviste, i due velisti riuscirono a sopravvivere alla deriva in balia delle onde e dei venti, nutrendosi della carne dei cormorani, di qualche pesce catturato con le mani e bevendo l’acqua piovana che si accumulava nella zattera. Condivisero per 74 giorni uno spazio angusto e sempre più vulnerabile, sospeso tra l’abisso e il cielo, rigonfiato ogni giorno con la forza dei polmoni e della disperazione, traendo coraggio e conforto dai racconti dei sogni e delle visioni, delle reciproche speranze e paure, fino al 2 aprile 1978, quando si stagliò all’orizzonte il mercantile greco Santo Stefano, scambiato per un miraggio e invece vero.

Un lieto fine che si rivelò però anche una beffa del destino. Mancini, stremato nel fisico (aveva perso 41 chili) non superò una polmonite e morì due giorni dopo sulla stessa nave che li aveva miracolosamente avvistati e salvati.

Fogar e Mancini sul Surprise

Due uomini alla deriva: siamo tutti su una zattera

Nella lettera di addio alla moglie, che divenne nota solo alcuni mesi dopo, Mancini diceva di Fogar “è un uomo coraggioso, equilibrato, buono. Ci siamo fatti compagnia con grande fermezza d’animo e questo è già qualcosa”. Un raggio di luce e chiarezza su tutte le ombre che si erano abbattute su Fogar, vittima di un processo mediatico che lo accusava di manie di protagonismo imputandogli responsabilità riguardo alla morte dell’amico. Questa leggenda di uno dei naufragi più lunghi della storia della nautica resta ancora oggi la testimonianza viva della forza morale di due uomini alla deriva, della lealtà sincera della loro amicizia e della grande passione per il mare, stupefacente e dolorosa.

Quello che è certo è che evocare sulla scena le emozioni profonde che questa avventura umana ci trasmette sia un’esperienza “che può servire anche a chi non naufragherà mai. Ciò che conta è la volontà di vivere, di non arrendersi e continuare. Siamo tutti su una zattera”, come scriveva ancora Mancini. Prenotazioni e biglietti: Teatro Miela di Trieste, tel. 0403477672, tutti i giorni dalle 17.00 alle 19.00.

David Ingiosi

Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come redattore e reporter per testate nazionali e internazionali dove si è occupato di tutte le classi veliche, dalle piccole derive ai trimarani oceanici

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