La Arc, Rally for Cruiser, celebre evento velico ideato da Jimmy Cornell che prevede una traversata in flottiglia dell’Atlantico è partita lo scorso 22 novembre da Gran Canaria con destinazione Caraibi. Sono solo 60 gli equipaggi familiari partecipanti all’evento, ma è un segnale forte di come il mare e le barche siano al sicuro dalla pandemia.
La pandemia globale da Covid-19 ha fermato il mondo condizionando molti aspetti della nostra vita sociale, figuriamoci gli eventi velici. Eppure a testimonianza di come in mare non c’è rischio contagio e che la barca sia il luogo più sicuro in assoluto per stare con la famiglia, la flotta dei partecipanti alla Arc, rally oceanico per diportisti, domenica 22 novembre è partita dalle Canarie con destinazione Caraibi.
A questa edizione del famoso rally oceanico per diportisti ideato e organizzato ogni anno dal giornalista e navigatore Jimmy Cornell prendono parte solo 60 barche, poche rispetto agli oltre 100 equipaggi che in genere partecipano a questa traversata atlantica in flottiglia. Sono ben 140 infatti quelli hanno rinunciato, visto che nell’edizione 2019 alla partenza si erano presentate 200 famiglie. Quindi il Covid-19 senza dubbio ha in parte condizionato anche questo evento, però non è riuscito a fermare completamente il sogno di “fare l’Atlantico” di tante famiglie che per la Arc spesso si organizzano anni prima allestendo espressamente le barche e organizzandosi con il lavoro. Insomma la partenza della Arc è un segnale comunque positivo in quest’epoca di “fermi tutti”.
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Un popolo colorato che rispetta le regole sanitarie
Il segnale di partenza della Arc 2020 è risuonato sulle acque della baia di Las Palmas a Gran Canaria e i 60 equipaggi partecipanti hanno tagliato la linea di partenza con le loro biciclette legate a poppa, i bambini che salutavano e le amache piene di frutta, insomma tutto il variopinto e appassionato popolo di velisti che ama la navigazione d’altura e vuole cimentarsi con il grande salto dell’Atlantico.
Per rispettare comunque i regolamenti di sicurezza sanitaria imposti dall’emergenza Covid-19 tutti i partecipanti prima di mollare gli ormeggi hanno dovuto fare il tempone e dimostrare di essere Covid free. In ogni caso la traversata dell’oceano sarà considerata dalle autorità di S. Lucia ai Caraibi come periodo di isolamento, quindi l’equipaggio, una volta giunto dall’altra parte dell’Atlantico, non dovrà fare la quarantena richiesta a chiunque entri nel paese.
Il “salto atlantico” sulla scia degli Alisei
La flotta del rally oceanico, subito dopo la partenza, almeno nella sua componente di barche da crociera, si è diretta verso Sud a cercare gli Alisei, i famosi “trade winds” che li porterà dritti a S. Lucia ai Caraibi, dopo circa 2.700 miglia di navigazione. Diversamente il gruppo di testa della flotta che annovera equipaggi super agguerriti e barche molto più sportive sceglieranno altre rotte perché per loro Arc significa arrivare primi, anche se in generale lo spirito di questo rally atlantico non è propriamente quello della regata. I partecipanti per completare l’intero percorso dovrebbero impiegare tra i 18 giorni delle barche più veloci ai 21-22 giorni delle barche più lente.
È andata male invece agli equipaggi iscritti alla ARC +, una rotta alternativa e più lunga che faceva scalo a Mindeo a Capo Verde. Circa 100 velisti sono partiti l’8 novembre per percorrere quella rotta e poi riunirsi alla flotta principale, ma a loro il Covid-19 ha giocato un brutto scherzo. Per lasciare Mindeo, la capitale dell’arcipelago di Cape Green, bisogna avere fatto un tampone, ma sull’isola non ci sono tamponi sufficienti, quindi gli equipaggi sono fermi in porto e la loro traversata è rimasta un sogno. Info: https://www.worldcruising.com.