Praticato a bordo di tavole da surf molto sottili e senza volume, lo skimboard è una disciplina sportiva che non richiede né onde né vento. Sembra un gioco da bambini, ma non lo è affatto: serve equilibrio, flessibilità e timing perfetto.
A metà tra il surf e lo skateboard, c’è una disciplina assolutamente divertente, molto tecnica e complessa e che si può praticare su qualsiasi specchio d’acqua bassa e piatta. Non servono onde né vento: bastano senso dell’equilibrio, doti atletiche, un tocco di spericolatezza e il divertimento è assicurato. I rider dello skimboard hanno bisogno solo di una tavola, di un’area d’acqua bassa e di alcuni ostacoli in stile wake per i triks intermedi e avanzati.
Lo skimboard ha origine intorno al 1920 in California, quando alcuni bagnini di Laguna Beach tra cui George Griffeth costruirono dei dischi arrotondati in legno di sequoia e li usarono per scivolare sull’acqua. Li chiamavano “pizza board” e questa rimase la forma standard per lo skimboard fino all’inizio degli Anni 60, quando apparve un nuovo design più affusolata che imitava una tavola da surf più piccola e larga.
Da semplice ripiego del surf a sport ufficiale
Inizialmente, lo skimboard era visto come una fantastica alternativa alle giornate piatte di surf, alle alte maree e ai martellanti shore break ma, con il passare del tempo, questo sport si è guadagnato il pieno rispetto come membro del club degli sport acquatici. Nel 1976 Tex Haines e Peter Prietto fondarono la Victoria Skimboards, prima azienda produttrice di tavole dedicate a questo sport e nello stesso anno si tenne il primo Campionato Mondiale ad Aliso Beach.
Oggi lo skimboard è ormai una disciplina sportiva a tutti gli effetti, con tanto di competizioni ed eventi dedicati, come per esempio lo United Skimboard Tour, campionato internazionale che vede la partecipazione dei più forti skimboarders professionisti di tutto il mondo. Piccole comunità di skimboarding praticano al mare, nei fiumi, laghi, negli stagni e persino nel cuore delle città, ovunque ci sia un piccolo specchio d’acqua.
Due stili diversi: wave riding e flatland
La crescente popolarità dello skimboard si spiega con la facilità con cui si inizia a praticarlo e con il fatto che lo skimboard richiede poca manutenzione. Nello skimboard esistono due stili principali: il wave rinding e il flatland. Il primo consiste nel raggiungere l’onda sfruttando la risacca, per poi surfarla. Il flatland consiste invece nello scivolare con la tavola sulla battigia compiendo alcuni tricks simili a quelli che si fanno sullo skateboard, come ad esempio il cosiddetto il salto “ollie” o il “pop shove it”, ossia la rotazione della tavola.
Nello skimboard contano molto la flessibilità e l’equilibrio. Si lancia la tavola sull’acqua radente al suolo e ci si salta sopra con entrambi i piedi. L’importante è partire sicuri con il peso in avanti, mantenere il baricentro più basso possibile e ammortizzare con le gambe. Per non perdere grip sulla tavola i riders usano la paraffina, una speciale cera (wax) utilizzata dai surfisti per creare più aderenza sulla superficie della tavola.
Un movimento in crescita anche in Italia
Oggi gli skimboard sono tecnologicamente sofisticati e combinano elementi avanzati dell’industria aerospaziale con le conoscenze di esperti artigiani. Tre aziende, Victoria Skimboards, Exile Skimboards e Zap Skimboards, si dividono la maggior parte del mercato di questo sport.
In Italia lo stile flatland dello skimboard si può praticare un po’ ovunque. Se invece volete provare lo stile wave rinding ci sono alcuni spot che garantiscono ore di puro divertimento. Fra questi San Giovanni di Sinis, il Poetto e Geremeas in Sardegna, Chiavari, Sestri Levante, Varazze e Savona in Liguria, Ladispoli e Lido di Ostia nel Lazio.