Sempre più spesso capita di navigare all’estero con la propria barca oppure sfruttare un charter per una vacanza crociera. Una o più lingue straniere come bagaglio personale di skipper ed equipaggio possono allora risultare davvero utili per interpretare correttamente un bollettino meteo, domandare la disponibilità di un ormeggio, risolvere un’avaria o gestire una situazione di emergenza.
Sapete come chiamano gli inglesi il corpo morto? E il termine francese per presa a mare? Come si dice in spagnolo gassa d’amante? La conoscenza dei principali termini nautici anche in altre lingue può essere di grande utilità per il diportista che naviga all’estero. Sempre più spesso ormai in occasione di trasferimenti e vacanze in barca capita di navigare all’estero: tanti armatori utilizzano la propria barca compiendo anche lunghi percorsi che si snodano lungo isole e coste oltre confine oppure c’è chi raggiunge le località prescelte con altri mezzi e poi noleggia una barca sul posto, pochi fortunati completano addirittura traversate oceaniche e giri del mondo.
Una o più lingue straniere come bagaglio di skipper ed equipaggio allora possono risultare davvero utili non solo nelle tradizionali operazioni di ormeggio in banchina, oppure per interpretare un bollettino meteo, o ancora nelle comunicazioni con la autorità portuale e le dogane, ma anche per risolvere problemi agli impianti, emergenze mediche o comunicare una situazione critica. Senza contare che le lingue aprono l’accesso allo scambio umano che in mare è sempre interessante e spesso strategico per raggiungere nuove località, evitare zone pericolose o avere dritte su cantieri, rivenditori e manodopera locale. È vero che oggi con l’aiuto della tecnologia, basta avere con sé uno smartphone e con un click si accede a pratici traduttori istantanei di qualsiasi lingua, il risultato tuttavia non è sempre eccellente e comunque padroneggiare una lingua straniera permette di conversare, è più immediato e apre la mente.
Farsi capire, una questione di sicurezza
Insomma navigare in acque straniere in modo autonomo comporta una maggiore organizzazione del viaggio anche da un punto di vista linguistico: percorrere rotte in acque internazionali a bordo di uno yacht infatti implica la necessità di capire e farsi capire nelle comunicazioni, almeno per quanto riguarda le nozioni base. Capita per esempio in alto mare di incrociare frequentemente anche a distanza ravvicinata non solo altre imbarcazioni da diporto, ma navi passeggeri, navi mercantili, unità militari, pescherecci e molti altri scafi con i quali può essere necessario comunicare via radio. Immaginate durante una navigazione notturna di incrociare un’altra unità con una rotta di collisione presunta. Segnalare la propria presenza e le intenzioni e soprattutto essere capiti è di fondamentale importanza.
In questi casi la lingua internazionale da utilizzare almeno per i primi approcci via radio è sempre quella inglese scandendo in questa lingua il nome della propria barca, il numero di persone presenti a bordo, la località di provenienza e il porto di destinazione. Tutte informazioni minime e comunicazioni base che però bisognerebbe essere in grado di praticare ai fini di una maggiore sicurezza.
Messaggi radio, meteo e pratiche burocratiche
Ancora più importante per chi naviga all’estero è conoscere il corretto frasario per lanciare un eventuale segnale di soccorso, sempre in lingua inglese, che prevede tre volte la pronuncia della parola mayday seguita dal nominativo internazionale della barca, la sua posizione, la descrizione sintetica della natura dell’emergenza, gli eventuali danni alle persone, il tipo di assistenza richiesta, etc. A questo proposito è opportuno tenere a portata di mano vicino alla radio Vhf una tabella con il codice internazionale dei segnali per poter effettuare lo spelling delle singole lettere dell’alfabeto.
Sempre indispensabile poi una infarinatura delle lingue straniere anche riguardo i principali termini utilizzati nei bollettini meteorologici del mare diramati dalle varie stazioni costiere che sono sempre divulgati nella lingua locale.
Nomenclatura nautica, nodi e acquisti locali
Chi naviga per esempio nelle acque vicine greche o turche o spagnole può trovarsi di fronte a un meteo in evoluzione che è necessario conoscere. Come fare se non si conosce le rispettive lingue? Di buone c’è il fatto che questi bollettini usano termini tecnici e la conoscenza di poche decine di vocaboli in genere è sufficiente a capire che tempo farà. Se occorre poi si può utilizzare l’espediente di registrarli e riascoltarli con calma per decifrare quanto detto.
Più difficile invece imparare in altre lingue la nomenclatura marinaresca o l’esatta traduzione delle varie componenti di una barca a vela, termini che anche nella propria lingua si impiega molto tempo ad assimilare e non sempre nel modo più corretto. In ogni caso con un piccolo sforzo e un po’ di pazienza si potranno chiedere ai negozi nautici locali un parabordo, l’olio per il fuoribordo, una manichetta per l’acqua, etc. Pratico ed efficace, ma nulla rispetto al piacere di salutare o ringraziare o ancora conversare o fare una battuta nella lingua locale che prova il diportista poliglotta…