Condurre al massimo delle prestazioni un mezzo complesso come un’imbarcazione a vela impone la presenza di un certo numero di membri dell’equipaggio, ciascuno con un ruolo specifico e mansioni precise, capaci di lavorare in perfetta sincronia per raggiungere un obiettivo comune: battere gli avversari.
La vela è uno sport di squadra. A parte le derive da singolo o le regate in solitario, la vela sportiva è una disciplina che esalta il gruppo. L’attribuzione dei ruoli serve a razionalizzare le varie manovre e a mettere a punto quelle procedure che garantiscono di agire bene e in fretta durante la regata. Ogni membro non solo deve essere competente per il ruolo assegnato ma anche assumersene la totale responsabilità.
Questo è anche il senso della gerarchia di bordo che non è una mera manifestazione di autorità ma una consapevolezza della propria funzione rispetto agli obiettivi. Vediamo allora quali sono queste mansioni, i rispettivi ruoli di bordo, le responsabilità e come si forma un equipaggio da regata.
Numero dei membri dell’equipaggio
Il numero delle persone imbarcate aumenta in base alle dimensioni della barca. Un equipaggio di un’imbarcazione di 6-7 metri, per esempio un J24 o un Melges 24, conta non più di 4-5 membri. Tale numero sale a 7-8 su barche di 9-10 metri, come l’Asso 99 o l’X-35. Su monotipi ancora più lunghi, tra gli 11 e i 13 metri, come il First 40.7, l’X-41 o lo Swan 45, gli spazi in coperta, la disposizione delle attrezzature e il peso stesso dello scafo richiedono un team di almeno 9-10 persone.
Aumentando il numero delle persone imbarcate, i ruoli e le responsabilità vengono ulteriormente suddivisi. Su piccole barche, infatti, alcuni ruoli si sommano nella stessa persona, per esempio il timoniere è anche il tattico, oppure il drizzista si occupa anche dell’albero, mentre su imbarcazioni più grandi ciascuno è responsabile soltanto delle mansioni attinenti al proprio ruolo.
Allenarsi insieme è segreto di un team affiatato
Competenze, esperienza e preparazione atletica, sono elementi decisivi ai fini dell’assegnazione dei vari ruoli: la strategia di regata non può che essere affidata a un velista esperto, così come la randa o il genoa devono essere gestite da chi possiede una sensibilità sopraffina nella regolazione delle vele o ancora a presiedere la zona di prua ci deve essere qualcuno agile e resistente alla fatica. Da non sottovalutare poi i vari regolamenti di classe che per alcuni monotipo impongono rigorosi limiti di peso, numero ed esperienza professionale dei membri.
Negli ultimi anni nella composizione di un equipaggio agonistico tende a essere influente anche il budget a disposizione del progetto: non è raro per esempio nei vari campionati invernali vedere barche sponsorizzate o armatori che ingaggiano velisti semiprofessionisti pur di assicurarsi visibilità e successi.
Infine anche il grado di affinità può essere uno stimolo in più alla composizione di un buon equipaggio. Regatare con un gruppo di amici è sicuramente piacevole e appagante. Quello che davvero conta in un team velico tuttavia è l’affiatamento tra i vari membri a prescindere dall’amicizia o dalla simpatia reciproca. Questa specie di alchimia si costruisce con il tempo e soprattutto grazie all’allenamento, l’unico ingrediente davvero indispensabile per formare un equipaggio abile e veloce.
Il “cervello” della barca: timoniere, tattico e navigatore
Il timoniere è l’unico che conduce la barca, che comanda la regolazione delle vele e che chiama le manovre. A volte può essere lo skipper o l’armatore della barca e in caso di equipaggi ridotti svolge anche le funzioni di tattico o di navigatore. Su barche condotte da 6-7 membri sarebbe bene tuttavia che costui fosse libero dall’incombenza di decidere le strategie di regata, controllare gli avversari o leggere gli strumenti di navigazione per concentrarsi unicamente sulle prestazioni. La sua qualità maggiore è di “sentire” la barca e trasformare queste sensazioni in regolazioni e direttive da dare all’equipaggio. Naturalmente contano anche il carisma, il sangue freddo e un forte spirito agonistico soprattutto nella fase di marcatura degli avversari, nei duelli di virate e nei tentativi di recupero.
Il tattico ha il compito di elaborare una strategia di regata raccogliendo quante più informazioni possibili riguardo alla meteorologia, alle prestazioni della barca e al comportamento degli avversari. È colui che ha maggiore libertà d’azione a bordo: si muove per tutta la coperta e volte, con vento leggero, si arrampica sull’albero per scrutare l’orizzonte in cerca di raffiche. In base alle sue valutazioni viene decisa la traiettoria e il lato da seguire sul campo di regata ed è lui ad avere l’ultima parola su tutte le virate e le strambate. Nei momenti di necessità aiuta l’equipaggio alle manovre, operando al trasto della randa o occupandosi del paterazzo. Un tattico bravo può fare la differenza tra equipaggi con le stesse potenzialità, non a caso è un ruolo molto prestigioso, ricercato e svolto da velisti di provata esperienza.
Quella del navigatore è una figura relativamente nuova che deriva dalla grande diffusione dell’elettronica installata a bordo. Sulle barche attuali ricche di strumenti di navigazione diventa importante la presenza di un uomo capace di gestire e interpretare le informazioni elaborate dal computer di bordo, dal gps e dai vari ripetitori in pozzetto. Non è un caso che nelle regate moderne quando l’equipaggio inizia a essere di 10-12 persone e il livello della competizione è elevato, difficilmente si incontrano team senza il navigatore. Il navigatore fornisce al tattico, al timoniere e a chi regola le vele, tutte le informazioni riguardanti rotta, la posizione della barca rispetto al campo di regata, la velocità della barca, le polari, la forza e la direzione del vento.
Il pozzetto: drizzista, tailer e randista
Il drizzista si interpone tra il prodiere e i regolatori delle vele. Il suo posto di manovra è a poppavia dell’albero, spesso all’ingresso del tambucio, nel punto in cui sono concentrate le uscite delle drizze. Si occupa di manovrare tramite gli appositi verricelli tutte le drizze di bordo e quindi di issare e ammainare le vele con la giusta tempistica. Bisogna essere veloci e molto coordinati nei movimenti e inoltre è necessaria una buona dose di equilibrio per lavorare in questa posizione molto “ballerina”. Drizzista e uomo all’albero su barche di 9-10 metri di solito sono ricoperti dallo stesso membro.
I tailer, come vengono chiamati dagli anglosassoni i regolatori di vele, sono due, uno per lato dell’imbarcazione. Verificano la messa a punto delle vele di prua e hanno una grande influenza sulle prestazioni della barca. Lavorano in pozzetto e si posizionano accanto ai rispettivi verricelli, tramite i quali comandano le scotte del genoa o dello spinnaker. La caratteristica dei tailer è quelli di essere speculari e di lavorare in perfetta sincronia. Spesso gli equipaggi optano per un lavoro appunto simmetrico (uno a dritta e uno a sinistra). Altri invece optano per uno sdoppiamento delle funzioni: uno dei due si occupa di regolare le scotte del fiocco, dei relativi carrelli e dello spinnaker, mentre l’altro tiene in chiaro le cime e si posiziona in coperta laddove è necessario “fare peso”. Quest’ultima opzione permette di avere una regolazione delle vele più precisa e versatile, utile in caso di mare formato per esempio o di buchi di vento, anche se sollecita maggiormente colui che regola da solo le vele.
La randa è uno dei motori principali di un’imbarcazione e di conseguenza il ruolo del randista è piuttosto delicato e necessita di un grande un feeling con la barca. La sua posizione è nel pozzetto con la scotta della vela sempre in mano pronta a effettuare ogni minima regolazione. L’addetto alla randa supervisiona anche la tensione del caricabasso, del paterazzo e delle sartie volanti. Si occupa anche del carrello della randa e inoltre da indicazioni ai regolatori delle scotte e al drizzista per aumentare o diminuire la potenza delle vele. Le sua capacità sono fondamentali per permettere al timoniere di effettuare in velocità manovre e repentini cambi di direzione, soprattutto nelle fasi di circling del pre-partenza o negli incroci ravvicinati con l’avversario. Indubbiamente uno dei ruoli più faticosi di bordo.
La prua: prodiere, aiuto prodiere e mast man
Il prodiere è il responsabile della prua della barca, un ruolo molto dinamico, ambito e in genere riservato a velisti esperti. È il responsabile di tutti i cambi di vele di prua: è il prodiere, infatti, che collega le scotte e le drizze delle vele di prua durante ogni cambio, compreso lo spinnaker e il tangone. Inoltre gioca un ruolo determinante nella fase della pre-partenza o durante i passaggi in boa, dal momento che deve “chiamare le lunghezze”, ossia stabilire la distanza dalla linea di partenza, o avvisare se la prua della barca abbia ingaggiato la poppa dell’avversario. Occupando la parte della barca con la migliore visuale, può anche contribuire alla lettura del campo di regata avvisando il pozzetto delle raffiche o delle onde e dando modo agli altri di anticipare le regolazioni necessarie. Su barche dai 12 metri in su il prodiere può essere affiancato dall’aiuto prodiere con il quale condivide tutto il lavoro relativo alla zona a pruavia dell’albero: cambi di vele, issate e ammainate, manovre in fase di partenza e ai giri di boa, etc.
Uno dei ruoli fisici per eccellenza, l’uomo all’albero, altresì detto mast man, lavora in stretto contatto con il prodiere: prende le vele dal tambucio e le predispone a prua in modo che il prodiere le possa incocciare, nel frattempo fissa le scotte controllando che passino correttamente per potere virare in qualsiasi momento. Nelle andature di poppa si occupa con il prodiere delle manovre con lo spinnaker. In caso di problemi può essere chiamato naturalmente a salire in testa d’albero. Chi è addetto a questo ruolo rappresenta un ottimo anello di giunzione tra il lavoro di strategia effettuato a poppa e i manovratori di prua, è lui che smista infatti con prontezza e precisione le decisioni e i comandi del tattico e del timoniere.