Barche usate: quella insostenibile voglia di Anni 80

Per alcuni diportisti le barche costruite negli Anni 80 hanno un fascino intramontabile, ma non è questione solo di linee estetiche e di look. Ne apprezzano la costruzione solida, le qualità marine e la filosofia ancora votata alla navigazione pura. Ecco le più ricercate.

Ancora oggi chi si avvicina alla nautica e vuole acquistare una barca a vela si di trova di fronte al vecchio dilemma: prendere una barca nuova oppure una usata. E non è solo una questione di soldi, di risparmio di economizzare sul prezzo di acquisto. In ballo entrano il gusto estetico, le qualità marine, il tipo di costruzione e il concept progettuale che evidentemente negli ultimi anni è molto cambiato. Alcuni diportisti tuttavia hanno una smaccata propensione per le barche vintage, magari costruite quando loro stessi erano bambini o poco più che adolescenti.

Può essere un fatto affettivo per esempio perché magari uno di quei modelli apparteneva ai genitori che gli hanno trasmesso la passione per la vela. Oppure ne apprezzano semplicemente le linee classiche. Al di là di barche troppo datate e costose da mantenere, nonché da restaurare, la scelta per questa categoria di velisti diciamo vintage ricade sui modelli costruiti negli Anni 80.

Barche non ancora avveniristiche, ma con un’anima

Le barche a vela costruite in questo particolare decennio sono nate in realtà in un periodo di transizione tra la fine della nautica classica e l’inizio di quella tecnologica. Erano gli anni in cui il diportista medio diffidava ancora dell’avvolgifiocco, ma già vedeva comparire con benevolenza i primi dispositivi Gps, modelli militari pesanti e voluminosi adattati al diporto nautico. Anche negli ambienti sottocoperta i cabinati di quegli anni presentavano ancora una profusione di allestimenti in legno, ma già cominciavano a vedersi le prime applicazioni dei moderni laminati. Quanto alle appendici dello scafo c’era di tutto: dalle chiglie lunghe e semi lunghe ai bulbi sottili, dagli slanci di prua e poppa ai bagli massimi arretrati per andare incontro alle esigenze del nascente charter che chiedeva cabine ampie con letti a due piazze e scafi ad alte prestazioni soprattutto con venti portanti.

Negli Anni 80 la maggior parte dei cantieri erano ancora allestiti in piccoli capannoni dove si lavorava con metodi artigianali e le barche venivano costruite con tecniche strutturali: le barche di serie erano costruite in vetroresina piena, stratificando a mano resina vinilestere e tessuto di vetro, il controstampo era ancora poco utilizzato, le paratie venivano tutte resinate agli scafi, madieri e longheroni erano parte integrante della stratificazione. Nulla a che vedere con la costruzione a controllo numerico di oggi che prevede la quantità di resina appena sufficiente per contenere i costi.

Sui 10 metri ecco le più ricercate ancora oggi

Insomma se oggi sul mercato dell’usato si trovasse una barca di quegli anni ben tenuta potrebbe dare ancora parecchie soddisfazioni ancora per molto tempo. Vediamo allora per chi fosse interessato a queste vecchie signore del mare, alcuni dei progetti degli Anni 80 più riusciti nella categoria che allora andava per la maggiore: quella dei 10 metri.

Dehler 34

Il Dehler 34 è stata una delle barche più apprezzate dell’omonimo cantiere di Meschede-Freienohl. È nata come evoluzione del Db2 Positron che nel 1984 vinse la One Ton Cup di Kiel, un prototipo rielaborato da Van de Stadt che nel 1985 ne ricava una barca da crociera con spiccate attitudini sportive. Costruito in vetroresina le scafo presenta linee d’acqua equilibrate, un dislocamento medio con un ottimo rapporto lunghezza peso-zavorra (al 44 per cento) che gli conferisce una buona stabilità anche con mare formato. In coperta si distingue il pozzetto profondo e squadrato che non era tra i più grandi della categoria ma capace comunque di ospitare comodamente un equipaggio di 6 persone. Apprezzabili anche i larghi passavanti e l’attrezzatura ben dimensionata con tutti i rinvii di manovra in pozzetto.

Gli ambienti sottocoperta hanno un profilo tradizionale e offrono un ampio quadrato, la cucina a “L”, due cabine e il bagno sulla sinistra. Meno comune invece la disposizione del tavolo da carteggio orientato verso la murata. La versione successiva chiamata Nova aveva gli interni verniciati di bianco. Dati tecnici: lunghezza 10,60 m, larghezza 3,40 m, pescaggio 1,45-1,70 m, peso 3,80 t, velatura 43,30 mq.

X-342

L’X-342, derivato da un prototipo 3/4 tonner (la famosa stazza Ior) disegnato dal celebre architetto danese Niels Jeppesen, ha lanciato nel 1989 il concetto della barca vincente in regata ma dagli interni confortevoli, in grado quindi di accontentare anche gli amanti della crociera. Oggi i cruiser-racer vanno per la maggiore, ma all’epoca quella della crociera sportiva era una filosofia del tutto inedita, sulla quale il cantiere nordico, bisogna ammettere, è stato il primo a investire. Ad annunciare l’attitudine alla regata dell’X-342 ci sono il dislocamento contenuto, le linee slanciate della carena, l’armo in testa d’albero (c’era anche la versione a 7/8) con generoso piano velico e infine la coperta “pulita” ma con manovre ricche di regolazioni.

Allestimenti moderni erano previsti anche per gli spazi sottocoperta che si presentavano divisi in cabina doppia a poppa, locale wc, cucina, carteggio, ampio quadrato con sedute abbattibili e un’altra cabina doppia a prua. Dati tecnici: lunghezza 10,22 m, larghezza 3,28 m, pescaggio 1,85 m, peso 4,20 t, velatura 66 mq.

Grand Soleil 343

Il Grand Soleil 343 è stata una tra le barche da crociera veloce più apprezzate del Cantiere del Pardo. Un progetto del 1989 firmato da Alain Jezequel e sviluppato pensando alla crociera famigliare, a partire da una carena non esasperata da formule di stazza, con un dislocamento medio e un buon baglio massimo che ha saputo dare ottimi risultati anche in regata non solo in epoca Ior, ma anche in seguito con la stazza Ims. È ben costruita (la vetroresina è stratificata a mano), solida e con attrezzatura e componentistica di qualità. Semplice da governare, ha un piano velico non impegnativo e le manovre sono tutte riportate in pozzetto: quest’ultimo è particolarmente indovinato e si presenta comodo, funzionale, con un semplice ma funzionale timone a barra.

Anche sotto coperta la costruzione è curata e rifinita, con alcune zone controstampate e interamente rivestita in legno. Ospitale il quadrato a divani contrapposti, utile l’armadio porta cerate, spazioso l’angolo cucina, ci sono due cabine doppie. Dati tecnici: lunghezza 10,40 m, larghezza 3,42 m, pescaggio 1,80 m, peso 4,6 t, velatura 64,10 mq.

Oceanis 350

Prodotto in oltre 700 esemplari dal 1986 al 1995, l’Oceanis 350 è stato il primo modello della fortunata serie lanciata da Bénéteau, quella degli Oceanis, dedicata alla crociera pura. Affidabilità, comfort e manovrabilità, sono state dunque le linee guida per questo progetto firmato da Philippe Briand. A partire dallo scafo dalle linee ancora attuali con slanci moderati e baglio massimo arretrato per garantire stabilità ed equilibrio a tutte le andature.

Il piano velico, con armo a 7/8, è contenuto e gestibile anche in equipaggio ridotto e in coperta tante le soluzioni volte a migliorare la vivibilità: il timone a ruota con scassi avvolgenti, il pozzetto con tavolo abbattibile e sedute rivestite in teak, lo specchio di poppa attrezzato (spiaggetta, doccia e paraspigoli in gomma), l’avvolgifiocco di serie, i passacavi a rullo per evitare l’usura delle cime d’ormeggio. Stessa attenzione per gli interni, disponibili a due o tre cabine. Dati tecnici: lunghezza 10,30 m, larghezza 3,43 m, pescaggio 1,25-1,56 m, peso 4,90 t, velatura 52,40 mq.

Bavaria 340

Uscito nel 1987, il Bavaria 340 è stato uno dei maggiori successi del cantiere tedesco grazie alle sue doti di affidabilità, maneggevolezza, abitabilità e prezzi concorrenziali che ancora oggi sono i punti di forza dei modelli Bavaria, tra i preferiti dagli equipaggi familiari. Lo scafo è in vetroresina a doppia stratificazione con rinforzi in kevlar nella parte prodiera, dal dritto di prua al bulbo. Semplice nella conduzione, è dotato di armo frazionato e sotto vela risulta abbastanza agile, ben bilanciato e docile al timone. Sulla vivibilità e il comfort della coperta si è concentrato il progettista, Axel Mohnhaupt: rivestimento in teak, pozzetto capiente, comodi passavanti, tuga bassa e spiaggetta sullo specchio di poppa.

Due le versioni previste per gli interni, di stile classico: l’armatoriale Lagoon, con due cabine doppie, e la Caraïbe, con tre cabine doppie. Dati tecnici: lunghezza 10,75 m, larghezza 3,45 m, pescaggio 1,40-1,70 m, peso 4,30 t, velatura 59 mq.

Elan 33

Alla fine degli Anni 80 il cantiere sloveno Elan riuscì a imporsi come alternativa ai più noti costruttori europei grazie a imbarcazioni ben riuscite ed economiche. Tra queste l’Elan 33 merita il posto d’onore. Realizzata in oltre 500 esemplari, lanciò definitivamente anche l’abile progettista Japec Jakopin che riprese le sue linee di carena dall’Elan 31 campione del mondo di categoria nel 1985. Costruita in vetroresina, di dislocamento leggero e scarsa superficie bagnata è una barca veloce, sensibile al timone e anche alla distribuzione dei pesi. Le linee sono gradevoli, slanciate, riuscita sopratutto la tuga che nasconde bene la generosa altezza. Disponibile con armo frazionato o in testa d’albero.

Gli interni sono ampi, razionali, lineari, senza tanti stipetti e ripiani, ma ben rifiniti; due le cabine. L’Elan 33 era fornito in tre versioni: kit semi finito, completo di attrezzature, pronto alla boa. Dati tecnici: lunghezza 10,35 m, larghezza 3,30 m, pescaggio 1,80 m, peso 3,4 t, velatura 54 mq.

David Ingiosi

Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come redattore e reporter per testate nazionali e internazionali dove si è occupato di tutte le classi veliche, dalle piccole derive ai trimarani oceanici

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