Le barche da diporto hanno una naturale vocazione “green” e sono tra i mezzi più ecologici. Eppure sono ormai accessoriate con strumenti e impianti che possono provocare onde elettromagnetiche, imbarcano componenti non privi di sostanze tossiche, per non parlare dei materiali con cui sono costruite e rifinite, vetroresina, stucchi epossidici, vernici e impregnanti che sprigionano gas molto dannosi per l’organismo. Un giro d’orizzonte sui pericoli maggiori a cui si espone chi passa lunghi periodi a bordo.
Le barche a vela sono mezzi a basso impatto ambientale visto che a bordo si fa un uso del motore limitato, si hanno consumi elettrici contenuti ed è piuttosto scarsa la produzione di sostanze nocive. Ma oggi un cabinato a vela è davvero un mezzo a basso inquinamento, un’isola ecologica in mezzo al mare? Negli ultimi anni tuttavia anche i cabinati da diporto hanno visto salire a bordo moltissimi strumenti elettronici, impianti, potenti generatori e accessori piuttosto invasivi a livello di onde elettromagnetiche. Un’antenna radar per esempio può essere nociva per l’equipaggio? E il Vhf o il compressore del frigo che ronza tutta la notte? Dormire accanto all’impianto elettrico può avere ripercussioni sull’organismo? E le batterie non sono forse un concentrato di sostanze tossiche?
Oltre ai dispositivi tecnologici, non dimentichiamo che a bordo si stivano anche notevoli quantità di carburante, gas per la cucina, e infine la stessa barca è realizzata con sostanze a elevata tossicità, come per esempio la vetroresina, ma anche vernici poliuretaniche, impregnanti per il legno, antivegetative, stucchi epossidici, etc. Insomma è possibile che coloro che passano molto tempo in barca vivano davvero un ambiente salubre e a contatto con la natura oppure c’è il rischio di esporsi a sostanze inquinanti o tossiche?
Batterie di bordo, occhio ai gas esplosivi
Un accessorio tra i più inquinanti a bordo è sicuramente il gruppo delle batterie, in particolare quelle tradizionali formate da elementi metallici composti di leghe di piombo circondati da una soluzione di acido solforico, sostanza altamente corrosiva e pericolosa che a contatto con la pelle provoca ustioni. Sia durante il normale funzionamento che nei cicli di ricarica le batterie producono inoltre una miscela di idrogeno e ossigeno che può essere estremamente pericolosa e dare luogo ad esplosioni. Questi rischi sono del tutto ridotti nelle batterie senza manutenzione e ancora di più in quelle al gel dove gli elementi metallici sono annegati in speciali sostanze semisolidi. In generale è sempre bene stivare le batterie in locali non particolarmente angusti e soggetti ad aerazione, ma soprattutto lontani dal vano motore che può provocare scintille o dal circuito elettrico.
Impianto elettrico: il rischio è il sovraccarico
Anche l’impianto elettrico di bordo se assemblato in maniera scorretta o sottodimensionata rispetto alle effettive esigenze dell’imbarcazione può dare luogo a rischi per l’equipaggio. Ancora più pericoloso è quando durante le soste in porto ci si allaccia a una presa di alimentazione (220 V) in corrente alternata. Questa operazione infatti viene spesso effettuata dai diportisti non per ricaricare le batterie, ma per alimentare direttamente circuito e strumentazioni con rischi di tensione da contatto e sovraccarico dei cavi. Per quanto riguarda invece l’esposizione ai campi magnetici dell’equipaggio, c’è da dire che in genere gli impianti elettrici presenti a bordo dei cabinati sono a corrente continua che viaggia a bassa tensione (12-24 V), quindi non particolarmente dannosa. In ogni caso è possibile imbarcare speciali schermature metalliche o in filati isolanti per rivestire i luoghi più esposti come le cabine.
Onde elettromagnetiche: radar, Gps e Vhf
Il dubbio sull’esposizione alle onde elettromagnetiche potrebbe intervenire anche nel caso dell’antenna radar o del Gps o ancora del Vhf. In realtà alcuni studi scientifici in materia che hanno preso in esame l’incidenza di malattie su personale tecnico militare esposto per lunghi periodi alle antenne radar non hanno dato segni evidenti di correlazione. In barca inoltre questi dispositivi radar sono piccoli e molto meno potenti di quelli in dotazione alle forze armate e inoltre in genere l’antenna viene collocata sull’albero o sul flying bridge e comunque a una certa distanza dal ponte. Stessa presenza innocua a bordo è quella del Vhf, almeno per gli impianti fissi. La parte trasmittente di questi dispositivi infatti è isolata dal cavo coassiale e la stessa antenna è collocata in testa d’albero. Diverso è il caso dei mezzi portatili che hanno l’antenna incorporata e che esattamente come avviene nei cellulari non sono completamente innocui per l’organismo umano esposto ai relativi campi elettromagnetici. Ancora più sicuro è il Gps che riceve passivamente i dati provenienti dai satelliti e non rappresenta una fonte di radiazioni e campi magnetici.
Vernici, stucchi e vetroresina: maledetto stirolo
Tra le sostanze tossiche che sono presenti in barca c’è sicuramente la vetroresina: non tanto la fibra di vetro che solo in caso di carteggiamento si disperde in microparticelle che possono irritare la pelle e provocare danni alle vie respiratorie, quanto ad alcuni componenti della vetroresina, in particolare gli acceleratori, gli indurenti e i solventi. Tra questi la dimetilanilina, acceleratore della vetroresina che può provocare danni al sistema nervoso e al fegato, oppure il metil isobutil ketone, un solvente che se inalato provoca lesioni ed emorragie ai polmoni o ancora l’acetone, sempre un solvente estremamente infiammabile ed esplosivo. Una delle sostanze più pericolose a bordo è sicuramente lo stirolo, composto chimico utilizzato come diluente nella lavorazione della vetroresina, che è molto volatile, estremamente tossico e nocivo sia per inalazione che per contatto. Lo stirolo produce quel caratteristico odore di vetroresina che si sente quando si entra in una barca chiusa e può provocare mal di testa, nausea, sonnolenza, inappetenza e tosse.
Altre sostanze tossiche sono ampiamente presenti nelle vernici e gli smalti applicati sullo scafo, oppure ancora gli impregnanti per il legno e gli stucchi epossidici i cui vapori esalati durante la loro solidificazione possono provocare danni alle vie respiratorie, irritazioni alla pelle e agli occhi, nausea e quindi vanno maneggiati in luoghi il più possibile aerati e indossando maschera e guanti protettivi.
Entrobordo e monossido di carbonio
Nonostante l’uso ridotto del motore a bordo di una barca a vela anche i gas di scarico derivanti dai processi di combustione di gasolio, benzina e olii del propulsore imbarcato sono dannosi per la salute, in particolare il monossido di carbonio, sostanza aggressiva, inodore e incolore, che quando inalato impedisce una buona ossigenazione del sangue con seri rischi per l’organismo, il sistema cardiovascolare e il sistema nervoso. Sui cabinati da diporto c’è sicuramente una molto contenuta dispersione di queste sostanze cancerogene, a meno che non vi siano difetti o perdite dall’impianto di scarico del propulsore e che quindi si esalino direttamente questi gas.
Insomma nonostante la naturale vocazione ecologica e “pulita”, anche le barche da diporto non sono completamente immuni dalla presenza di sostanze nocive per l’equipaggio così come di impianti e dispositivi che meritano accortezza nell’uso quotidiano e buon senso.