Formule, tabelle e misure: tutti i calcoli del diportista

Valutare il giusto calumo dell’ancoraggio, stimare i consumi elettrici di bordo, calcolare la portata del Vhf o l’autonomia del carburante espressa in miglia sono tutte operazioni matematiche che il diportista deve saper padroneggiare durante la normale vita a bordo per eseguire una pianificazione della crociera o svolgere i lavori di manutenzione. Ecco le principali regole di calcolo utili a chi va per mare.

Durante la normale vita di bordo e ancora di più quando deve eseguire i piccoli lavori di manutenzione della barca e i suoi impianti il diportista deve confrontarsi con formule, calcoli e unità di misura non proprio semplici da ricordare e che dovrebbero essere tenute a portata di mano. Per esempio come si stima il consumo elettrico di un’utenza? Quanto deve essere lunga la drizza della randa? Come si calcola la portata del Vhf? Quanti metri deve essere lunga la linea d’ancoraggio? Miglia, nodi, pollici, newton, chilowatt, in mezzo a tante unità di misura diversa è facile perdere l’orientamento. Vediamo allora di ricapitolare le principali regole di calcolo utili a chi va per mare.

Scotte e drizze

Scotte & drizze della giusta lunghezza

Come si calcola la giusta lunghezza di scotte e drizze? Per la scotta della randa occorre misurare la distanza tra il punto di scotta del carrello al centro del trasto e l’attacco del boma completamente allascato del bozzello e moltiplicarla per il numero di vie del paranco di scotta. Per quanto riguarda invece la lunghezza della scotta del genoa questa può essere stimata calcolando una volta e mezza e la lunghezza della barca. Per un’imbarcazione di 14 metri per esempio occorreranno minimo 21 metri di scotta. Più lunga deve essere la scotta dello spinnaker che si ottiene moltiplicando la lunghezza della barca per 1,8. Per conoscere infine la giusta lunghezza delle drizze di randa e fiocco basta trasformare in metri la lunghezza della barca espressa in piedi: per una barca di 44 piedi occorre una drizza di 44 metri. La drizza dello spinnaker deve invece essere lunga tre volte l’altezza dell’albero.

Ancoraggio

Linea d’ancoraggio: l’importanza del calumo a misura

Filare un calumo di lunghezza inadeguata può compromettere l’ancoraggio. Le ancore sono infatti studiate per lavorare con la massima tenuta quando hanno un angolo di trazione con il fuso in posizione orizzontale o al massimo con un’angolazione non superiore agli 8 gradi. Se la componente verticale di tiro supera questo angolo l’ancora non affonda in modo corretto e tende ad uscire dal fondale. In caso di meteo favorevole in genere la lunghezza del calumo dovrebbe essere di 4-5 volte la profondità del fondale. In realtà questi valori sono sottostimati. Con un calumo di 4 volte il fondale la tenuta dell’ancora non supera il 55 per cento, valore che passa al 70 per cento con un calumo di 6 volte il fondale e dell’80 per cento con un calumo di 8 volte il fondale. Quindi per fare lavorare l’ancora in maniera efficace il calumo da filare dovrebbe corrispondere almeno a 7-8 volte la profondità del fondale. Per quanto riguarda invece il calcolo del peso lineare della catena questo varia in base al calibro delle sue maglie. Esiste una formula per calcolarlo con sufficiente esattezza prendendo come riferimento 100 metri di catena: P = 2,20 x C (al quadrato) dove P è il peso espresso in chilogrammi, C è il calibro della catena espresso in millimetri e 2,20 un coefficiente fisso. Per ricavare il peso lineare di una catena di 100 metri da 9 millimetri il calcolo sarà 2,20 per 81 (ovvero 9 al quadrato) = 178,2 kg (100 metri di catena). Per cui ogni metro di catena peserà 1,78 kg.

Consumi elettrici

Consumi elettrici: come si calcolano?

Per tenere sotto controllo i consumi medi di corrente di bordo, operazione utile anche a conoscere lo stato di salute del proprio impianto e decidere se eventualmente aggiungere o togliere ulteriori utenze, è possibile ricavare l’assorbimento (ampere) di ogni singola utenza con una semplice formula: watt : volt = ampere I watt di ogni dispositivo sono consultabili sui relativi manuali di istruzione, i volt sono quelli che alimentano l’impianto di bordo (12 o 24 volt). Una volta ricavato l’assorbimento dello strumento, occorre moltiplicarlo per il tempo di funzionamento. Per esempio una radio Vhf da 6 watt alimentata a 12 volt consumerà una corrente di 0,5 ampere (6 : 12). Se resta in funzione per 7 ore al giorno, il suo consumo sarà di 3,5 amperora. Applicando questi calcoli per ogni singola utenza di bordo e sommando il risultato si può avere una stima accettabile del consumo elettrico giornaliero dell’imbarcazione.

Vhf

Radio VHf: stabilirne la portata

Gli apparecchi Vhf lavorano con onde radio corte (156-162 MHz) e hanno una portata poco superiore a quella ottica che varia in base all’altezza dell’antenna trasmittente, dell’antenna ricevente e delle condizioni atmosferiche. Una stima della portata massima espressa in miglia di un collegamento ottenibile con una radio Vhf può essere comunque ricavata con questa semplice formula: D = 2,5 x (Vh1 + Vh2) dove D è la distanza espressa in miglia, 2,5 un coefficiente fisso, H1 l’altezza in metri dell’antenna trasmittente sul livello del mare e H2 l’altezza in metri dell’antenna ricevente sul livello del mare. Per esempio una barca con un’antenna in testa d’albero (13 metri) potrà trasmettere in sicurezza verso una stazione costiera (altezza antenna di 15 metri) fino a una distanza di 18,5 miglia.

Carburante

Carburante: calcolare l’autonomia del serbatoio

Per stimare l’autonomia del carburante occorre conoscere il consumo orario medio del motore in genere riportato sul libretto d’uso del propulsore. Dividendo la quantità di carburante disponibile per il consumo orario si otterrà il numero di ore di navigazione. Moltiplicando queste ore per la velocità di crociera si potrà ottenere l’autonomia in miglia. Per esempio ipotizzando un entrobordo con un consumo medio di 5 litri l’ora, con 80 litri di carburante si avrà un’autonomia di 16 ore (80 : 5) che a una velocità di 6 nodi significano un’autonomia di 96 miglia. Un valore di riferimento naturalmente a cui si devono aggiungere variabili come il mare formato, la carena sporca, etc.

Elica

Passo dell’elica: verificare se è quello giusto

Come si misura la forza propulsiva dell’elica del motore? Per mettere in movimento uno scafo occorre applicargli una forza la cui intensità è pari alla resistenza al moto che lo scafo incontra nell’acqua. A motore acceso è dunque la rotazione delle pale dell’elica e la massa fluida da queste spostata a generare e condizionare tale moto. Fondamentale è il passo dell’elica. Se l’elica ruotasse in un corpo solido percorrerebbe, compiendo un giro, una certa distanza. Tale distanza è appunto il passo dell’elica teorico. Un metodo empirico per determinare se il passo dell’elica è corretto consiste nel verificare in navigazione se con la leva del gas tutta accelerata il motore raggiunge il massimo numero di giri al minuto raccomandato da costruttore. Se eccede questo valore o non riesce a raggiungerlo si può intervenire sul passo dell’elica tenendo presente che ogni variazione del passo di un pollice modifica di circa 150-200 giri al minuto i giri del motore.

Insomma di calcoli il diportista deve farne parecchi durante la navigazione oppure per pianificare una crociera o ancora per eseguire gli ordinari lavori di manutenzione alla barca. L’importante è conoscere le unità di misura giuste e le varie formule di calcolo e il gioco è fatto.

David Ingiosi

Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come redattore e reporter per testate nazionali e internazionali dove si è occupato di tutte le classi veliche, dalle piccole derive ai trimarani oceanici

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