Ancoraggio: quando il fondale non si vede

Quando si naviga lungo rotte sconosciute o in tratti di costa non segnalati può capitare di dover ancorare la barca senza poter vedere il fondale a causa dell’acqua torbida o inquinata. In questi casi occorre procedere a velocità minima e confrontare continuamente i dati registrati dagli strumenti e quelli riportati su portolani e carte nautiche. Essenziale per non cacciarsi in situazioni di rischio è interpretare correttamente queste informazioni, essere cauti ed esplorare il territorio circostante.

Quando si deve ancorare la barca le regole per non infilarsi in situazioni di rischio sono note a tutti: scegliere solo ancoraggi sicuri, descritti in maniera dettagliata e raccomandati nei portolani e nelle carte nautiche. E ancora entrare nelle baie e ridossi sempre in condizioni di buona visibilità e verificare ogni volta che l’ancora abbia preso bene e che non ci siano secche o ostacoli nel raggio del brandeggio. Sono principi di sicurezza classici e facili da seguire in condizioni normali ma che possono essere disattesi quando ci si avventura lungo rotte poco conosciute oppure in luoghi dove le carte sono approssimative e non ci sono segnali.

Può capitare durante una crociera di arrivare nel punto di costa pianificato per ancorare la barca e rendersi conto che il fondale non si vede per nulla e non si capisce cosa si nasconde nell’acqua. Al di là della navigazione notturna tale situazione può accadere anche di giorno, per esempio ma anche di giorno quando si naviga nei pressi di un delta del fiume oppure in zone dove l’acqua è molto inquinata come nei bacini dei porti industriali. La visione dei fondali può essere compromessa anche in luoghi incontaminati dove le acque cristalline vengono intorpidite dal passaggio di branchi di pesci che smuovono il fondo oppure da piante marine o dal corallo.

 Leggere carte nautiche

Mai fidarsi di carte nautiche datate

In tali situazioni la sensazione di disagio da parte di chi deve decidere se ancorare o meno è molto forte perché il rischio di cadere in errore e compromettere la sicurezza di barca ed equipaggio è concreto. Bisogna procedere con calma, buon senso e affidarsi alle indicazioni dell’ecoscandaglio e del plotter, confrontandole con le informazioni riportate sulla carta nautica. Con la barca che procede a velocità minima si eseguono continui riscontri tra quel che segna il profondimetro e ciò che è riportato sulla carta fino a raggiungere un posto adatto per l’ancoraggio. Molto importante è la data della carta utilizzata poiché carte non recenti potrebbero omettere la presenza di ostacoli, relitti e situazioni di rischio che all’epoca non esistevano. Un altro elemento essenziale è che l’ecoscandaglio segnala la profondità del fondale subito sotto lo scafo ma non quella davanti alla prua dove la barca si sta dirigendo, quindi bisogna procedere con cautela e tenersi pronti a dare indietro tutta al motore.

Uomo a prua

I dati dell’ecoscandaglio: come s’interpretano?

Da un’attenta osservazione dell’ecoscandaglio si possono in ogni caso desumere preziosi indizi sulla natura del fondale, la sua conformazione e sulla possibilità di effettuare un ancoraggio sicuro. Se per esempio all’interno di una baia il profondimetro segnala un fondale costante o che diminuisce gradatamente avvicinandosi a terra, è molto probabile che sotto all’acqua ci sia sabbia o fango e quindi sia adatto a un buon ancoraggio. Se viceversa l’ecoscandaglio registra variazioni brusche del fondale per poi riportarsi su valori normali allora è molto probabile che si sia in presenza di banchi di corallo. In queste condizioni l’ancoraggio è sempre possibile, ma per evitare rischi è necessario individuare un tratto di fondale regolare tra un banco e l’altro. Se infine le profondità cambiano in continuazione, cosa che in generale accade piuttosto raramente, significa che il fondale è irregolare, con una conformazione di rocce. Anche in questa situazione l’ancoraggio è sempre possibile poiché il fondo irregolare permette alle marre dell’ancora di prendere facilmente, ma c’è un’alta possibilità che l’ancora o la catena si incattivino al momento di salpare. In questi casi conviene allora ancorarsi con una vecchia ancora da pochi soldi, che in caso di emergenza potrebbe anche essere sacrificata e vale la pena scegliere tra fondali non superiori a 10 metri per avere la possibilità di tuffarsi e liberare manualmente l’incaglio.

Quando il fondale non si vede, una volta ancorata l’imbarcazione può essere utile esplorare le acque intorno all’ancoraggio magari a bordo del tender con un peso legato a una cima alla traina per verificare che non ci siano guglie in agguato a poca distanza dalla superficie dell’acqua.

David Ingiosi

Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come redattore e reporter per testate nazionali e internazionali dove si è occupato di tutte le classi veliche, dalle piccole derive ai trimarani oceanici

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