Alberto Filosi ucciso da barca a motore, libero l’imputato

Nel maggio del 2021 il medico e velista Alberto Filosi morì a seguito di una collisione con un motoscafo condotto in sfregio a ogni norma di sicurezza da Angelo Gino Zambaiti. Eppure il Tribunale di Tempio Pausania ha deciso per la sospensione della pena.

A oltre due anni dall’incidente del giugno 2021 nel Golfo di Cugnana in cui ha perso la vita il velista 69enne Alberto Filosi ed è stata gravemente ferita sua moglie Elena Rizzi, arriva una notizia che lascia piuttosto perplessi e amareggiati. Il Tribunale di Tempio Pausania ha infatti deciso di sospendere la pena e mantenere pulita la fedina penale di Angelo Gino Zambaiti, l’imprenditore bergamasco che causò l’incidente.

Nonostante l’imputato secondo la procura della Repubblica abbia causato la morte di Filosi contravvenendo alle leggi di navigazione, il nuovo giudice ha stabilito la sospensione condizionale della pena. E anche quella della non menzione nella fedina penale.

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Alberto Filosi

Pena sospesa per Angelo Gino Zambaiti

Sono in molti a ricordare il tragico episodio avvenuto il 29 maggio del 2021 nelle acque della Sardegna. Alberto Filosi, medico 69enne di Legnano morì a circa mezzo miglio dal Marina di Portisco, nella Baia di Cugnana (Olbia). Stava navigando con la moglie sul suo Bénéteau di 12 metri “Sea Fever”, prima d’essere catapultato in mare a seguito della collisione con Argo I, un semicabinato tipo Fisherman di 12 metri di proprietà del bergamasco Luigi Zambaiti che si trovava a bordo con altri 3 passeggeri. Filosi venne quindi dilaniato e ucciso dalle eliche del motoscafo, mentre la moglie, anch’essa ferita gravemente, venne portata in stato di choc all’ospedale di Olbia.

Il Tribunale di Tempio Pausania ha evidenziato le colpe di Angelo Gino Zambaiti affermando che il comandante del motoscafo contravveniva a una serie di disposizioni di legge in materia di sicurezza della navigazione contenute nel regolamento internazionale per prevenire gli abbordi in mare. Segnatamente non teneva in debito conto tutti i pericoli della navigazione e i rischi di abbordaggio. Non manteneva un servizio di vedetta visiva perché non era ai comandi. Non manteneva una velocità di sicurezza procedendo a 20 nodi),. Infine non manovrava allo scopo di evitare l’abbordaggio e provocava la morte per shock traumatico acuto di Alberto Filosi e lesioni personali gravi ad Elena Rizzi.

La mia vita stravolta, ma che giustizia è?

Nonostante questo il giudice ha ritenuto che “in considerazione della natura e delle modalità del fatto e della personalità dell’imputato, oltre che dello stato di incensuratezza, possono essere concesse le circostanze attenuanti generiche. Ed al medesimo può essere riconosciuto il beneficio della sospensione condizionale della pena ed anche quella della non menzione nel certificato penale”.

“Questa totale impunità mi ha lasciata profondamente amareggiata e delusa nei confronti della giustizia – ha dichiarato Elena Rizzi, la moglie di Filosi – la mia esistenza è stata completamente stravolta da questo incidente ed ora è come se nulla fosse accaduto”.

David Ingiosi

Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come redattore e reporter per testate nazionali e internazionali dove si è occupato di tutte le classi veliche, dalle piccole derive ai trimarani oceanici

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