Sul mercato dell’usato si trovano tante offerte di barche che hanno fatto parte per qualche anno di flotte di società di charter. In genere non sono ben viste dai potenziali acquirenti per via dell’usura e di alcuni pregiudizi, a volte ingiustificati.
L’acquisto di una barca usata è sempre una fucina di dubbi e incognite. Uno di questi è sicuramente la naturale ritrosia verso quelle imbarcazioni in vendita che hanno fatto parte di flotte di charter. Cabinati cioè che hanno passato un certo numero di stagioni a “lavorare” per conto di società che le noleggiavano. Lo scetticismo nasce innanzitutto dal fatto che questi scafi sono stati utilizzati da persone di passaggio, magari marinai non proprio provetti e poi che sono stati oggetto di usura e ben lontani dalle manutenzioni maniacali e amorevoli tipiche di un armatore privato. Non tutti questi dubbi tuttavia sono giustificati.
Sicuramente le barche da charter durante una stagione possono essere utilizzate molto più spesso rispetto a quelle di armatori privati. In genere questi ultimi utilizzano mediamente la propria barca per circa 30 giorni all’anno, vale a dire circa 4 settimane, mentre quelle adibite al charter, affinché siano redditizie, debbono essere produttive, e quindi lavorare, dalle 15 alle 20 settimane.
Barche sfruttate, ma anche economiche
Da questa statistica approssimativa si può dedurre che il rapporto d’uso tra la barca di un privato e quella di una società di noleggio varia da 1 a 4 o 5 volte: in pratica dopo due anni dal varo, la prima avrà effettivamente due anni, mentre l’altra potrebbe dimostrarne almeno 8 o anche 10.
C’è da dire per contro che a fronte del maggiore utilizzo stagionale le grandi società di charter possono contare su squadre di tecnici e skipper che utilizzano al meglio le proprie barche e ne curano la manutenzione ordinaria, le puliscono e le tengono sempre in perfetta efficienza. Inoltre proprio a ragione della loro usura maggiore le ex barche da charter sul mercato dell’usato possono presentare prezzi indiscutibilmente più vantaggiosi rispetto a quelle dei privati. Quindi al di là dei pregiudizi occorre valutare caso per caso.
I componenti da controllare prima dell’acquisto
Certo è che al momento della visita da parte del potenziale acquirente questi cabinati vanno controllati accuratamente, soprattutto in quelle parti più soggette a usura, per valutare al meglio la convenienza o meno di un loro acquisto. Occorre prima di tutto valutare quali sono i punti più usurati per le imbarcazioni adibite al charter e questo non è un grosso problema. I più semplici da riscontrare sono negli ambienti interni dell’imbarcazione e attengono allo stato di conservazione degli arredi, del mobilio e degli allestimenti. I gradini per scendere in quadrato, per esempio, saranno certamente più usati e immancabilmente la tappezzeria della seduta più prossima alla scala sarà più consumata.
All’esterno invece i primi componenti che testimoniano l’usura della barca sono le drizze e scotte. Le vele di queste barche, al contrario di come potrebbe sembrare, in genere sono perfette, questo perché i charteristi di solito preferiscono utilizzare il motore nei brevi spostamenti per raggiungere una rada o arrivare in tempo in porto per non perdere il posto barca. Questo problema si attenua per quelle imbarcazioni che vengono noleggiate con uno skipper professionista, in quanto è probabile che gli equipaggi siano in questo caso più stimolati ad andare a vela e, sotto la sorveglianza del capo barca, c’è stato un impiego più oculato del propulsore “ausiliario”. In ogni modo sarà proprio il propulsore della barca da acquistare il componente più importante da controllare, compresa la verifica del totale delle ore effettuate.
Fare eseguire sempre una perizia a terra
Dopo avere controllato l’efficienza e lo stato di salute delle eventuali apparecchiature elettroniche e di tutte le manovre di coperta, resta un’ultima definitiva verifica da cui non si può prescindere quando si è in procinto di acquistare qualsiasi imbarcazione: la visita a terra. Le barche infatti si ammirano e si testano in acqua, ma si acquistano solamente dopo averle tirate in secco per esaminare attentamente, magari con l’aiuto di un perito tecnico, l’opera viva dello scafo che, appunto, viene così chiamata sottolineando che la parte attiva di ogni natante.
A questo proposito alaggio e varo sono sempre a carico del compratore quando la vendita andrà a buon fine, mentre resterà a carico del venditore se, sulla barca che è stata posta fuori dall’acqua, si scopriranno eventuali magagne, come osmosi, delaminazioni, riparazioni nascoste, etc. Non è raro infatti che soprattutto le imbarcazioni da charter vadano a scogli…